Una cosa che non capisco è perché la crescita personale si occupi poco dell'argomento creatività.
Un sacco di idee su come essere più produttivi, organizzati, focalizzati, su come migliorare forza di volontà, disciplina, resilienza, ma mai una parola sulla creatività.
Eppure creatività e successo sono legati a doppio filo.
Il tema non riguarda solo i cosiddetti lavori creativi come lo scrittore, il copywriter, il pubblicitario, l'artista, il grafico, il designer.
La creatività serve a tutti.
Serve a chi fa impresa per creare un prodotto innovativo capace di conquistare un mercato. Serve al manager che deve trovare soluzioni nuove a problemi organizzativi complessi. Serve all'impiegato che invece di affrontare il lavoro come si è sempre fatto può trovare strade nuove e più veloci per affrontare i compiti di routine.
Serve a chiunque si ponga degli obiettivi nella vita, a maggior ragione di questi tempi di crisi in cui le strade convenzionali sono sempre meno percorribili e c'è un bisogno estremo di inventare. Inventarsi un lavoro, uno stile di vita, un percorso personale.
Insomma, di motivi per approfondire il tema creatività ce ne sono parecchi. Probabilmente ne parlerò ancora qui nel blog. Anzi mi piacerebbe sapere se consideri il tema interessante o se non te ne può fregare di meno ;)
Cosa vuol dire creatività
Definizioni di creatività ce ne sono a tonnellate. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
La migliore per semplicità ed eleganza è del matematico Henri Poincaré.
Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili
Le paroline magiche sono nuove, utili e connessioni.
Nuovo e utile - non a caso - è anche il titolo del bellissimo blog di Anna Maria Testa - pubblicitaria ed esperta di comunicazione - dedicato interamente alla creatività.
Una cosa che mi piace di questa definizione è che parla di connessioni tra elementi esistenti.
L'atto creativo infatti non inventa dal nulla, non è una scintilla che per magia si accende nel vuoto. È invece un modo nuovo di connettere tra loro cose che già esistono.
Invece c'è chi crede che il colpo di genio, la scintilla innovativa, l'opera d'arte eccelsa, si producano all'improvviso dal nulla nelle menti delle persone naturalmente geniali e talentuose.
Mi è capitato, per esempio, di sentire alcuni aspiranti scrittori fare questo ragionamento: io non leggo perché leggere quello che hanno scritto gli altri significa farmi influenzare, e invece quello che scrivo io deve essere unico, originale, mio, nello stile e nelle idee.
Sinceramente: è una delle affermazioni più stupide che mi sia mai capitato di sentire.
La creatività per svilupparsi ha bisogno di competenze e di conoscenza. L'intelligenza creativa è capace di fare collegamenti, di produrre una sintesi magica. Ma se non sai niente allora non c'è niente da connettere o da portare a sintesi.
La creatività è (anche) infrangere le regole: ma per infrangerle devi prima conoscerle.
Quindi la prima indicazione per essere creativi è questa: studiare, conoscere, approfondire.
Non avremo mai alcuna geniale intuizione restando ignoranti.
Il pensiero divergente
La psicologia ha cominciato a interessarsi della creatività negli cinquanta del secolo scorso, con i lavori di Joy Paul Guilford.
Secondo Guilford noi affrontiamo i problemi e le situazioni di tutti i giorni con due modi diversi di pensare: il pensiero convergente e il pensiero divergente.
Il pensiero convergente è di tipo logico e consequenziale. Quando cerchiamo la risposta corretta, o la risposta migliore a un problema. Se tuo marito ti chiede: dove sono le chiavi della macchina? per rispondere ti serve il pensiero convergente. Le tipiche domande dei test che misurano il quoziente intellettivo richiedono un pensiero convergente. Quasi tutte le attività convenzionali che si svolgono a scuola o all'università sono di questo tipo.
Il pensiero divergente si attiva invece quando esploriamo più possibili risposte a un problema. Per esempio se dobbiamo andare da un punto all'altro della città ci saranno diverse strade possibili. Magari una è più breve, l'altra meno trafficata, l'altra ancora ha un bel panorama. Sono tutte risposte diverse, ognuna con la sua ragione di esistere. Se devo scrivere un romanzo, dipingere, o inventare un sistema per organizzare il mio archivio, sarà questa la modalità di pensiero privilegiata: ho bisogno di esplorare molte possibilità e soluzioni.
La creatività entra in ballo quando usiamo il pensiero divergente. Nel momento in cui esploriamo diverse possibilità la nostra mente è libera di creare nuove associazioni e nuove idee.
Te lo ricordi MacGyver? Quello della serie TV degli anni '80 che si toglieva dai guai combinando tra loro in modo strano oggetti di uso comune?
