Libro La trappola della felicità di Russ Harris

E se tutto quello che hai sempre pensato sulla felicità fosse sbagliato? Se scoprissi che molte delle cose che fai per essere felice in realtà non fanno altro che renderti infelice?

Ma poi tu cosa intendi per felicità? Come la definisci?

Russ Harris comincia il suo libro La trappola della felicità parlando di due diverse idee di felicità.

  1. Felicità è stare bene. Provare piacere, contentezza, gratificazione.
  2. Felicità è vivere una vita ricca, piena, significativa.

La felicità, nel primo di questi due significati, è per forza effimera e fuggevole.
Nel secondo significato invece può essere solida e duratura.

Il punto è che una vita piena comprende per forza anche emozioni spiacevoli come rabbia, ansia, paura, fatica. Possiamo accettarlo, e agire per costruire la nostra felicità del secondo tipo. O possiamo continuare a ricorrere la felicità del primo tipo, scappando da tutte le emozioni spiacevoli... salvo poi trovarci a terra perché è proprio questo continuo tentativo di fuga a intrappolarci.

4 miti sulla felicità: come costruisci la trappola

Secondo Harris siamo vittime di quattro falsi miti sulla felicità. Quattro idee sbagliate che non fanno altro che renderci sempre meno felici

1. La felicità è la condizione naturale di tutti gli esseri umani

Ce ne andiamo in giro convinti che gran parte delle persone che incontriamo siano felici. Tutti felici tranne noi. E guarda caso questa convinzione produce ancora più infelicità.

2. Se non sei felice allora hai qualcosa che non va

Se è vero il primo mito, allora se non sei felice vuol dire che hai un problema, una debolezza, una malattia. L'infelicità viene considerata il prodotto di una mente malfunzionante o difettosa. E credere questo, ovviamente, ci rende ancora più infelici.

3. Per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi

Siamo la società dello star bene sempre e comunque. Spinti a estirpare dal nostro animo ogni traccia di emozione negativa per fare il pieno di "positività". Peccato però che quasi tutti i progetti importanti della vita comportano la loro dose di fatica, sofferenza, delusione. Se credi a questo mito, dice Harris, sei in un grosso guaio perché è quasi impossibile costruirsi una vita migliore se non si è pronti a provare (anche) emozioni spiacevoli.

4. Dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e che provi

Una parte (nemmeno piccola) delle strategie di self-help o di crescita personale si basa sull'idea che sia possibile controllare le emozioni, liberandosi di quelle negative. A volte alcune di queste strategie funzionano. Ma, secondo Harris, solo per poco tempo. Prima o poi i pensieri e le emozioni negative tornano. Perché la nostra capacità di controllo sulla vita interiore è limitata. Non è che non ne abbiamo per niente. Ne abbiamo meno di quello che a volte cercano di farci credere.
La buona notizia è che però su una cosa possiamo esercitare un controllo decisamente maggiore: le azioni.

Sono questi quattro miti a creare la la trappola della felicità. Il tentativo di eliminare le sensazioni spiacevoli ci porta verso strategie di fuga o di lotta che sono fallimentari e non fanno altro che affossarci sempre di più.

Un esempio facile: ti vuoi rimettere in forma fisicamente? Decidi di andare a correre. Ma siccome non sei allenato fai una gran fatica. Dopo un po' per fuggire dalla fatica smetti di allenarti e torni a spiaggiarti sul divano (ci scommetto che questo ti ricorda qualcosa). E così facendo ti senti più infelice di prima, abbattuto e sfiduciato perché hai mancato il tuo obiettivo.

In questa prima parte del libro ci sono una serie di esercizi da fare per a prendere consapevolezza della trappola. Io ho trovato particolarmente utile l'esercizio sui costi dell'evitamento (a pag. 47 dell'edizione italiana). Agire troppo spesso con l'obiettivo di evitare le sensazioni spiacevoli a lungo andare ha un prezzo, e anche molto salato.

Nel seguito del libro Harris descrive la sua strategia per disinnescare la trappola, fondata su due pilastri: accettare e agire.

Come evadere dalla trappola: accettare

All'accettazione è dedicata tutta la seconda parte del libro, con tre concetti chiave: defusione, espansione, connessione.

