Quante volte ti hanno detto di pensare positivo? Di scacciare dubbi e paure dalla mente? Visualizzare i risultati e fare come se i tuoi desideri si fossero già realizzati?
Esiste da decenni questo filone del pensiero positivo, della legge di attrazione, delle affermazioni positive e compagnia bella.

Tutte cose che io trovo da un lato interessanti, ma dall'altro molto finte, posticce, come se cercassero di rendere estremamente semplice (e commerciale) una verità molto più complessa e articolata.

Comunque, lasciando da parte le mie personali e soggettive opinioni, in questo articolo voglio parlare del lavoro di Gabriele Oettingen. È una psicologa tedesca, trapiantata negli Stati Uniti, che ha trascorso oltre 20 anni a studiare il pensiero positivo e la motivazione. Alla fine ha elaborato una strategia pratica - che ha chiamato WOOP - che chiunque può utilizzare per lavorare su obiettivi e desideri.

Il tutto è raccontato in un libro che si intitola Rethinking Positive Thinking: Inside the New Science of Motivation, uscito da qualche mese negli stati uniti (non tradotto in italiano, almeno per ora), tradotto in italiano con il titolo: Io non penso positivo: Come realizzare i tuoi desideri.


Perché pensare positivo può peggiorare i tuoi risultati

Quando si è trasferita dalla Germania a New York, Gabriele Oettingen è rimasta colpita dall'ossessione degli americani per il pensiero positivo. L'ottimismo negli Stati Uniti è quasi un culto. Da noi un po' meno, ma molti dei dogmi del pensiero positivo sono diffusi anche qui.
La regola è guardare con assoluta fiducia al futuro, fare attenzione ai pensieri negativi e cercare di allontanarli, di sostituirli con altri positivi.

Si pensa che questo sia l'atteggiamento mentale giusto per avere successo nella vita.
E c'è una parte di verità in questo.
Se sei pessimista, se non credi in te stesso e nel mondo, se vedi ovunque ostacoli e difficoltà, come fai a realizzare i tuoi desideri?
La chiave sta tutta nel concetto di motivazione: un pessimista estremo non sarà mai motivato a lavorare duramente per realizzare i suoi sogni. Perché mai dovrebbe farlo visto che è convinto che le cose andranno per forza male? Passerà quindi il suo tempo a lamentarsi senza darsi da fare.

Ma il punto è: siamo sicuri che l'atteggiamento opposto, cioè l'ottimismo, sia il vero carburante per la motivazione?
È questa la prima domanda che si è posta Gabriele Oettingen, e per trovare una risposta non è andata da qualche guru della legge di attrazione... ma da brava studiosa si è messa a fare esperimenti.

Le sue scoperte hanno in parte confermato quello che già altri psicologi avevano capito: è vero che chi ha aspettative positive di solito riesce meglio di chi al contrario ha aspettative negative. Le aspettative positive si fondano sulle esperienze del passato. Se un certo tipo di cosa mi è andata bene una volta, credo che possa andarmi bene anche la volta dopo. La affronto quindi con una certa sicurezza e di solito il meccanismo funziona e si rafforza nel tempo.

Però Gabriele Oettingen ha scoperto anche un'altra cosa: le fantasie e le visualizzazioni positive fanno l'effetto opposto. Cioè peggiorano i risultati.

In uno dei suoi primi esperimenti, nel 1988, ha studiato un gruppo di giovani neo-laureati in cerca di lavoro. Per prima cosa ha fatto loro delle domande per capire quanto fossero inclini ad avere delle fantasie positive sul loro nuovo lavoro.
Ha visto che alcuni erano molto ottimisti e spesso immaginavano quanto sarebbe stato fantastico trovare il lavoro dei loro sogni.
A distanza di due anni è andata a verificare la situazione. Ha scoperto così che i più ottimisti, quelli con un sacco di fantasie positive sul loro lavoro, avevano ottenuto i risultati peggiori. Meno colloqui, meno proposte e, quelli che il lavoro l'avevano trovato, guadagnavano meno rispetto agli altri. Insomma sognare il successo li aveva danneggiati.

Ha ripetuto esperimenti simili a questo molte volte in diversi settori. Ha misurato il successo nel seguire una dieta, nell'ottenere un appuntamento romantico, nel superare gli esami universitari.
Ha ottenuto sempre gli stessi risultati: i più inclini ad avere fantasie ottimistiche, alla fine ottenevano i risultati peggiori.

