Mente calma, cuore aperto di Carolina Traverso

Molti libri sulla mindfulness hanno una caratteristica comune: ti accompagnano in modo lieve e gentile dalla prima all'ultima pagina e poi ti lasciano con la sensazione che ci sia molto di più di quello che ti sembra di avere capito.

Anche questo libro di Carolina Traverso mi ha lasciato la stessa sensazione. È un libro da comodino: da tenere a portata di mano per spizzicarne un po' qua e là anche senza bisogno di seguire un ordine particolare.

Io ho scoperto la mindfulness da qualche anno e da allora, piano piano, ho cercato di integrarla nel mio quotidiano. Ho condiviso quello che ho imparato nel report Mindfulness per tutti (che puoi scaricare liberamente, se non l'hai già fatto).

Non sono una gran meditatrice, anzi. In alcuni periodi trovo difficile sedermi ogni giorno con la sola compagnia dei miei pensieri. Mi sembra di non avere tempo, che ci sia sempre qualcosa di più importante e urgente da fare. Ma so perfettamente che la mancanza di tempo è una scusa e che i motivi che mi allontanano dalla meditazione sono altri.

Però - anche nei periodi in cui non medito - ogni giorno trovo almeno un momento (spesso più di uno) per concentrarmi sul presente e allenare la mia capacità di accettazione. È come avere sempre dietro una piccola riserva di calma e quiete pronta all'uso.

Interrompo certe mattina caotiche in ufficio facendo tre respiri e un mindful chek-in. Quando sento che il tempo sta correndo troppo mi dedico a qualche attività manuale cercando di portare piena attenzione ai miei gesti. Quasi ogni sera concludo le mie giornate con un body scan guidato da un audio. Sempre più spesso, quando mi sento agitata, triste, preoccupata, o arrabbiata, respiro a fondo e ricordo a me stessa di non fare nulla per allontanare queste emozioni: provo ad ascoltarle e lascio che mi attraversino, anche quando fanno male.

Pensavo che questo mio modo di praticare fosse poco utile, sbagliato, disordinato. Pensavo di dovere avere più disciplina o di dovere accedere a chissà quali stati di calma, concentrazione, benessere.

Leggendo Mente calma, cuore aperto mi sono liberata di queste zavorre, e ho capito che va bene così. Forse un giorno riuscirò ad approfondire, sarò capace di sedermi a meditare tutti i giorni, farò un corso completo di MBSR. E andrà bene ugualmente.




Mi è diventato perfettamente chiaro che non c'è un obiettivo da raggiungere, un limite da superare, uno stato a cui aspirare. C'è solo da lavorare attorno all'accettazione del momento presente, per come è, senza bisogno di volerlo cambiare, superare, migliorare.

In questo libro si parla di mindfulness a 360 gradi. Ci sono le definizioni, i benefici e le ricerche scientifiche, gli esercizi pratici di mindfulness (accompagnati dalle guide audio). Carolina Traverso entra nel cuore dell'argomento con una grande semplicità di linguaggio e allo stesso tempo con rigore e precisione.

Mi prendo la libertà di trarre da tutto il libro cinque punti essenziali, consapevole che si tratta di una scelta del tutto soggettiva, legata sicuramente alla mia esperienza personale.

1. Mindfulness come risveglio

Praticando mindfulness cerchiamo per quanto possibile di essere presenti, momento per momento, a ciò che accade dentro e fuori di noi.

Sappiamo che la nostra mente chiacchiera, producendo un commento continuo al flusso degli eventi nel quale siamo immersi. Giudica, valuta, confronta, desidera, rimpiange.

Questa attività della mente è tanto pervasiva che rischiamo di fare coincidere la realtà con il commento. Siamo velocissimi a sovrapporre a quello che accade il nostro giudizio e lo scambiamo sempre più spesso con la realtà.

Con la mindfulness cerchiamo in qualche modo di contrastare questa tendenza e di imparare in primo luogo a vedere le cose per quello che sono. Significa risvegliarsi.

