Oggi ho eliminato tutte le possibili contrarietà, perché non erano fuori, ma dentro - Marco Aurelio

Negli ultimi mesi mi sono trovata a dover fronteggiare un ritorno dell'ansia. Solo un pochino, niente di paragonabile a quanto sofferto in passato, però abbastanza per fare suonare tutti i miei campanelli di allarme.

Nello stesso periodo (e probabilmente le due cose sono collegate) il mio stomaco ha deciso di smettere di collaborare e mi sono ritrovata con nausea e malessere ogni giorno. Ho anche perso peso. Sì, lo so, questa è una cosa che la maggior parte delle persone considera positiva, ma nel mio caso non lo è, e i campanelli di allarme hanno cominciato a suonare ancora più forte.

Le ragazze della cantina - chi ha letto La rana bollita sa di cosa parlo - hanno ripreso a fare baccano. Ecco vedi? Hai sbagliato tutto, sei un'incapace, ora stai male di nuovo ed è solo colpa tua.

Ora, chiunque dotato di razioncinio vedrebbe che non c'è molta correlazione tra avere mal di pancia ed essere degli incapaci, ma si sa, laggiù in cantina ogni tanto queste tizie antipatiche alzano la voce.

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E insomma, un pomeriggio mi trovo che sto facendo la fila dal medico (anche questa l'ho già sentita da qualche parte). Ho l'ansia, mi fa male lo stomaco, e sono seccata perché già so che il dottore mi dirà di fare una serie di accertamenti che stavo cercando di evitare. Sono lì con la mia nausea, l'inquietudine che monta, la seccatura per la lunga attesa, quando decido che invece di piangermi addosso potrei fare qualcosa di più costruttivo, tipo mettermi a leggere un libro.

E guarda caso, proprio nel libro che avevo scaricato il giorno prima sul lettore, ci trovo un paio di ragionamenti che tornavano proprio buoni in quel momento.

L'ostacolo è la strada

Il libro si intitola The Obstacle is the Way, che si potrebbe tradurre con L'ostacolo è la via, oppure L'ostacolo è la strada. Il senso è: l'ostacolo non è qualcosa che ti blocca la strada, ma è esso stesso la strada da percorrere.

L'autore si chiama Ryan Holiday. Imprenditore, esperto di marketing, e autore di svariati libri di successo.

Il libro ovviamente non parla di gente con l'ansia o di file dal dottore...
Ha un tono molto più epico e prende esempio da grandi personaggi del passato per raccontare come si possano affrontare problemi e ostacoli trasformandoli, nei limiti del possibile, in opportunità.

Devo essere sincera: ho letto libri migliori nella mia vita. Però, malgrado alcune cose mi abbiano fatto storcere un pochino il naso, l'impianto generale mi è sembrato valido e leggere questo libro mi ha dato una spinta a mettere i miei problemi nella giusta prospettiva.

Forse potevo considerare il ritorno dell'ansia e i miei mal di pancia proprio come degli ostacoli, e provare a trattarli, come suggerisce l'autore, facendomi ispirare dal pensiero stoico... perché no?

Seneca e gli altri

Siamo abituati a considerare la filosofia come una (noiosa) materia scolastica, ma in verità, in più di un caso, i sistemi filosofici puntavano ad avere una utilità pratica per la vita dell'uomo. Scavando tra le idee dei filosofi antichi si trovano concetti utili e applicabili anche al giorno d'oggi. E questo forse dimostra che gli interrogativi e le angosce della condizione umana, in fondo, sono sempre stati gli stessi.

La scuola stoica è nata nell'antica Grecia, e ha avuto poi una particolare importanza in epoca romana con Seneca, Epitetto e Marco Aurelio (che fu anche imperatore).

Nel Novecento, lo stoicismo ha ispirato la nascita di alcuni filoni importanti della psicologia: la logoterapia di Viktor Frankl, la terapia razionale emotiva di Albert Ellis, e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Per chi, come me, è a digiuno di filosofia, può tornare utile Wikipedia che definisce lo stoicismo una corrente filosofica e spirituale che sostiene le virtù dell'autocontrollo e del distacco dalle cose terrene. Non a caso il termine stoico è usato anche per indicare una persona che dimostra grande coraggio e fermezza nell'affrontare e nel sopportare dolori fisici e morali.

Sul tema del distacco dalle cose terrene bisogna intendersi. Non si tratta di diventare freddi e insensibili o totalmente spirituali (qualsiasi cosa voglia dire).

