Se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. William Thomas

A volte accadono cose curiose, apparentemente inspiegabili.
Per esempio succede che certe idee che hai per la testa abbiano l'irresistibile tendenza a diventare vere. Soprattutto se si tratta di idee negative su di te, sulle tue capacità o sulle tue relazioni.
Insomma ti convinci che le cose andranno in un certo modo (male) e puntualmente questo accade.
Come succede?
Che sia la legge di attrazione? O quella di Murphy? Una forma di pensiero magico?
O forse è che tanto, oramai, sai bene cosa aspettarti dalla vita e quindi sai prevedere i tuoi fallimenti come una vera fattucchiera?

Forse.
O forse il punto è che senza esserne consapevole sei tu a comportarti in modo tale che le tue peggiori previsioni si avverino.

Sfera di cristallo. Profezie autoavveranti?

Le profezie autoavveranti

È stato un sociologo americano, Robert K. Merton a definire la profezia che si autoavvera:

una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità.

L'esempio tipico è questo: metti che cominciano a girare voci sull'imminente fallimento di una banca. Queste voci sono completamente false, ma la gente comincia a crederci. Cosa faranno i correntisti di quella banca? Andranno tutti allo sportello a ritirare i loro risparmi per paura di perderli.
Ma proprio questo - cioè il fatto che tutti i clienti si precipitano a riprendersi i loro soldi - farà si che la banca fallisca davvero.

Interessante, non è vero?
Queste profezie esistono in ambito sociale ma anche in quello più personale, tant'è che anche la psicologia se ne è interessata.
Per esempio un uomo molto geloso assilla la fidanzata pensando di essere tradito. In verità la fidanzata è fedele, ma il comportamento dell'uomo diventa così fastidioso che piano piano lei si allontana da lui, trova qualcun altro, e lo lascia.

Oppure prendiamo una persona convinta che i colleghi di lavoro stiano tramando alle sue spalle. Comincia a comportarsi in modo circospetto, diventa diffidente. La sua attenzione è sempre concentrata nel cercare di cogliere sul fatto pettegolezzi e dicerie sul suo conto. Le persone attorno, dopo un po', cominceranno a notare questo suo comportamento così rigido e innaturale ed è facile che a quel punto pettegolezzi e commenti poco lusinghieri diventino una realtà.

O un'altra persona ancora, sicura di essere poco attraente e quindi incapace di piacere. E quella che pensa di non essere mai all'altezza sul lavoro. Cosa fanno queste due persone? Rinunciano a farsi vedere. Si nascondono, non osano. E fatalmente nessuno li noterà, nel lavoro come nelle relazioni. Nessuna promozione e nessuna conquista per loro.

Tutte queste situazioni sono caratterizzate dello stesso meccanismo: mi convinco che qualcosa sia vero, mi comporto di conseguenza, le azioni che compio influenzano la realtà e fanno diventare vera la mia convinzione.

Un circolo vizioso

Non c'è quindi nulla di magico in queste profezie.
Se sembrano inspiegabili è perché spesso noi siamo consapevoli solo di un pezzo del meccanismo, ma non lo vediamo per intero.
Capisco il mio pensiero, il mio timore (verrò tradito, verrò giudicato male, non conquisterò quella persona, non avrò una promozione).
Capisco quello che succede (sono stato tradito, giudicato male, non ho conquistato quella persona, non ho avuto la promozione).
Ma quello che non sempre si vede è quello che ci sta in mezzo, cioè le nostre azioni. Già perché sono quelle che hanno fatto avverare la profezia, non una magia :)

Il punto dolente di queste profezie è che tendono a ripetersi e a rafforzarsi nel tempo. Si crea un circolo vizioso: ho una convinzione negativa, mi comporto in un certo modo, il mio comportamento determina esattamente il risultato che io temevo, e questo rafforza la mia convinzione negativa iniziale.

Più pensi di fallire, più fallirai. Più temi il giudizio degli altri, più verrai mal giudicato. Più pensi di essere stupido, peggio riuscirai nello studio. Più ti senti inadeguato, più l'intero mondo ti dirà che lo sei veramente.

Insomma un bel pasticcio, una spirale negativa.

Come se ne esce?

Svelare le zone d'ombra

Certe convinzioni sono così radicate dentro di noi da produrre azioni automatiche, di cui siamo poco o nulla consapevoli. Vediamo solo il risultato finale, non il processo. E il risultato finale ci fa dire: ecco vedi? Avevo ragione! Quella cosa non la so fare. Questo obiettivo è troppo per me. Sono negata è inutile che ci provo.
Certi pensieri agiscono al di sotto della soglia di coscienza.
Quindi la prima cosa da fare è acquisire consapevolezza. Gettare luce sulle nostre zone d'ombra. Capire quali sono le convinzioni negative radicate dentro di noi. Più sono nascoste in profondità, più fanno male, e più sono difficili da vedere.

