Newsletter - Maggio 2025
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in una recensione su Amazon, sotto uno dei libri più interessanti e completi sull’ansia che io abbia mai letto. Voto: una stella. Titolo: “Teorico e poco pratico!"
Quella frase mi ha fatto riflettere. È vero: non è un libro pratico. Non offre strategie, tecniche, soluzioni immediate. Ma da quando in qua questo è un difetto? Si merita una stroncatura perché non è stato scritto con l’intenzione di offrire soluzioni?
Per molto tempo, la teoria è stata sinonimo di autorevolezza. Poi qualcosa è cambiato. Teoria e pratica sono diventate antagoniste. Teorico è diventato sinonimo di complicato, astratto, noioso. Pratico, invece, è tutto ciò che risolve subito, che ti dice cosa fare. Più è semplice, meglio è. Più va dritto al punto, più ci piace.
Solo che… la pratica, spesso, nasce dalla teoria. Chi riesce a offrire buone soluzioni, di solito conosce anche i meccanismi che ci sono dietro. E magari noi non abbiamo bisogno di diventare esperti in tutto — ma in certe situazioni, soprattutto quando il problema è complesso e non si risolve in due mosse, capire come funziona può essere già parte della cura.
Io, per esempio, ho trovato sollievo quando ho capito cosa succede nel corpo durante un attacco di panico. Sapere che quei sintomi sono la reazione di un sistema di allarme ipersensibile, e non il segno che stai impazzendo, cambia tutto. Respiro affannato, scariche di adrenalina, e tachicardia non erano lì a dirmi che la mia testa non funzionava più o che mi stava per accadere qualcosa di grave. Erano solo una normale reazione fisiologica alla paura, che però si attivava per i motivi sbagliati.
E quando mi capita al mattino di svegliarmi male, con il battito cardiaco accelerato e l’ansia che mi ribalta lo stomaco, mi fa comodo ripetermi che non sta succedendo niente e che molto probabilmente è un piccolo picco di cortisolo che dovrebbe servirmi ad affrontare con più energia la mia giornata.
Queste cose non sono “pratiche”, nel senso più stretto. Non mi hanno dato un bottone da premere per spegnere l’ansia. Ma mi hanno permesso di guardarla con occhi nuovi.
La diffidenza verso la teoria ci si ritorce contro. Perché rischia di farci inseguire continuamente la prossima soluzione pratica, senza capire cosa stiamo davvero cercando. Così ci ritroviamo a dire “non funziona”, “a me non passa”, a cambiare tecnica, terapeuta, metodo, con la speranza che prima o poi qualcuno ci consegni la chiave giusta per uscire dal labirinto.
Continuiamo a non trovare risposte alla nostra domanda… e se provassimo a cambiare domanda?
Invece di chiederci “Cosa devo fare per guarire?”, proviamo a chiederci: “Come funziona?”, “Che cos’è davvero quello che sento?”, “C’è un nome per questa cosa?”
Lo so, forse non è la newsletter rassicurante che ti aspettavi. Ma credo che ogni tanto una piccola scossa faccia bene.
Non serve ovviamente diventare esperti di tutto. Ma forse, se smettessimo di disprezzare la teoria solo perché non ci dà risposte facili, scopriremmo che a volte basta cambiare prospettiva per far passare un po’ di paura.
Una volta si diceva che la conoscenza è potere. Oggi sembra che non ci importi più conoscere, capire, ragionare, vogliamo solo una nuova soluzione da provare. Molte volte anche solo capire come funzionano certi meccanismi li disinnesca, perché li vediamo per quello che sono. E non è poco.
P.S. Il libro in questione è Ansia. Paure e speranze alla ricerca di una pace interiore, di Scott Stossel (link affiliato).
Reinventa la tua vita
Questo mese ti consiglio un classico della saggistica divulgativa di psicologia. Un libro che è stato scritto più di 30 anni fa ma secondo me se li porta bene.
Reinventa la tua vita. Scoprite come modificare voi stessi e liberarvi delle trappole che vi impediscono di cambiare la vostra vita di Jeffrey Young e Janet Klosko (link affiliato).
Gli autori, due noti psicologi statunitensi, sostengono che all’origine dei problemi di molte persone c’è una certa tendenza a ripetere schemi di pensiero e di comportamento disfunzionali chiamati trappole. Sono come dei copioni, che impariamo da piccoli, e che continuiamo a ripetere come stanchi attori di teatro arrivati alla millesima replica.
Gli schemi sono convinzioni riguardanti noi stessi e il mondo, apprese nelle prime fasi della vita e profondamente radicate in noi. Sono familiari e rassicuranti, e per questo continuiamo ad adottarli senza capire che in realtà ci danneggiano.
Nel libro vengono identificate undici trappole e attraverso dei test possiamo scoprire quali di queste ci appartengono. Ogni capitolo è dedicato a sviscerare una trappola e ad offrire qualche strumento per imparare a disinnescarla. Sono andata a controllare i punteggi dei miei test: risulta che le trappole che maggiormente mi influenzano sono la trappola della vulnerabilità e quella degli standard severi. Chissà se rifacendo il test adesso il risultato sarebbe lo stesso.
Esercizi per imparare a raccontarsi
A giugno arriva il quarto numero della serie dei Quaderni. Sto terminando di mettere a posto l’impaginazione.
Sarà un manuale snello (ma più lungo degli altri Quaderni) con un percorso chiaro e la possibilità di approfondire tutti i temi toccati grazie a citazioni e rimandi bibliografici, con un sistema di icone guida, una road map... e ovviamente tanti esercizi.
Sono particolarmente soddisfatta di questo lavoro. Spero di essere riuscita a creare uno strumento utile per chi vuole scrivere di sé ma non trova il modo per cominciare. Non vedo l’ora di poterlo condividere.
Prima dei saluti, c’è giusto lo spazio per un veloce haiku, che vi devo dire mi piace particolarmente.
Ciliegi in fiore sul far della sera
anche quest’oggi
è diventato ieri.
(Kobayashi Issa)
Ci rileggiamo ai primi di giugno.
Buona domenica e buon inizio settimana.
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