Marco Aurelio è stato imperatore romano e un filosofo stoico.
Per molti anni, soprattutto nel corso delle campagne di guerra, scrisse una serie di pensieri, poco più che appunti.

Erano pensieri rivolti a se stesso, probabilmente come esercizio di riflessione e di auto-miglioramento, che sono giunti fino a noi raccolti sotto titoli diversi: Colloqui con se stesso, o Pensieri, Meditazioni, Ricordi o semplicemente A se stesso.
Io li ho letti raccolti sotto il titolo di L'arte di conoscere se stessi nell'edizione e-newton classici.

I pensieri di Marco Aurelio sono piuttosto popolari. Lui è considerato un imperatore saggio, e pare che sia stato anche un uomo tormentato: in contrasto con quella logica stoica che si sforzava di seguire ma che non riuscì a calare pienamente e stabilmente nel suo mondo interiore - così scrive Mario Scaffidi Abbate che ha curato l'introduzione e la traduzione del libro.

Ho raccolto qui alcuni di questi pensieri: quelli che mi sono sembrati più attuali (malgrado provengano da un passato tanto lontano) e che richiamano in vario modo argomenti che tratto spesso qui nel blog.

Ho anche fatto un tentativo di raggrupparli in base al tema principale che trattano.

Spero che ti siano di ispirazione ;)

Sulla brevità della vita e sul perché il tempo è il nostro bene più prezioso

Pensa quanto tempo hai sprecato rinviando continuamente la realizzazione di ciò che ti eri proposto di fare e quante volte non hai approfittato delle nuove possibilità che ti concedevano gli dèi. È ora che tu comprenda, finalmente, cosa sia questo universo a cui appartieni, quale sia l'Entità che lo governa e di cui costituisci una emanazione; che hai un limite di tempo prestabilito che se ne andrà in fumo se non lo avrai utilizzato per conquistarti la serenità, che pure tu andrai perduto e senza alcuna possibilità di ritorno.

Non vivere come se avessi ancora migliaia di anni davanti a te: t'incalza, veloce, il destino. Finché vivi, finché ti è possibile, diventa virtuoso.

Trascorri dunque questo breve istante di vita in armonia con la natura e muori serenamente, come l’oliva che una volta matura cade al suolo benedicendo la terra che l’ha prodotta e ringraziando la pianta che l’ha generata.

Sull'instabilità di tutte le cose e sul continuo cambiamento

Rifletti spesso con quale rapidità passino e si dileguino cose, fatti ed esseri viventi. L’esistenza è come un fiume che scorre ininterrottamente, le sue attività subiscono continue trasformazioni, le sue cause migliaia di modificazioni, talché nulla di stabile c’è in essa, nemmeno ciò che ti sta presso. Pensa all'abisso infinito del passato e del futuro, in cui ogni cosa svanisce. Non è da sciocchi, allora, insuperbirsi, affannarsi, lagnarsi, come se ciò che ci affligge dovesse durare in eterno?

Fra i princìpi a cui più dovrai rivolgerti e obbedire tieni presenti questi due: primo, le cose esteriori non toccano l’anima, perché stanno fuori, immobili, inoperose, mentre ciò che ci turba è solo frutto di un’opinione, che si forma dentro di noi; il secondo, tutte le cose che vedi ora tra un istante si muteranno e non saranno più; e quante trasformazioni non hai tu visto di persona? Pensaci, pensaci continuamente. L’universo è mutamento, la vita è opinione.

Ciò che muore non va a finire fuori dell’universo, ma vi rimane trasformandosi nei suoi eterni elementi, che sono anche i tuoi; i quali pure si trasformano, ma senza batter ciglio.

La perdita non è altro che trasformazione. La natura universale se ne compiace, perché tutto ciò che accade va a buon fine secondo il suo volere. Avviene da sempre così e così ancora avverrà, in altre forme, all’infinito.

Sull'importanza di vivere nel presente

Ricorda che quand'anche potessimo vivere tremila anni e dieci volte tanto, nessuno perde altra vita se non quella che sta vivendo, né può vivere altra vita se non quella che va perdendo. Tanto vale, dunque, la vita più lunga quanto quella più breve, perché quello che conta è il presente, e il presente è uguale per tutti

E ricordati che non ci è dato da vivere se non il presente, il resto è vita passata o che deve ancora venire, e quindi incerta e imprevedibile.

Non darti pensiero di quel che potrà risultare nell'insieme la tua intera esistenza, di quante e quali pene hai sofferto e soffrirai ancora, ma per ciascuna prova che ti si presenterà chiedi a te stesso cosa vi sia, in quel caso, di intollerabile e insostenibile, e te ne vergognerai. Ricordati che è sempre e soltanto il presente che in realtà ci preoccupa, mai il passato o il futuro, e però il presente ha confini talmente ristretti che c’è davvero da vergognarsi solo al pensiero di non poter far fronte ad uno spazio di tempo così piccolo e insignificante.