Ma perché?
Perché c'è un legame tra ottimismo e passività: se sono già sicuro che andrà bene, se ho già ingannato la mia mente immaginando i risultati e tutto il piacere e la soddisfazione che ne consegue, perché mai dovrei darmi da fare? perché dovrei sentirmi motivato a fare qualcosa? Tanto andrà bene comunque.
In fondo, nelle loro posizioni più estreme l'ottimista e il pessimista hanno lo stesso problema: non hanno sufficiente motivazione per agire. Il primo perché crede che sia troppo facile raggiungere il risultato e quindi non è necessario impegnarsi; il secondo perché crede che sia troppo difficile e quindi non vale la pena provarci.
Visualizzare o fantasticare, dice Gabriele Oettingen, non è affatto utile per realizzare desideri che richiedono grandi energie, impegno e fatica.
Eppure a qualcosa serve.


A cosa serve davvero immaginare il futuro

Pensa a questo giovane studente di medicina. Diamogli un nome italiano: Filippo. Viene da una famiglia di medici e ha scelto la stessa carriera dei genitori. Ha superato gli esami di ammissione all'università e sta studiano molto. Le materie gli piacciono e tutto sembra promettere per il meglio.

Un giorno Filippo si mette a fantasticare. Pensa a come sarà il suo futuro se le cose andranno per il verso giusto. Si immagina laureato a pieni voti, specializzato in chirurgia, con un lavoro in un grande e moderno ospedale. Rende la sua fantasia quanto più possibile reale. Si immagina con un bel camice bianco mentre percorre le corsie dell'ospedale. Le persone ammalate nei letti. L'odore della sala operatoria. Le lunghe notti in ospedale quando sarà di turno.

E tutto quello che vede e sente non gli piace poi così tanto come pensava. L'odore dei medicinali è fastidioso. Filippo è un abitudinario e non ama perdere ore di sonno: come si sentirà a lavorare di notte? E trova che l'idea di stare ogni giorno a contatto con persone malate e le loro lamentele sia un po’ deprimente.

Non ci aveva mai pensato prima. Fare il medico sembrava un'ottima idea. Solo quando ha provato a calarsi nella sua realtà futura, immaginando in modo realistico e vivido come sarebbero state le sue giornate, si è accorto che forse non era questo che voleva dalla vita.

[Nota bene: non sto dicendo che fare il medico sia un lavoro deprimente. È solo il nostro ipotetico amico Filippo che scopre che fare il medico non fa per lui. Un altro al suo posto si sarebbe sentito eccitato e del tutto soddisfatto nel fantasticare lo stesso futuro, e ciò avrebbe rinforzato la sua motivazione].

Ecco uno dei modi in cui le fantasie sono utili: servono per esplorare il tuo possibile futuro e per rispondere alla domanda: cosa voglio veramente per la mia vita?

Io su questo sono pronta a mettere una mano sul fuoco. Ricordi l'esercizio del futuro di cui ho parlato nell'articolo sulla scrittura autobiografica? L'ho fatto più volte, per iscritto ma anche con la sola fantasia. E ho imparato diverse cose sui miei desideri più autentici.


Immaginare gli ostacoli

A un certo punto dei suoi studi Gabriele Oetting si è fatta un paio di domande. Fantasticare sui propri successi a quanto pare non è tanto utile perché tende a uccidere la motivazione. Ok, i fautori del pensiero positivo dicono l'esatto contrario, ma lei ha fatto i suoi bravi esperimenti e si fida di quello che ha scoperto.

Però immaginare serve. Per esempio, come abbiamo visto sopra, può servire a farci capire meglio cosa vogliamo veramente dalla vita.
Allora come possiamo fare per esercitare la nostra capacità di esplorare il futuro in un modo che ci aiuti a tenere alta la motivazione? In un modo che ci stimoli ad agire?

Pensare positivo funziona?

Da qui ha cominciato a fare altri esperimenti. Ha sfidato il dogma del pensiero positivo. Ha detto: pensiamo agli ostacoli, visualizziamo anche quelli, pensiamo ai problemi, a ciò che si frappone tra noi e la realizzazione dei nostri desideri.

Terribile no? Tutti i fautori del pensiero positivo ti dicono che devi tenere la mente assolutamente libera da qualsiasi "negatività". Eppure lei ha fatto altri studi e si è accorta che la sua idea funzionava. Capire esattamente dove sta il problema, individuare con chiarezza e sincerità l'ostacolo (spesso interno) che impedisce alle persone di realizzare un obiettivo, è di grande aiuto. Perché quando hai chiaro l'ostacolo puoi anche elaborare in anticipo il tuo piano d'azione. E la motivazione si rinnova.

