Mi sono cimentata pure io in questa pratica: il decluttering. Liberarsi del disordine facendo uscire di casa le cose inutili. Ecco perché l'ho fatto cosa ho imparato strada facendo.


Negli ultimi tempi tenere pulita e in ordine la mia casa stava diventando sempre più difficile.

Io non sono mai stata granché come casalinga e diventare più ordinata e organizzata è da tempo tra i miei obiettivi. Per questo mi ero impegnata a dedicarmi alla casa con più costanza del solito. Malgrado questo però succedeva una cosa strana: mi impegnavo di più senza ottenere alcun risultato.

Per un po' non sono riuscita a capirne la ragione. Mi domandavo: come è possibile? dove sto sbagliando? come mai sto dedicando alla casa più tempo di prima ma continua a esserci tutto questo disordine?

Stavo quasi per arrendermi, quando finalmente ho capito dove stava il problema.

C'erano troppe cose.

Nel tempo avevo stipato cose nei cassetti, nei mobili, nei ripiani. Gli spazi di casa si erano saturati e molti oggetti stazionavano in giro semplicemente perché non avevano un loro posto. E per forza che era difficile tenere in ordine.

Il costo del disordine

Non voglio dare per scontato che l'ordine in casa sia un obiettivo importante nella vita. Se uno si trova a proprio agio nel caos non c'è niente di male. L'ordine non è un comandamento e le velleità da casalinga perfetta sono decisamente lontane dai miei ideali.

Resta però il fatto che io nel disordine non mi sento a posto. Quando lo spazio attorno a me è pieno di oggetti buttati in giro senza criterio, mi sento a disagio. È facile che mi prenda l'insoddisfazione, il fastidio, faccio più fatica a concentrarmi e mi sento pure in colpa.

Secondo Psychology Today, il disordine causa stress nelle nostre vite. Ecco come.

  1. Bombarda la nostra mente con un eccesso di stimoli (visivi, olfattivi, tattili), e così i nostri sensi si trovano a processare di continuo stimoli privi di importanza.

  2. Ci distrae portando la nostra attenzione lontano dalle cose su cui è necessario focalizzarsi.

  3. Rende più difficile rilassarsi.

  4. Segnala di continuo alla nostra mente che c'è ancora del lavoro da fare.

  5. Ci rende ansiosi perché non sappiamo mai quanto tempo ci vorrà per arrivare alla fine del mucchio.

  6. Ci fa sentire in colpa e talvolta anche in imbarazzo (per esempio se riceviamo una visita inattesa).

  7. Inibisce la creatività e la produttività perché invade quegli spazi aperti che sono necessari alla maggior parte delle persone per pensare e risolvere i problemi.

  8. Ci fa perdere tempo perché rende più difficile trovare alla svelta le cose che ci servono.

Decluttering

Più oggetti possediamo, più tenerli in ordine è difficile. Possiamo essere bravissimi, organizzati, avere un sacco di mobili e contenitori, ma più sono le cose che ci sono in giro più serve tempo e fatica per mantenere ordine e pulizia.

La domanda cruciale a questo punto è questa: ma queste cose ci servono davvero? Tutta la roba che abbiamo in casa è importante? Gli oggetti che con tanta fatica conserviamo e cerchiamo di tenere in ordine sono utili o in qualche altro modo danno valore alla nostra vita?

Se fai un giro per casa con queste domande in testa potresti accorgerti che molte (o alcune) delle cose che hai in casa non sono utili, e non ne ricavi alcun piacere. Sono oggetti che in un certo momento sono entrati nella tua vita, e poi ci sono rimasti. Sei abituato ad averli e li tieni perché ti sembra giusto farlo, anche se non ti servono più e non hai un vero motivo per tenerli.

E se ce ne liberassimo?

Questa pratica di liberarsi delle cose inutili si chiama decluttering. Significa fare uscire di casa tutto quello che non ha un reale motivo per starci.

Il servizio di piatti doppio o addirittura triplo. La collezione di lattine di birra che ci piaceva tanto fare 25 anni fa. Un vaso brutto che ci hanno regalato e che sta ben nascosto nell'ultimo ripiano in alto dell'armadio. Le carte e i documenti che si sono accumulati nei raccoglitori e che non trovi mai tempo per selezionare. Le decine di buste di carta dei negozi di abbigliamento che conservi da qualche parte perché sono tanto carine ed è un peccato buttarle.

Tutta questa roba fa disordine, occupa spazio, toglie energia.

La maestra del riordino

Il magico potere del riordino, il libro della giapponese Marie Kondo, è stato un caso editoriale negli anni scorsi, con milioni di copie vendute nel mondo.

Marie Kondo di mestiere fa questo: insegna alle persone a liberarsi del superfluo e a tenere in ordine le loro case. Buffo lavoro, no?

Ho comprato il suo libro lo scorso anno, quando se ne parlava davvero ovunque. Ne ho letto una metà e poi l'ho messo via con un po' di fastidio.