Il filosofo Massimo Pigliucci, autore del libro Come essere stoici lo precisa bene.

Lo scopo dello stoicismo non è reprimere o celare le emozioni ma riconoscerne l'esistenza, riflettendo su ciò che le ha provocate, e canalizzarle, usandole a proprio vantaggio.

E inoltre:

Lo stoicismo ci insegna a ricordare sempre che esistono cose che dipendono da noi e altre che invece non sono in nostro potere, e a convogliare i nostri sforzi sulle prime senza sprecare tempo con le seconde.

Togliti di mezzo

Una filosofia di vita che si ispira al pensiero degli stoici considera gli ostacoli come un'occasione per crescere e non come un disturbo o un contrattempo.

Certo, non è proprio facile. Anzi sono convinta che nessuno riesca davvero a vedere i problemi in questo modo. Però, una volta che il problema ce lo troviamo davanti e ormai non lo possiamo più evitare, perché non approfittarne per cercare di trarne il meglio?

Secondo quanto scrive Ryan Holiday nel suo The Obstacle is the Way il primo passo per affrontare gli ostacoli della vita nel modo giusto è imparare a vedere le cose in modo oggettivo e razionale.

Insomma, vedere le cose per come sono (guarda caso, è un insegnamento che troviamo anche nella mindfulness).

Di fronte a ogni evento, a ogni cosa che ci accade nella vita, la nostra tendenza è quella di dare un giudizio. Questo è bene, questo è male; questa cosa è positiva, questa è negativa. Ma è la nostra percezione a dare questo giudizio, ed è sempre filtrata dalla nostra emotività, dalle esperienze precedenti, dalle nostre aspettative.

A volte, diciamolo, ci facciamo prendere dal panico per niente. Facciamo i problemi più grandi di quello che sono e la nostra capacità di ragionare lucidamente viene meno.

Se provassimo a toglierci di mezzo? A levare dall'equazione le nostre ansie, le paure, le aspettative, la pressione sociale? Quale sarebbe il risultato? Come cambierebbe la nostra visione del problema?

Ovviamente non credo sia possibile raggiungere l'oggettività assoluta. Probabilmente nemmeno esiste, visto che la realtà è per forza di cose filtrata dalle nostre percezioni. Però questo non toglie che cercare di vedere le cose nel modo più obiettivo possibile in molti casi si rivela di grande utilità.

Un esperimento che possiamo provare a fare davanti a un problema è domandarci questo: cosa direi se non fossi io? Se il problema fosse di un'altra persona, che consiglio darei?

Quante volte ti è successo di vedere con chiarezza i problemi degli altri? Le persone ci parlano, ci raccontano le loro tribolazioni, e a noi da fuori sembra tutto chiaro, cristallino, vediamo esattamente dove stanno sbagliando e quale sarebbe la soluzione.

Ecco, allora possiamo provare a esercitarci a fare lo stesso con noi stessi. A domandarci: quale consiglio darei se questo problema fosse capitato a un'altra persona?

Quindi, cercare di vedere le cose nel modo più obiettivo possibile e poi, secondo passo, agire.

Non abbiamo il controllo su quello che ci accade nella vita. Non abbiamo il controllo nemmeno sulle nostre emozioni: non possiamo scegliere cosa provare e cosa no. Però abbiamo sempre la possibilità di scegliere come comportarci, come reagire davanti a quello che ci succede. È sempre lo stesso concetto che torna: individuare cosa è in nostro potere e cosa non lo è. Lasciare andare quello che non possiamo controllare, e concentrarci su quello che invece dipende da noi.

Agire comporta fronteggiare la situazione, fare delle scelte. Quasi mai i nostri problemi si risolvono piangendosi addosso, lamentandosi, o crogiolandosi nel dolore. C'è sempre il momento in cui accusiamo il colpo: se qualcosa di spiacevole ci sta accadendo sarebbe da sciocchi negare che ci sta procurando dolore. Però poi abbiamo sempre il potere di fare delle scelte e di decidere come agire davanti alla situazione.

Non è detto che le nostre azioni saranno risolutive, non è detto che non faremo errori, ma se stiamo ad aspettare di avere tutto sotto controllo e che le condizioni siano ideali, finiamo nella paralisi.

Quindi, davanti ai problemi:

  • guardare alla situazione con obiettività
  • agire nella direzione che ci sembra giusta

Ansia e ricadute: cosa fare (e cosa non fare)

Ma tutto questo cosa c'entra con l'ansia e le ricadute? Forse niente, o forse tutto.