Defusione vuol dire smettere di identificarti con i pensieri e le emozioni. Quando sei fuso con i tuoi pensieri succede questo:

  • dai molta importanza a quello che pensi
  • credi che quello che pensi sia la realtà
  • credi che alcuni pensieri, quelli negativi e disturbanti, siano una minaccia

Utilizzando le tecniche di defusione presentate nel libro, si può arrivare ad avere un rapporto diverso con i pensieri e considerarli per quello che sono, cioè storie che la nostra mente ci racconta. Non necessariamente veri, né reali, né pericolosi.

La seconda strategia da applicare accanto alla defusione è l'espansione: osservare le emozioni, respirare dentro di esse, far loro spazio e lasciare che siano presenti. Di solito, con le emozioni negative facciamo tutto il contrario, giusto? Eppure, dice Harris, vale la pena provare perché praticando l'espansione si scopre che le sensazioni spiacevoli fluiscono molto più rapidamente invece di trattenersi e disturbarti.

Terzo pilastro per disinnescare la trappola dell'infelicità: la connessione. I pensieri spesso guardano al passato e al futuro. Quanto tempo trascorriamo completamente sconnessi dal presente? Quante volte nell'arco di una giornata la nostra mente è altrove? Restiamo sintonizzati sulle frequenze di "radio mente" e perdiamo l'attimo, il qui ed ora. Le tecniche di connessione ci aiutano a riportare l'attenzione sul presente, vivendolo pienamente. Possiamo imparare a stare connessi quando l'esperienza che stiamo vivendo è piacevole e così possiamo assaporarla al 100%. Ma possiamo fare lo stesso in situazioni meno piacevoli. Hai presente quando devi affrontare un compito che fai poco volentieri? Puoi farlo in due modi: con fastidio e cercando di sfuggire, almeno con la mente. O puoi farlo con consapevolezza e attenzione. Fai una prova la prossima volta che lavi i piatti!

Defusione, espansione e connessione sono abilità di mindfulness. Quella che possiamo allenare con la meditazione e con esercizi di consapevolezza nel quotidiano.

Vivi davvero

Dicevo all'inizio di questa recensione che secondo Harris forse non siamo così in grado di esercitare un controllo su pensieri ed emozioni, ma abbiamo molto più margine per controllare le azioni.

Torniamo all'esempio dell'allenamento. Vai a correre ma ti stanchi, fai fatica, ti senti a disagio. Forse non puoi fare a meno di provare queste sensazioni sgradevoli. Ma sicuramente puoi scegliere: continuare ad allenarti malgrado la fatica, o cedere e tornare alle tue vecchie abitudini.

Oppure: sei introverso e stare in mezzo a molte persone ti stanca e a volte ti infastidisce? Puoi scegliere, di volta di volta, se assecondare la tua natura schiva e solitaria o se sopportare un po' di disagio e partecipare a quelle situazioni che magari ti stancano, ma ti permettono di tenere vive relazioni che rivestono una qualche importanza per te.

Ma cosa ti può spingere a fare una scelta o un'altra?
L'avere capito chi sei, cosa è importante per te nella vita, quali sono i tuoi valori autentici.

L'agire in sintonia con i propri valori - come elemento chiave dello sviluppo personale - non è di certo una novità. E infatti questa parte del libro è forse la meno interessante e originale. Ma è l'unico finale possibile. La strada per costruire una felicità solida (del secondo tipo) passa per forza da qui: compiere azioni efficaci per costruire la vita che vuoi.

La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere di Russ Harris.

L'autore

Russ Harris vive in Australia. È medico e psicoterapeuta (nonché un tipo ansioso, come racconta lui stesso). Si occupa soprattutto di fare formazione sulle tecniche di cui parla in questo libro, che fanno parte di un approccio terapeutico chiamato ACT: Acceptance and Commitment Therapy.

La citazione

Hai mai visto uno di quei vecchi film di cow-boy in cui il cattivo finisce nelle sabbie mobili e quanto più si dimena tanto più velocemente sprofonda? Se mai ti capitasse di cadere nelle sabbie mobili, sappi che agitarsi è quanto di peggio puoi fare. Devi invece sdraiarti, distenderti, e restare immobile a galleggiare sulla superficie. Ciò richiede una grande presenza di spirito perché ogni istinto dentro il tuo corpo ti dice di lottare; ma più lotti, peggio è.

Lo stesso principio vale per le emozioni spiacevoli: più cerchiamo di combatterle, più ci mettiamo nei guai.

Articoli collegati: 5 passi per affrontare i brutti pensieri