L'approccio di Marie Kondo è vagamente ossessivo. Lei stessa racconta di essere sempre stata fissata con l'ordine, al punto che da bambina passava interi pomeriggi a mettere a posto la sua camera senza mai essere soddisfatta del risultato.

Racconta anche che lei, tutti i giorni quando rientra dopo il lavoro, saluta la casa dicendo: ehi, sono tornata, poi svuota la borsa mettendo ogni oggetto al proprio posto.

Ed è qui che è facile ti venga la tentazione di chiudere il suo libro per sempre.

Andando avanti scopri che le sue istruzioni per il riordino sono tanto semplici quanto perentorie.

Conservate solo ciò che vi emoziona, il resto buttatelo via senza ripensamenti.

Nella versione inglese è does it sparks joy?, cioè: emana gioia? Se la risposta è sì, bene, lo tieni. Se è no, via, nel cassonetto, senza pietà.

Non parla di riciclare, rivendere, regalare, dare in beneficenza. Buttare è la parola d'ordine.

Il suo è un metodo radicale e definitivo: l'ordine si fa tutto in una volta, una volta sola e per sempre. Non consiglia di procedere per gradi, ordinando una stanza o un cassetto alla volta. Dice di procedere per categorie: prima tutti i vestiti, poi i libri, le carte, gli oggetti misti e in ultimo i ricordi.

Probabilmente è vero che con questo sistema si ottengono risultati nel minor tempo possibile, ma è davvero applicabile così? Per come la vedo io, se si pensa di dovere affrontare tutto in una volta è facile sentirsi sopraffatti dalla quantità di lavoro da fare, e si finisce con il rimandare il compito a momenti migliori.

Per tutti questi motivi il libro di Marie Kondo non mi era piaciuto molto. Però, quando un anno dopo averlo letto mi sono ritrovata ad affrontare il riordino della mia casa, l'ho ripreso in mano e devo dire che molte cose mi sono tornate utili.

Per esempio il suo sistema di piegare i vestiti, in modo da formare un pacchetto compatto, quadrato o rettangolare, così da riporli nei cassetti in verticale e non uno sull'altro come siamo abituati a fare.

Marie Kondo alle prese con il cassetto della biancheria

Pensavo fosse un sistema complicato e invece si è rivelato veloce e utilissimo: biancheria, maglie e jeans così occupano meno posto (almeno così sembra). Messi in verticale un po' compressi si mantengono in ordine e basta aprire il cassetto per capire a colpo d'occhio cosa c'è.

Mi è stato utile anche capire che non c'è bisogno di metodi organizzativi elaborati. Per tenere in ordine servono solo due operazioni, da applicare a ogni oggetto che possediamo:

  • decidere se tenerlo o buttarlo
  • trovargli una collocazione (nel caso in cui abbiamo deciso di tenerlo)

Una volta che gli oggetti hanno un loro posto fisso risulta molto più semplice (e anche piacevole) mantenere l'ordine. Il problema vero lo creano le cose che vagano in giro per casa, occupando le superfici esterne. Quelle cose che sono in giro proprio perché le usiamo spesso, alle quali però non riusciamo a dare un posto perché tutti i posti sono occupati da altre cose - che non usiamo - ma che abbiamo stipato dentro armadi e cassetti.

Alla fine è tutto qui, è semplice.

Semplice, ma per nulla facile da mettere in pratica, soprattutto se il punto di partenza è una casa parecchio disordinata e abbastanza piena di cose.

Il mio decluttering

All'inizio di agosto mi sono detta: ok, cominciamo, con la precisa sensazione di non sapere che cosa mi stesse veramente aspettando.

Ho deciso di dedicare al decluttering tutti i pomeriggi per la prima settimana: un approccio piuttosto intensivo, ma volevo affrontare la bestia di petto. Poi, nelle settimane successive ho rallentato il ritmo. A volte un'oretta al giorno, a volte anche meno.

Il bilancio a fine mese è questo: la camera da letto, il bagno e l'armadio a muro dell'ingresso sono in ordine. In cucina e in soggiorno/studio ho affrontato alcune parti, ma il lavoro è da finire. L'effetto buffo è che in questo momento ho mezza casa perfettamente in ordine mentre nell'altra metà regna il caos ;)

Dopo questa esperienza ecco le cose più importanti che ho imparato.

  • Fare decluttering è faticoso: è una fatica mentale (e fisica assieme). Devi prendere un sacco di decisioni momento per momento: lo tengo o me ne libero? che ci faccio? butto, regalo, riciclo, rivendo? Un dialogo incessante tra te e le tue cose.

  • Bisogna imparare a concentrarsi su quello che si sta facendo senza farsi prendere dall'ansia del risultato. All'inizio può succedere di sentirsi scoraggiati: vai a mettere mano a cose che erano stipate, magari da anni, e ti sembra di produrre ancora più disordine di prima. In questa fase bisogna andare avanti con fiducia: prima o poi il risultato arriva.

