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Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare di Susan Cain.

Hai mai sentito parlare di Rosa Parks?
Siamo in Alabama. È il 1° dicembre 1955, verso sera. Una donna sulla quarantina, che di mestiere fa la stiratrice in una sartoria, sale sull'autobus per tornare a casa dopo una giornata di lavoro. È stanca e si siede nel settore non riservato ai bianchi. L'autobus prosegue la corsa, e fermata dopo fermata salgono nuove persone. Quando l’autobus è pieno l'autista chiede a Rosa Parks di alzarsi per lasciare il posto a un bianco.
Lei non fa nulla di troppo eclatante, semplicemente risponde "No".

L’autista chiama la polizia, e in seguito Rosa Parks viene processata e condannata per disturbo alla quiete pubblica.
Quella sua garbata opposizione, quel "No" pacato ma deciso, fu la scintilla da cui partì il movimento di protesta per i diritti civili dei neri, guidato da Martin Luther King. Nemmeno un anno dopo, la Corte suprema degli Stati Uniti dichiarò anticostituzionali le leggi sulla segregazione razziale negli autobus dell'Alabama.


Rosa Parks e Martin Luther King

È questa la storia che Susan Cain racconta all'inizio del libro Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare.

Rosa Parks era una donna timida, pacata, riservata, umile. Non esattamente il tipo spavaldo e combattivo dell'eroe senza paura capace di fare una rivoluzione. Era un'introversa, e si comportò come tale anche quel giorno sull'autobus. Eppure divenne il simbolo di una protesta che cambiò per sempre il volto della democrazia americana.

Essere più o meno introversi è una caratteristica della personalità. Esistono persone aperte, solari, molto portate alla socializzazione, ed esistono persone più chiuse, riservate, lente a scaldarsi. Non vi è nulla di sbagliato, di malato, o di patologico in questi diversi modi di essere.
E allora perché Susan Cain ha sentito il bisogno di scrivere un libro di oltre 300 pagine per parlare degli introversi?
Perché nella nostra società - nel mondo occidentale almeno - l'estroversione è considerata un valore e al contrario l'introversione un problema. Le istituzioni più importanti, la scuola e il mondo del lavoro soprattutto, sono organizzate attorno all'ideale dell'estroversione.

Assertività, autopromozione, capacità relazionali, sicurezza di sé, decisionismo, sono considerate ottime qualità. Al contrario, chi è più propenso alla riflessione, chi osserva prima di agire, chi fa molte domande (e ascolta le risposte), chi ha modi sempre gentili e misurati spesso viene poco valorizzato, messo ai margini, talvolta guardato con sospetto.

Ma siamo proprio sicuri che estroverso è sempre meglio di introverso?

Susan Cain intanto ci racconta che non è sempre stato così. L'ideale dell'estroversione negli Stati Uniti si è affermato negli anni '20 del secolo scorso. C'era il boom economico. Molte persone abbandonavano le comunità contadine e andavano in città, a lavorare nelle fabbriche. Nasceva la società dei consumi. Tutte cose che sono successe anche in Italia qualche decennio dopo.
E qual è la figura più importante in una economia che si basa sempre di più sul consumo di massa? Il venditore. Ed ecco che certi aspetti del carattere come la facilità di relazione, la sicurezza, la spavalderia, la parlantina, la simpatia a pelle, diventano qualità essenziali. Sono le migliori per vendere.

Dalla capacità di vendere prodotti a quella di vendere se stessi il passo è breve. Oggi alla Harvard Business School - l'università che sforna top manager e politici di altissimo livello - l'estroversione è praticamente un obbligo. Gli studenti imparano che per essere bravi leader devono dimostrare sicurezza e capacità di prendere decisioni anche in situazioni di incertezza e di mancanza di informazioni. Qualcosa che risulta molto difficile a chi ha una personalità introversa che per natura è incline alla riflessione e all'analisi più che all'azione.

Ma, ci si potrebbe domandare, il problema dove sta? Se la personalità estroversa è quella vincente, quella più adatta alla società in cui viviamo, perché dovremmo preoccuparci tanto degli introversi?

Una prima risposta è che le persone introverse, in un mondo fatto a misura per gli estroversi, ci stanno male. Un introverso, scrive Susan Cain, sa che il pregiudizio contro la pacatezza può indurre una profonda sofferenza psicologica. Tutti gli introversi crescono con il seme dubbio e si domandano: cosa c'è di sbagliato in me?
Non sarebbe quindi affatto male potere vivere in un mondo capace di accettare introversi ed estroversi in ugual misura.

Ma il punto non è solo questo, e qui sta secondo me la grande importanza del libro di Susan Cain. Il punto è che esaltando i tratti della personalità estroversa, e denigrando il loro opposto, abbiamo sacrificato qualcosa di importante.
La riservatezza, la sensibilità, la riflessività, spesso si portano dietro grandi capacità creative. Le opere d'arte, le invenzioni e le idee più brillanti, non sono nate dal lavoro di squadra o durante un brainstorming di gruppo. Sono nate nella solitudine. E gli introversi hanno enormi capacità di lavoro e concentrazione in solitudine.
Susan Cain snocciola dati, aneddoti e pareri autorevoli per dimostrarci come gli introversi in genere sono capaci di ragionamenti più complessi rispetto agli estroversi. Per natura - e ci sono basi biologiche per questo - gli introversi elaborano gli stimoli ambientali in modo più approfondito. Sono quindi più accurati, commettono meno errori, hanno maggiori capacità di andare a fondo a problemi complessi.