O le vecchie avventure punta e clicca in cui dovevi utilizzare in modo quanto meno originale gli oggetti nello zaino del tuo personaggio per superare gli ostacoli?
Ecco: sono tipici esempi di pensiero divergente (o pensiero laterale, come è stato chiamato più avanti da Edward De Bono).
Sei chiuso in una stanza e hai tra i capelli una forcina. Puoi continuare a pensare in modo convenzionale, e quella cosa che hai in testa è solo un oggetto che serve a tenere fermi i capelli. O puoi pensare in modo divergente (e creativo) e la forcina diventa un grimaldello per aprire la porta chiusa a chiave.
Ok, l'esempio è scemo perché l'abbiamo visto fare in milioni di telefilm e quindi non c'è nulla di veramente creativo nell'usare una forcina per aprire una porta. Ma insomma il concetto è quello lì :)
Come nascono le idee
Nel 1926 negli Stati Uniti è stato pubblicato per la prima volta The Art of Thought. L'autore di questo libro è Graham Wallas, uno psicologo sociale esperto di apprendimento e tra i fondatori della London School of Economics.
Graham Wallas descrive i quattro stadi del processo creativo.
1. Preparazione: è la fase preliminare, quando si raccolgono in modo disordinato dati e informazioni. I pensieri prendono mille direzioni diverse inseguendo piccole idee, intuizioni, brandelli di conoscenza. È quello che dicevo all'inizio dell'articolo: le idee creative non nascono sul nulla, abbiamo prima bisogno di avere conoscenze e competenze.
2. Incubazione: è la fase più nascosta del processo creativo. Anche quando non stiamo pensando affatto al problema, il nostro cervello continua a lavorare assemblando e ordinando le informazioni. La fase di incubazione si svolge in gran parte a nostra insaputa: è inconscia.
3. Illuminazione: questo è il momento creativo vero e proprio. È quando i pezzi del puzzle si compongono e hai la sensazione di avere trovato la soluzione o l'idea giusta su cui lavorare. È la lampadina che si accende; quando senti che nella testa qualcosa fa click. Questo momento non lo puoi forzare: non sei tu a decidere quando succede. Puoi solo creare le condizioni perché ciò accada lavorando bene alla fase di preparazione e concedendo alla tua mente gli spazi necessari per l'incubazione.
4. Verifica: alla fine si sottopone l'idea alla prova di realtà. Funziona? È interessante? Lo posso realizzare? L'idea creativa prende la sua forma definitiva. Può diventare un prodotto, o anche una decisione, un'azione.
La cosa interessante di questo processo è vedere come si gioca tutto sul filo tra attività conscia e inconscia. L'incubazione avviene in modo quasi completamente sommerso: pensiamo ad altro ma una parte della nostra mente continua a elaborare il problema. La preparazione iniziale e la verifica finale sono in grandissima parte attività consapevoli e le possiamo guidare con la volontà. L'illuminazione è anch'essa cosciente - nel senso che ci rendiamo conto finalmente di avere trovato l'idea o la soluzione che ci serviva. Però ciò accade grazie al lavorio sommerso dell'incubazione e soprattutto non possiamo forzare la mano e decidere: ok ora è venuto il momento di avere l'idea!
4 mosse per stimolare la creatività
Di modi per stuzzicare la creatività ne sono stati proposti molti e si potrebbero scrivere decine di articoli al riguardo (e infatti questo è un argomento che tornerò a trattare). Comunque, già da quanto scritto fino a ora ci possiamo fare un'idea di cosa si può fare per essere più creativi.
Da questo punto di vista sembrano tutti d'accordo nel dire che la creatività è un modo di pensare che si impara. Insomma non è un dono innato. Certo magari avere un po' di talento non guasta. Ma l'intelligenza creativa la possiamo allenare con le giuste strategie.
Eccone quattro.
1. Studia, informati, impara, chiedi
Per sviluppare idee nuove, per creare qualcosa di veramente innovativo hai bisogno di un terreno solido su cui poggiare i piedi... il salto lo fai - se sei bravo - da lì.
Se vuoi scrivere, leggi. Se ti piace suonare, ascolta la musica e studiala. Se vuoi lanciare un nuovo prodotto studia quelli già sul mercato. Se hai tre giorni per presentare al tuo capo un nuovo progetto, spendine almeno uno per guardare progetti simili che hanno già avuto successo.
Essere creativi non vuol dire rifare il mondo daccapo. Vuol dire combinare in modo originale e utile qualcosa che già c'è.
E quello che già c'è lo devi trovare, conoscere, studiare. Ovvio non significa che devi prima conoscere l'intero scibile umano prima di lanciarti in un progetto tuo, ma devi bilanciare bene apprendimento e creatività.
2. Creare spazio per la fase di incubazione
Il pensiero creativo ha bisogno di prendere la via dell'inconscio per svilupparsi. Quindi a un certo momento bisogna mollare la presa e distogliere la mente dal problema.