  • Fare decluttering ti mette davanti ai tuoi comportamenti di consumo senza alcuna pietà. È un viaggio che fai negli acquisiti sbagliati, in quelli fatti di impulso. Le cose che hai comprato pensando non a come sei, ma a come vorresti essere. E quelle che hai comprato due o tre volte perché nel disordine non sapevi di averle già. Ti trovi a fare i conti con lo spreco. E questo suscita emozioni non proprio gradevoli.

  • Bisogna lasciare il perfezionismo fuori dalla porta. Mettere in ordine ha il suo fascino, anche estetico. Ma se ti fissi con i dettagli inutili rischi di non finire mai più. Ricorda sempre che è casa tua, non deve somigliare alla foto di una rivista. Cercare di rendere tutto perfetto non è altro che un modo diverso per restare schiavi delle cose. A meno che ordinare e organizzare non siano gli obiettivi principali della tua vita, io non starei a perdere tempo a ordinare le magliette per colore o a cercare di piegarle in modo perfettamente simmetrico.

  • Fare decluttering ti aiuta a fare i conti con il passato. Quante cose hai conservato solo perché sono ricordi? Fotografie, lettere, cartoline, oggetti comprati in viaggio. Ha davvero senso conservare tutte queste cose? Mi sono accorta di essere rimasta legata alla me stessa del passato, e al ricordo di persone che oggi non fanno più parte della mia vita. Ho capito che per me non era più necessario trattenere tutto questo: non sono più la persona che ero allora. Di alcuni di questi oggetti mi sono liberata provando un gran senso di sollievo. Altri sono ancora lì, in attesa di un secondo vaglio. Non a caso Marie Kondo consiglia di affrontare questa categoria di oggetti per ultima: sono davvero i più difficili.

Il decluttering non serve a niente

Questo titolo ce l'ho messo apposta per attirare la tua attenzione su quest'ultimo paragrafo ;)

Impegnarsi in un lavoro come questo non ha molto senso se poi si finisce con il riempire nuovamente lo spazio con oggetti nuovi.

Il senso del decluttering non dovrebbe esaurirsi nell'idea di ordine. Certo il primo obiettivo - almeno per me - è stato quello di dominare il caos e creare un ambiente minimal e ben organizzato. Obiettivo non ancora raggiunto al 100%, ma non manca molto.

Ma il bello secondo me viene dopo. Il modo migliore per onorare il lavoro che si è fatto è quello di cominciare a prestare una attenzione diversa alle cose che compriamo. Cercare di evitare gli sprechi, gli acquisiti fatti di impulso, quelli che servono solo a riempire il fastidio di una giornata no, o di un momento di vuoto.

Da diversi anni ormai si parla di minimalismo: uno stile di vita semplice, nel quale si ricerca l'essenziale. Non vuol dire necessariamente uno stile di vita povero, o frugale. Significa, per ognuno di noi, lasciare andare il superfluo e concentrarci su quello che davvero ci fa felici.

E il primo punto è smettere di dare per scontato che spendere tanti soldi per avere tante belle cose sia veramente ciò che desideriamo. Forse lo è, o forse no. Proviamo a porci la domanda e a rispondere sinceramente.

Noi siamo figli dell'epoca del consumo di massa. La produzione in serie (la catena di montaggio) e la diffusione del benessere hanno reso accessibili a sempre più persone grandi quantità di merci. La qualità della nostra vita è sicuramente migliorata: abbiamo a disposizione un sacco di oggetti che ci rendono la vita comoda. Elettrodomestici che lavorano per noi, mezzi di trasporto confortevoli e veloci, abiti caldi e accoglienti, tecnologie avanzate per comunicare e per fare mille altre cose.

Però bisogna ammettere che poi la situazione ci è sfuggita di mano. Sembra che la tenuta del nostro sistema economico si regga sui consumi, ma non è più chiaro quale sia il confine: possedere cose rende davvero migliori le nostre vite? o stiamo forse lasciando alle cose il potere di possederci?

Le cose ci possiedono nel momento in cui invadono le nostre case e ci costringono a vivere in spazi saturi e ingombri. Ci possiedono quando proviamo l'impulso irresistibile di acquistarle, salvo poi renderci conto dopo poco che non ci interessano davvero. Ci possiedono quando diventano dimostrative: ne abbiamo bisogno per esibire davanti agli altri la nostra ricchezza o il nostro status.

Insomma ci sono un sacco di ottime ragioni per cominciare a mettere in discussione la supremazia delle cose sulle nostre vite.

Per questo io dico che il decluttering, al di là della moda del momento, ha senso solo se poi ci fa diventare più attenti. È un primo passo per introdurre una maggiore consapevolezza del modo con cui spendiamo i nostri soldi e del nostro rapporto con gli oggetti.

Ti lascio con questo video: è il trailer di un documentario realizzato da Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, che con il loro sito The Minimalists sono diventati un punto di riferimento sul tema del minimalismo.

Aspetto i tuoi commenti per sapere come la pensi ;)

A presto!