Sugli ostacoli e la fatica del fare nel quotidiano

Gli avvenimenti esterni ti distolgono dai tuoi buoni propositi? Trovati il tempo per imparare ancora qualcosa di utile e smettila di vagare così senza una meta.

Al mattino, quando ti svegli di malavoglia, pensa che ti alzi per svolgere il tuo compito di uomo: non protestare, dunque, perché ti accingi a fare ciò per cui vivi e sei venuto al mondo. O forse credi di essere stato creato per startene al calduccio sotto le coperte?

Non badare se mentre adempi a un tuo dovere soffri il freddo o il caldo, se caschi dal sonno o hai dormito abbastanza, se senti parlar bene o male di te, se stai morendo o facendo qualcosa: anche il morire è un’azione, una delle tante di cui è fatta la vita, e perciò compila nel miglior modo possibile.

Bisogna costruirsi la propria vita azione per azione, e accontentarsi che ogni singolo risultato sia conforme alle proprie possibilità: nessuno può impedirci di raggiungerlo. E se sorgesse qualche ostacolo esterno non sarà mai tale da impedirci di agire con giustizia, moderazione e razionalità.

Il cetriolo è amaro? Buttalo. Ci sono rovi sul sentiero? Evitali. Fermati lì, non chiederti: “ma perché al mondo ci sono anche queste cose?”

Marco Aurelio a cavallo

La statua di Marco Aurelio a cavallo conservata nei musei capitolini

Sulla capacità di osservare, vedere la realtà per come è e saperne apprezzare la bellezza

Chi è dotato di una maggiore sensibilità e ha delle cose una visione più profonda, anche fra i più piccoli dettagli conseguenti ai fenomeni stessi troverà sempre qualcosa di attraente, e nel guardare dal vivo le fauci spalancate delle belve proverà un piacere non minore di quello che si prova osservandole nelle raffigurazioni artistiche che ne fanno i pittori o gli scultori; oppure saprà cogliere non so che bellezza matura anche nel volto di un vecchio o di una vecchia, la seducente grazia dei fanciulli, e tanti altri particolari analoghi noterà, che ad altri sfuggono ma non ad uno che ami la natura e le sue opere.

Di ogni cosa che ti si presenta cerca sempre di dare una definizione chiara e precisa, sì da poterla vedere nella sua intrinseca essenza, isolatamente, nella sua totalità come nelle varie parti di cui è composta, e sì da poter dire il nome dell’oggetto. Chiediti, insomma: «Che cos’è questo oggetto che mi sta davanti e che riflette nella mia mente la propria immagine, provocandomi questa sensazione? Quali sono gli elementi che lo compongono? Quanto durerà, e con quale animo, con quale atteggiamento devo pormi di fronte ad esso, con gentilezza, coraggio, schiettezza, lealtà, semplicità, distacco, e così via?

Non formarti opinioni sulla base di quel che dice o ti chiede il prepotente, ma guarda le cose e i fatti come sono nella loro realtà.

Pensa all'universo come ad un unico essere vivente che racchiude una sola sostanza e una sola anima; rifletti come tutte le sensazioni siano assorbite in una sua unica sensazione, come tutto si compia in virtù di un suo unico impulso, come ogni cosa concorra alla nascita e alla vita di tutte le altre in un intreccio comune di cause e di effetti.

Sul lasciare andare i giudizi e trovare la serenità dentro se stessi

L'uomo in qualunque momento, basta che lo voglia, può ritirarsi in se stesso, poiché non c’è luogo più calmo e tranquillo della propria anima, tanto più per chi ha dentro princìpi tali che gli basta volgersi ad essi per trovare subito la serenità interiore. Concediti dunque spesso questo tipo di ritiro e rinnova continuamente te stesso: bastano brevi ed elementari riflessioni per liberarti da ogni angustia e restituirti alla vita quale essa dev'essere, cioè senza fastidio o avversione di sorta.

Il tuo male non può risiedere nel principio guida di un altro, e neppure in qualche mutamento o alterazione di ciò che ti circonda. Dov'è, allora? In quella parte della tua mente che formula giudizi su cosa sia il male. Ebbene, impedisci ad essa di formulare opinioni e tutto andrà bene. Anche se il corpo, che le è più vicino, fosse lacerato, bruciato, o andasse in cancrena, la parte che formula giudizi intorno a fatti del genere si mantenga serena, poiché ciò che accade indifferentemente sia al buono che al malvagio non è né male né bene.

Oggi ho eliminato tutte le possibili contrarietà, perché non erano fuori, ma dentro, nelle mie opinioni.