Ci sono due modi per farlo:
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Non fare niente: lasciare vagare la mente in modo libero, magari mentre ti godi un bel panorama al mare o passeggi in collina. Riposare la mente, non fare nulla che implichi impegno di energie mentali.
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Fare dell'altro: cioè occupare la mente in qualche questione che richieda grande attenzione ma che non c'entra niente con il problema per il quale stiamo cercando una soluzione creativa.
Alcune ricerche dimostrano che il secondo metodo è migliore del primo. Per carità, un po' di ozio non si nega a nessuno, ma pare che distogliere l'attenzione dal problema A, per dirigerla tutta sul problema B, favorisca l'elaborazione inconscia di soluzioni creative per A. Detto in altri termini si tratta di zittire la mente conscia per un po' (dandole in pasto qualche altra cosa da fare), lasciando così l'inconscio libero di fare il suo lavoro sotterraneo.
Un modo pratico per ottenere questo effetto è dedicarsi a qualche gioco di enigmistica, come un rebus o le parole crociate.
3. Uscire dal seminato
La nostra cultura si basa sulla specializzazione. Il nostro è un sapere molto parcellizzato e approfondito.
Essere così settoriali però ha un costo: rischiamo di avere una visione a tunnel. Andiamo sempre più a fondo ma perdiamo la capacità di buttare un occhio a quello che c'è di lato. Così perdiamo l'occasione per creare nuove connessioni.
Per questo una buona strategia per sollecitare la creatività è allontanarsi dal proprio ambito e nutrire la mente con delle pietanze diverse.
Basta impegnarsi ogni tanto a fare qualcosa di diverso dal nostro solito.
Fare un giro al museo o a una mostra, andare all'opera se non ci sei mai stato, ascoltare musica classica se sei abituato ad ascoltare solo musica leggera. Provare a fare un disegno anche se pensi di essere negato, o scrivere una poesia se non l'hai mai fatto in tutta la tua vita.
Uscire dal tuo ambito aiuta il pensiero divergente. Offre altri punti di vista da cui osservare le cose e metterle in connessione tra loro.
4. Stare in mezzo alla natura
Sembra che non c'entri un accidenti con tutto quello che ho scritto fino a ora. Eppure pare che alberi, piante e fiori siano un toccasana per la creatività.
Ne parla Richard Wiseman, nel libro 59 secondi. Pensa poco, cambia molto, che sto leggendo proprio in questi giorni.
C'è una bella quantità di ricerche che dimostrano il potere della natura. Anche una pianta in vaso, o un albero che si intravede da una finestra hanno una influenza benefica. Studi fatti nelle carceri, negli ospedali, negli uffici portano tutti alla medesima conclusione: la natura fa bene, ha un effetto rilassante e salutare.
La presenza di piante negli uffici stimola la creatività e l'innovazione negli impiegati. E i bambini inventano giochi molto più creativi quando posso giocare in mezzo al verde piuttosto che in cortili spogli.
Perché succede tutto questo? Non si sa per certo, ma dal punto di vista evoluzionista l'ipotesi è questa: essere circondati da alberi e piante in salute induce un senso ancestrale di calma perché implica abbondanza di cibo. I nostri antenati se si trovavano in mezzo alla natura rigogliosa si potevano rilassare perché sapevano che procurarsi il cibo sarebbe stato facile... e una parte di queste sensazioni gradevoli sopravvivono ancora oggi. E quando siamo più felici e rilassati la mente è anche più creativa.
Fai della tua vita un capolavoro
Finora si è parlato di creatività che produce idee, innovazione, soluzioni, prodotti artistici.
Ma la creatività la puoi applicare anche al tuo progetto di vita.
Essere creativi significa pensare fuori dagli schemi. Finché restiamo ingabbiati in una sola interpretazione della realtà e cerchiamo sempre la strada maestra per affrontare le situazioni non saremo mai capaci di innovazione. E talvolta rischiamo di restare intrappolati.
Il tema quindi non è solo la capacità di essere innovativi nel lavoro o nel coltivare passioni e talenti. È anche la capacità di costruire la nostra vita in modo creativo, andando - se necessario - anche fuori dagli schemi o dalle strade più battute.
Per esempio si può essere creativi nelle relazioni quando ci accorgiamo che le situazioni si sono infossate e c'è bisogno di qualcosa di diverso per smuovere le acque.
Per questo mi piace molto questa definizione a tutto tondo di creatività, dello psicologo Carl Rogers.
La creatività è l’espressione più piena di quella tendenza a realizzare se stessi e a sviluppare in modi realmente efficaci le proprie potenzialità, che costituisce la molla stessa dell’esistere e della crescita psicologica.
C'è proprio da rimboccarsi le maniche e darsi da fare ;)