Secondo Susan David, psicologa e autrice del libro Agilità emotiva , alla maggior parte di noi risulta difficile accettare tutte le emozioni che proviamo.
Quando le emozioni sono spiacevoli, le etichettiamo come negative, e invece di guardarle per quello che sono per poi lasciarle andare, tendiamo ad adottare due diverse (e opposte) strategie di adattamento, entrambe dannose per il nostro equilibrio emotivo.
La prima strategia è l'imbottigliamento.
Gli imbottigliatori sono, secondo Susan David, quelle persone che davanti a una emozione spiacevole reagiscono cercando di ignorare quello che stanno provando mettendo in atto immediatamente strategie difensive e distraenti.
Gli imbottigliatori tendono a razionalizzare quello che provano.
Non ti piace il tuo lavoro? Invece di indagare su questo sentimento e cercare una soluzione, ti dici: be' almeno un lavoro ce l'ho e cerchi di tirare avanti ignorando quello che provi veramente. Oppure stai vivendo una separazione dolorosa con il tuo partner, e ti impegni con tutto te stesso fin da subito a non starci male uscendo sempre con gli amici, bevendo, cercando di fare nuove conoscenze.
Fanno parte delle strategie di imbottigliamento tutte quelle esortazioni del tipo: cerca di non pensarci, pensa positivo, vai avanti.
Il problema è che in apparenza l'imbottigliamento sembra funzionare perché allontana il dolore, ma quello che succede è che le emozioni soppresse inevitabilmente tendono a tornare a galla e possono farlo in modi imprevedibili.
Ma, in realtà, sono solo sotto la superficie, pronte a riemergere in qualsiasi momento, spesso con un'intensità sorprendente ed eccessiva, favorita proprio dall'azione di contenimento alla quale sono state sottoposte.
Un po' come erigere una diga su un fiume. Finché la diga regge, l'acqua si ferma, ma con il tempo la pressione aumenta e quando la diga non tiene più l'acqua riprenderà il suo corso molto più tumultuosa e incontrollabile.
All'opposto dell'imbottigliamento, c'è la strategia della ruminazione: resto lì nella sofferenza, me ne lamento, la analizzo in mille modi, quasi ci sguazzo dentro. Resto intrappolato nel passato, lascio che la situazione dolorosa si impossessi di me, non vado mai oltre. Oppure mi preoccupo eccessivamente del futuro e lascio che l'ansia per ciò che potrebbe accadere mi impedisca di agire.
Secondo Susan David da un certo punto di vista i ruminatori sono un po' più avanti degli imbottigliatori perché, quanto meno, non negano l'emozione dolorosa, la vivono, restano in contatto con essa. Però, come succede agli imbottigliatori, finiscono comunque per amplificarla.
Quando vi mettete a ruminare, le vostre emozioni non guadagnano forza per il fatto di essere pressurizzate in una bottiglia, ma lo fanno in un altro modo. Nel caso dei ruminatori, le emozioni incrementano la loro potenza come un uragano. Girando intorno e torcendosi sempre più su loro stesse, acquistano energia a ogni passaggio.
Tutte e due queste modalità di rapportarci alle nostre emozioni spiacevoli hanno a ben guardarci un senso. Sono delle strategie che mettiamo in atto nel tentativo di affrontare e superare momenti di infelicità. Un uso del tutto occasionale di queste strategie non ci farà del male, anzi ci sono situazioni in cui possono rivelarsi utili. Per esempio se il nostro fidanzato (o fidanzata) ha avuto la geniale idea di lasciarci il giorno prima di un esame importante, imbottigliare momentaneamente il nostro dolore e presentarci all'esame è la cosa migliore che possiamo fare per noi stessi.
Il problema sorge quando utilizziamo sistematicamente una o l'altra (o entrambe) queste strategie senza trovare mai la giusta misura per confrontarci con le nostre emozioni. Quando imbottigliamo cerchiamo di tenerle lontane; quando ruminiamo ce le teniamo vicine, ben strette, ma in entrambi i casi l'effetto è controproducente.
Tutto il concetto di Agilità emotiva ruota attorno alla capacità di affrontare le emozioni per quello che sono, senza respingerle e senza restarci intrappolati dentro, ricercando una forma di accettazione aperta di quel che accade al nostro mondo interiore.
Forse difficile da realizzare, anche perché non esistono formulette magiche per arrivarci. Però già accorgerci se stiamo imbottigliando o se stiamo ruminando può farci fare dei grandi passi avanti.