Qui di seguito trovi cinque TED Talks che ti suggeriscono cinque modi diversi per prenderti cura di te.

Sono tutti brevi (il più lungo dura 20 minuti), molto incisivi e direi brillanti. Insomma non c'è da annoiarsi.

Ho cercato di selezionare direttamente i sottotitoli in italiano, però mi pare che non funzioni sempre. In ogni caso puoi farlo tu: appena parte il video basta fare click sul quel fumetto rosso in basso a destra e da lì selezionare la lingua per i sottotitoli.

Buon ascolto :)

1. Scopri la tua vulnerabilità

Brené Brown è una ricercatrice nel campo delle scienze sociali. Qui spiega come accettando e abbracciando le nostre parti più fragili possiamo sentirci più connessi, accolti e amati.

Il problema è che non si possono sopprimere le emozioni in maniera selettiva. Non si può dire, questa è la roba cattiva. Ecco la vulnerabilità, il dolore, la vergogna, la paura, la delusione, non voglio provare questi sentimenti. Mi faccio un paio di birre ed un muffin con noci e banane. Non voglio provarle. Non si possono addormentare questi sentimenti negativi senza sopprimere gli affetti, le nostre emozioni. Non puoi selezionare cosa sopprimere. Per cui, quando sopprimiamo questi, sopprimiamo anche la gioia, addormentiamo la gratitudine, siamo insensibili alla felicità.

Se vuoi approfondire, ti consiglio anche l'articolo sul suo libro: I doni dell'imperfezione.

2. Non fare nulla per 10 minuti

Andy Puddicombe, esperto di mindfulness, parla del potere trasformativo della meditazione nella sua forma più semplice, senza bisogno di cuscini, incensi e candele :)

La maggior parte delle persone parte dal presupposto che la meditazione significhi smettere di pensare, sbarazzarsi delle emozioni, in qualche modo controllare la mente, ma in realtà è abbastanza diverso. Assomiglia di più a fare un passo indietro, vedere chiaramente i propri pensieri, osservandoli andare e venire, osservando le emozioni andare e venire senza giudicare, ma con la mente rilassata e concentrata.

3. Allena la gratitudine

Questo signore si chiama David Steindl-Rast ed è un monaco benedettino. La sua idea è che la felicità sia una diretta conseguenza della gratitudine.

C'è una cosa che sapete su di me, una cosa molto personale, e una cosa che so di tutti voi ed è al centro delle vostre preoccupazioni. C'è una cosa che sappiamo di tutti coloro che incontriamo ovunque nel mondo, per strada, che è il movente principale di qualunque cosa facciano e qualunque cosa accettino, ossia che tutti noi vogliamo essere felici. In questo siamo tutti uniti. Immaginiamo che la nostra felicità sia diversa da quella degli altri, ma è già molto che abbiamo in comune il fatto che vogliamo essere felici.

Se il tema della gratitudine ti interessa, puoi leggere anche l'articolo: La gratitudine e il segreto della felicità.

4. Fatti amico lo stress

Lei è Kelly McGonigal, psicologa all'Università di Stanford. Abbiamo letto decine di articoli che ci dicono quanto lo stress faccia male alla salute. Lei sostiene che non sia sempre vero, e che si può trasformare lo stress da nemico in alleato.

Gli effetti dannosi dello stress sulla salute non sono inevitabili. Come pensate e come agite può trasformare il modo di sperimentare lo stress. Se scegliete di vedere la reazione allo stress come utile, create la biologia del coraggio. Quando scegliete di entrare in sintonia con gli altri sotto stress, create capacità di recupero. (...) Quando scegliete di vedere lo stress in questo modo, non solo affrontate meglio lo stress, ma fate anche un'asserzione molto profonda. State dicendo che potete fidarvi di voi stessi quando si tratta di gestire le sfide della vita, e ricordate a voi stessi che non le dovete affrontare da soli.

5. Rallenta

Carl Honore, giornalista, demolisce uno dei miti della società di oggi: la velocità. Siamo ossessionati - dice - dal bisogno di guadagnare tempo trovando sempre il modo più veloce per fare le cose. Ma non sempre ci accorgiamo di quanto sia inutile e spesso anche dannosa questa rincorsa contro il tempo.

La mia illuminazione è arrivata quando ho iniziato a leggere la storia della buonanotte a mio figlio, e mi sono reso conto che alla fine della giornata, andavo in camera sua e non riuscivo a rallentare--cioè, leggevo velocemente “il Gatto nel Cappello”. All'inizio--sai-- saltavo alcune righe, poi dei paragrafi, a volte delle pagine intere e ovviamente mio figlio conosceva il libro a memoria, e si lamentava. E quello che sarebbe dovuto essere il momento più rilassante, più intimo, più tenero della giornata, quando un papà si mette comodo per leggere una storia a suo figlio diventa invece una specie di battaglia romana; uno scontro tra la sua velocità e la mia-- o meglio, tra la mia velocità e la sua lentezza.