Si chiama tecnica del contrasto mentale e serve a focalizzare l'attenzione prima su ciò che vogliamo e poi su ciò che può impedirci di ottenerlo.


WOOP: un esercizio in quattro passi per ottenere ciò che vuoi

Dopo decenni di studi sul pensiero positivo, sulle visualizzazioni, e sul contrasto mentale, Gabriele Oettingen ha elaborato una strategia pratica. L'ha chiamata WOOP, acronimo di Whish (desiderio), Outcome (risultato), Obstacle (ostacolo), Plan (piano).
Vediamo come funziona.

1. Desiderio - Definisci qualcosa che vuoi ottenere, diciamo nelle prossime 24 ore. Scegli un obiettivo che sia allo stesso tempo sfidante e realistico. Non pensare a desideri impossibili, come andare sulla luna o incontrare una star del cinema. Ma nemmeno cose troppo scontate che già sai non avrai alcuna difficoltà a ottenere.

Facciamo l'esempio di un fumatore che sta provando a smettere. Il suo desiderio sarà: voglio continuare a non fumare per le prossime 24 ore.

2. Risultati - Come mi sentirò quando avrò realizzato il mio obiettivo? Quali saranno i miei pensieri e le mie emozioni? Qui ti puoi sbizzarrire con la fantasia. Visualizza i tuoi risultati come se li avessi in effetti ottenuti e cerca di rendere quanto più dettagliata e ricca di colori e sfumature questa immagine.

Il nostro fumatore immagina che dopo altre 24 ore senza fumare si sentirà orgoglioso di se stesso e più fiducioso nelle sue possibilità di riuscita. Avrà ancora le mani e i capelli profumati e non puzzolenti di fumo. Potrà abbracciare e baciare i suoi figli senza il timore di infastidirli. Avrà risparmiato altri 5 euro e forse sentirà un po' meno il fiatone nel salire le scale.

3. Ostacolo - Cosa si frappone tra me e la realizzazione del mio desiderio? Che cosa potrebbe impedirmi di agire nel modo in cui ho deciso di agire? Qui bisogna esercitarsi ad andare veramente a fondo, a non fermarsi alla prima risposta che ti viene in mente. Bisogna essere spietati con se stessi e trovare il vero ostacolo.

Nel nostro esempio l'ostacolo potrebbe essere non riuscire a resistere alle numerose tentazioni nel corso della giornata. Ma è un po' generico. Perché il nostro fumatore non dovrebbe riuscire a resistere? Forse perché non vuole essere scortese davanti al collega con cui di solito passava la pausa sigaretta? Uhm no, anche questo non è l'ostacolo vero. Ecco forse il vero ostacolo potrebbe essere questo: credo che il fumo sia un piacere e non ho voglia di privarmene del tutto.

4. Piano - Ora che hai capito qual è l'ostacolo principale non ti resta che definire un piano utilizzando il modello se ... allora: se mi troverò davanti all'ostacolo, allora mi comporterò così. Pensa cioè a un'azione che puoi compiere per superare (o anche prevenire) l'ostacolo.

Il nostro amico fumatore per esempio potrà cercare un piccolo piacere da sostituire a quello della sigaretta. E il suo piano sarà così: se sentirò che mi sto privando di un piacere, allora mangerò il mio cioccolatino preferito.

La tecnica vista così sembra anche banale, ma, assicura Gabriele Oettingen, si possono ottenere buoni risultati. Più motivazione, più possibilità di raggiungere i propri obiettivi, più consapevolezza.
Ripetendo più volte la tecnica WOOP con desideri piccoli e grandi diventiamo sempre più capaci di rispondere a due domande fondamentali:

Cosa voglio dalla vita?

Che cosa mi impedisce di ottenerlo?

Trovare la risposta vera a queste due domande può essere senza dubbio un punto di svolta nella vita di chiunque.
Gabriele Oetting però si raccomanda di partire con le piccole cose e di lasciare i grandi interrogativi della vita per un secondo momento, dopo avere fatto un po' di pratica con il metodo.
Si può fare WOOP spaziando con i pensieri, oppure per iscritto, oppure con l'apposita App per smartphone (che si può scaricare dal sito dedicato alla strategia woop)

Io vi consiglio di provarci, con o senza App. All'inizio il meccanismo può sembrare poco chiaro, ma con un po' di esercizio dienta un sistema interessante per esplorare se stessi e per tenere alta la motivazione a lavorare per realizzare i nostri desideri.


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(L'immagine della donna con l'ombrello rosso è di Ira Gelb via Flickr)