Praticando la mindfulness ci risvegliamo. Più consapevoli degli automatismi della mente, che ci portano a giudicare sempre ciò che accade e a fuggire dal presente, iniziamo finalmente a stare qui e ora.

Finché diamo troppo ascolto al chiacchiericcio interiore e consideriamo realtà tutto quello che pensiamo, restiamo come addormentati. Attraversiamo la vita senza vederla veramente.

2. Mindfulness come accettazione

Molte persone sprecano un sacco di tempo e di energia a cercare di essere diverse da come sono. E a pretendere che anche la realtà sia diversa da quella che è. Con la mindfulness lasciamo andare tutte le pretese nei confronti di noi stessi e della realtà e impariamo ad accettare che tutto sia come è.

Ma perché mai dobbiamo considerare desiderabile questo tipo di accettazione? Non è meglio invece rifiutare le cose che non ci piacciono in modo da poterle cambiare?

Ecco cosa dice Carolina Traverso al riguardo:

Quello che conta davvero non è forzare dei mutamenti, esterni o interni che siano. Cambiare casa, lavoro o città, smettere di fumare, trovare l'amore, diventare più calmi o meno scorbutici sono tutte possibilità degne di essere esplorate. Ma se stiamo costantemente tesi a cercare fuori da noi la fonte della felicità oppure a indirizzare la mente in una direzione o in un'altra - anziché esplorarla e conoscerla coltivando la pazienza, l'apertura e la curiosità necessarie a far sì che le cose si disvelino per quello che sono prima di scegliere come agire - rischiamo di perpetuare le stesse croniche insoddisfazioni e paure che alimentano proprio quei sentimenti dai quali vorremmo fuggire.

Chiunque nella vita si ponga degli obiettivi dovrebbe a maggior ragione imparare a fare pratica di accettazione. Perché diversamente il rischio è quello di farsi ossessionare dagli obiettivi, di diventarne schiavi, di trasformarli da strumento di crescita in una forma di autoaggressione

3. Cosa non è la meditazione

C'è sempre più attenzione attorno al tema meditazione e mindfulness. E questo, per come la vedo io, è positivo.

Il rovescio della medaglia però è che c'è anche parecchia confusione e a volte alla meditazione vengono attribuiti significati diversi da quelli che ha. C'è chi è convinto che la meditazione sia un esercizio per rilassarsi, chi ritiene che meditando si debba smettere di pensare, chi crede che serva a scacciare i pensieri negativi. La meditazione non è nulla di tutto questo, anche se indubbiamente a forza di praticarla potremo sentirci in effetti più rilassati e forse anche più positivi verso la vita.

Possiamo avvicinarci alla meditazione per diversi motivi: per migliorare la concentrazione, per ridurre l'ansia, per dormire meglio, per gestire le emozioni.

Tutti questi obiettivi - dice Carolina Traverso - sono delle possibili porte di ingresso alla pratica. Però se cominciamo a meditare con lo scopo di ottenere i risultati che ci siamo proposti, è facile restare delusi.

Meditare non è la ricerca di un'esperienza speciale, di un momento catartico che ci cambierà per sempre la vita, di un modo per isolarci dal mondo o attutire il volume del nostro disagio, né un progetto di miglioramento personale o un nuovo stile di vita. Meditare significa, semplicemente, concedere alla realtà di essere così come è, e a noi stessi di essere così come siamo, dando il benvenuto a quello che c'è, lasciando andare i pensieri e coltivando l'attenzione.


4. Chi è il vero nemico

Durante la meditazione diventi automaticamente più consapevole dei tuoi pensieri. Sei seduto, non stai facendo nulla se non ascoltare il tuo respiro e ricondurre a questo la tua attenzione ogni volta che ti accorgi di essere distratto da un pensiero. È ovvio che così facendo diventi anche molto più consapevole delle cose a cui stai pensando.