È stato utile vedere la mia piccola ricaduta ansiosa in questa prospettiva: come un ostacolo, un problema da fronteggiare, una sfida e non una sconfitta. Mi ha aiutato anche considerarlo come qualcosa da affrontare con fermezza e un po' di coraggio: ok, è malessere, ma lo posso sopportare.

Ho anche riflettuto molto sulle centinaia di e-mail che ho ricevuto negli ultimi tre anni: molte persone mi hanno parlato della loro ansia, e il tema delle ricadute è sempre stato molto presente. Come ho risposto? Cosa ho detto loro che ora posso dire a me stessa?

Ecco, da queste riflessioni sono venuti fuori questi quattro punti. Un piccolo vademecum per affrontare le ricadute nell'ansia.

  1. Ricorda che ti è già successo. Anzi, forse in passato è stato anche peggio. Quindi pensa sempre che come è passata una volta, passerà di nuovo. Lo so, l'ansia è un po' bastardella in questo, perché difficilmente si ripresenta sempre identica alla volta precedente; un po' si trasforma. Ma una volta che l'hai riconosciuta - che siano attacchi di panico, ipocondria, vertigini o palpitazioni - salutala con calore: già la conosci, già sai come trattarla.

  2. Non dare giudizi. Un ritorno dell'ansia può facilmente scatenare un eccesso di pensieri e rimuginio. Fai attenzione al tuo dialogo interiore e cerca di darti delle risposte obiettive.

    Esempi.

    Se mi è successo di nuovo significa che ho sbagliato qualcosa, deve esserci per forza un motivo. Probabilmente c'è, ma spaccarti la testa su questo non ti aiuterà. A volte l'ansia si scatena per motivi strani, per ognuno di noi possono esserci trigger diversi. Riconoscerli è senza ombra di dubbio un vantaggio, ma mettersi a rimuginare sulle cause in gran parte dei casi è controproducente.

    L'ansia mi impedirà di vivere pienamente la mia vita. Non è vero, è una scocciatura momentanea, va e viene, e tu lo sai benissimo perché ci sei passato più volte. Accetta questo impedimento adesso, con la fiducia che non sarà così per sempre.

    Ecco sono una persona debole, questa è la prova. Non è vero, hai solo l'ansia, e questo non ha niente a che vedere con l'essere forti o deboli. È una malattia, o una predisposizione. Non è colpa tua e non dice niente sul tuo valore come persona.

  3. Prenditi cura della tua ansia. Ricordati cosa hai fatto l'ultima volta che hai avuto problemi di ansia. Come l'hai affrontata? Psicoterapia? Farmaci? Torna a consultare un professionista (il tuo medico, lo psicologo o lo psichiatra di fiducia) e assieme a lui/lei decidi il da farsi. Quali forme di auto-terapia erano state utili la volta scorsa? Camminare? Correre? Yoga? Scrivere? Dipingere? Lavorare a maglia? Leggere? Riprendi queste attività se le avevi abbandonate; e se ti sembra che non funzionino... provane delle nuove. Prenditi cura di te e del tuo problema, come già hai imparato a fare.

  4. Rallenta, ma non fermarti. Abbiamo tutti il nostro progetto di vita. Cose che stiamo portando avanti, magari con fatica, ma che ci danno soddisfazione e danno senso alla nostra esistenza (il nostro ikigai, in una parola). Non importa quale sia l'ambito che ci fa sentire soddisfatti, realizzati, contenti di quello che facciamo. Può essere la famiglia, la professione, l'arte, uno sport...
    Quando l'ansia torna a trovarci probabilmente intralcia il nostro progetto. Ci impedisce di fare certe cose, oppure ce la fa vedere diverse. Certe volte può anche farci venire voglia di abbandonare tutto. Allora, se è necessario, rallenta. Un poco o tanto, a seconda della situazione. Ma non rinunciare ai tuoi progetti per colpa dell'ansia. Fai quello che puoi, senza sensi di colpa, ma senza farti bloccare.

Ci possiamo mantenere fermi anche durante la tempesta. A maggior ragione se già l'abbiamo attraversata una volta.

Fammi sapere se hai altri suggerimenti con le ricadute. Se lasci un commento potrebbe essere utile anche ad altri. Oppure parliamone su Facebook, nel gruppo. Ti ricordo il link: Gruppo Facebook di My Way Blog.


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