Avrebbe quindi senso rivedere questo ideale dell'estroversione e capire che i due tratti fondamentali della personalità - estroversione e introversione - sono entrambi importanti per lo sviluppo e il benessere della società. Capire questo significa costruire un mondo un po' meno orientato all'estroversione. Smettere di esaltare sempre e solo la socievolezza, la velocità, la sicurezza di sé e imparare ad ascoltare di più le persone pacate, riflessive, poco esuberanti.

Non è vero, per esempio, che le persone più loquaci hanno sempre le idee migliori.
Eppure, provate un po' a pensarci, quante volte nel lavoro di gruppo o nelle riunioni, si finisce con l'approvare l'idea della persona che si è proposta con maggiore decisione e insistenza? Quante buone idee ci stiamo perdendo solo perché non abbiamo voglia di ascoltare i timidi, gli impacciati, quelli che non sanno improvvisare un discorso, che non sono bravi a vendere se stessi?
Il mondo ha bisogno di re guerrieri ma anche di sacerdoti consiglieri.

Se sei una persona introversa (e io lo sono) probabilmente ti sarai sentito dire mille volte che devi imparare a essere più assertivo, più sicuro di te, più bravo a coltivare relazioni. Tutto ok, tutto giusto. Uscire un po' dal guscio non può farci male, a noi introversi. A patto però che questo non significhi rinnegare se stessi.
Non sei tu, introverso, a essere sbagliato. Il problema è che vivi in un mondo sbilanciato in favore dell'estroversione. D'altra parte se tu fossi nato cent'anni fa, o anche ai tempi nostri ma in un paese asiatico, il tuo essere quieto, riservato, rispettoso, riflessivo, solitario non sarebbe un problema per nessuno. L'ideale dell'estroversione infatti non è universale. È un prodotto della società occidentale degli ultimi cent'anni.

Quiet non è un libro di self-help, ma chiunque abbia una certa tendenza all'introversione ne può ricavare importanti insegnamenti.

  • Non è colpa tua. L'introversione ha basi biologiche. Sei nato così. Molto probabilmente il tuo sistema nervoso è sovraeccitabile. Per questo hai bisogno di calma, di solitudine e di socializzare a piccole dosi. Per questo prima di prendere una decisione ti serve più tempo e più informazioni. Il mondo tu lo vedi più complesso di come appare a un estroverso.
  • Se diventi consapevole di questo puoi costruirti una vita fatta a misura per te. Scegli un lavoro che assecondi la tua personalità. Scegli come passare il tuo tempo: se preferisci stare in casa il sabato sera fallo, se ti va andare a una festa ma dopo un'ora sei già stanco, torna a casa sereno. Ribellati alla pressione del branco che ti dice cosa è giusto fare.
  • Cerca di capire come uscire dal tuo guscio introverso quando serve ai tuoi scopi. Susan Cain tiene discorsi in pubblico anche se questo la fa sentire molto in ansia. Lo fa perché diffondere le idee sull'introversione è uno dei suoi core personal project. Non ti camuffare da estroverso solo per essere come gli altri e per sembrare un vincente. Ma fai cose da estroverso se servono per raggiungere gli obiettivi più importanti della tua vita. E poi corri a rintanarti per ricaricare le pile.
  • Impara a rispettare i bisogni degli estroversi e fai in modo che loro rispettino i tuoi. Se tuo marito, tua moglie, il tuo migliore amico, il tuo collega di lavoro, è estroverso cerca di capire che il suo bisogno di socialità vale tanto quanto il tuo bisogno di solitudine. E cerca di fare capire a lui (o lei) che vale anche l'esatto contrario: il tuo bisogno di solitudine vale tanto quanto il suo bisogno di socialità.

L'autore

Susan Cain è laureata in legge. Ha lavorato molti anni come avvocato e come consulente di grandi compagnie. Quiet ha avuto un grande successo ed è stato tradotto in 35 lingue. Oggi Susan Cain si dedica a tempo pieno a scrivere e a diffondere le sue idee sulla Quiet Revolution degli introversi.

La citazione

Il segreto della vita è mettersi nella giusta luce. Per qualcuno sarà quella dei riflettori di Broadway, per altri quella di una lampada da tavolo. Usa le tue doti naturali - di perseveranza, concentrazione, intuito e sensibilità - per attività che contano, per attività che hai a cuore. Risolvi problemi, crea opere d'arte, dedicati al pensiero. Cerca di capire qual è il contributo che puoi dare al mondo e adoperati per darlo. Se questo richiede parlare in pubblico, instaurare e gestire una rete di contatti o svolgere altre attività che ti mettono a disagio, falle comunque, sapendo che ti riescono difficili, che con l'opportuno allenamento diventeranno più facili e che devi concederti il giusto premio per i progressi che farai.

Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare, di Susan Cain

Il TED Talk di Susan Cain (con sottotitoli in italiano)

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