Una volta chiarito che lo scopo della meditazione non è smettere di pensare - non succederà - il passaggio successivo è quello di capire di non giudicare i propri pensieri.

Siamo, come dice Carolina Traverso, splendidamente umani. E proprio per questo abbiamo pensieri di ogni genere: belli e brutti, alti e bassi, piacevoli e spiacevoli. Alcuni forse ci fanno onore, altri... come dire, ci fan venire voglia di andare a nasconderci. Eppure sono solo pensieri: bisognerebbe imparare a non giudicarli.

Perché il vero nemico non è il fatto che stai continuando a pensare anche mentre mediti. E nemmeno il fatto che alcuni dei pensieri non siano come desideri. L'unico vero nemico è l'autoaggressione.

Lo sforzo di manipolare i pensieri, respingerli, o trasformarli in qualcosa di accettabile secondo il nostro punto di vista non è meditazione ma un atto di violenza che infliggiamo a noi stessi, che non ci meritiamo e non è utile perché ci danneggia, guastando indirettamente anche la nostra relazione con gli altri. Le nostre aspettative su chi dobbiamo essere o su quello che deve succedere non sono il punto centrale della pratica. Il nodo focale è incontrare noi stessi.

5. Mindfulness e corpo

Praticare mindfulness significa imparare a fare attenzione al corpo.

Mente e corpo sono strettamente legati tra loro. Nulla di ciò che ci accade ha una dimensione esclusivamente "fisica" o "psichica". È tutto collegato. Per capirlo basta pensare alle emozioni e a come si manifestano nello stesso tempo nel corpo e nella mente.

La mente però ha una facoltà che il corpo non ha: quella di viaggiare nel tempo. Mentre il tuo corpo resta per forza di cose in ogni istante ancorato al presente, la mente ti trascina nel passato - con i ricordi - o nel futuro - con le aspettative o le preoccupazioni. E quando siamo troppo presi nel rincorrere i pensieri avanti e indietro nel tempo, rischiamo di trascurare di prestare attenzione al corpo.

Tutte le pratiche di mindfulness, poiché si basano sul portare l'attenzione al momento presente, inducono ad ascoltare il corpo. Però c'è una pratica precisa - il body-scan - che consiste nel passare i rassegna tutte le parti del corpo per ascoltarne le sensazioni. È una pratica che io personalmente faccio spesso e trovo che sia utilissima per chi, come me, tende facilmente a scollegarsi dal corpo per correre dietro a una mente irrequieta.

È comodo, soprattutto all'inizio, fare il body-scan con la guida di un audio. Tutte le tracce audio degli esercizi consigliati nel libro, compreso il body-scan, si trovano gratuitamente sul sito di Carolina Traverso: semplicemente mindfulness.


Mente calma, cuore aperto è un bel titolo, mi piace proprio.

Con la mente calma e il cuore chiuso, magari ce ne stiamo tranquilli, ma siamo freddi, insensibili. Forse soffriamo meno ma ci precludiamo la capacità di gioire. Con il cuore aperto e la mente agitata rischiamo di essere troppo esposti al turbine delle emozioni e di attraversare la vita come una barchetta in balìa delle correnti. E quindi sì: mente calma e cuore aperto mi sembra il giusto binomio.

E mi piace anche il sottotitolo: un potente kit antistress per fare pace con i tuoi pensieri.

Nella vita a ognuno di noi spetta una dose di sofferenza. Non la possiamo evitare. Quello che però possiamo cercare di evitare è tutta quella sofferenza aggiuntiva - che è tanta - che ci infliggiamo da soli ogni volta che ci sentiamo sbagliati, inadeguati, immeritevoli. Ogni volta cioè che entriamo in conflitto con noi stessi, con quello che sentiamo, con quello che pensiamo.

Fare pace con i nostri pensieri è uno degli auguri più belli che possiamo farci.


Mente calma, cuore aperto di Carolina Traverso, Sperling & Kupfer, 2016.