Poi possiamo cominciare a osservare quali azioni, quali comportamenti, quali scelte portiamo nella realtà, perché guidati dalle nostre convinzioni. In che modo le idee più profonde - quelle positive e quelle negative - influenzano il mio comportamento? In che modo una convinzione negativa su di me, mi porta a fare certe cose e non altre?

E infine, mano a mano che si fa luce, si può cominciare a cambiare un po'. A correggere le azioni, a variare gli schemi alla luce della consapevolezza acquisita.
Questo è il passaggio più difficile, ed è perfettamente normale che costi tanta fatica. Magari siamo diventati bravini a guardarci dentro... ma abbiamo poi il coraggio di cambiare, anche di poco, i nostri comportamenti?

È importante sottolineare che sono le azioni che facciamo ogni giorno a determinare in buona parte i risultati. Se perdiamo di vista il rapporto tra il pensiero e le azioni, allora possiamo fare anche un meraviglioso lavoro di introspezione. Ma se non si traduce sul piano dell'azione, resta fine a stesso.

Tutto questo è - come sempre in questo blog - il mio cammino, e non la verità rivelata.
Ecco le strategie che sto utilizzando io per lavorare sulle mie convinzioni limitanti e per evitare che si trasformino in profezie che si autoavverano.

7 strategie per non cadere nella trappola delle profezie che si avverano da sé

1. Tenere un diario. Annotare brevemente come è andata la nostra giornata, cosa abbiamo fatto, come ci siamo sentiti, cosa è successo attorno a noi, può aiutarci a identificare meccanismi automatici, situazioni che si ripetono. Momenti della giornata in cui è stata la paura o una inutile preoccupazione e dettare il nostro comportamento. Il diario può diventare un prezioso strumento di osservazione.

2. Lasciare andare il passato. Se hai sperimentato una situazione negativa, un insuccesso, un fallimento (magari più di una volta nello stesso campo) è possibile che tu sia convinto che le cose, per te, debbano andare sempre così. Sappi che invece non c'è nessuna legge che dica questo. Il passato è passato. Lo puoi lasciare andare. Per quanto dolorose possano essere state le tue esperienze non c'è nessuna reale motivo per cui si debbano ripresentare costantemente nella tua vita.

3. Imparare dal passato. Se lasci andare il passato, puoi diventare capace di osservarlo con distacco. Puoi tornare su una esperienza negativa, su un fallimento, e comprendere quali azioni e quali scelte (o spesso quali rinunce) ti hanno portato a un risultato indesiderato. Non ti biasimare per questo. Piuttosto impara. Ricorda l'errore e cerca di non ripeterlo. Il passato non lo puoi più scrivere, il futuro sì.

4. Ascoltare il dialogo interiore. Il pensiero si esprime come un dialogo tra te e te. Anche se non te ne accorgi, ti dici continuamente delle cose, esprimi giudizi su te stesso e su quello che succede. Puoi ascoltare questo dialogo interiore. Se ti sorprendi a pensare cose del tipo: tanto so già come andrà a finire, è inutile, questa cosa non fa per me, è sempre la stessa storia, drizza le antenne e fai attenzione, perché stai rischiando di cadere vittima delle tue stesse convinzioni.

5. Guardare in faccia le paure. Forse c'è qualche timore che ti blocca, che ti confonde le idee, che ti mette in ansia.
Io non penso che le paure vadano negate, o scacciate. Penso al contrario che vadano osservate ben bene. Cosa temi? Di fallire quell'obiettivo così importante? Di essere mal giudicato? Di andare male all'esame? Che la tua storia d'amore finisca?
Guarda questi timori e fatti delle domande: ci sono dei motivi reali, oggettivi per temere quello che temi?
E se fosse veramente così? Se la tua paura si rivelasse vera? Sarebbe davvero così terribile? Nessuna delle cose scritte sopra, per esempio, è la fine del mondo.
Domandati: quale è la cosa peggiore che può succedere?
Scoprirai facilmente che buona parte delle tue paure sono infondate e che la maggior parte delle cose di cui hai paura, alla fine, non sono poi così terribili (in fondo sai perfettamente che le cose di cui avere veramente paura sono così poche che si contano sulle dita di una mano).

6. Meditare. Se è vero che la meditazione serve a portare presenza mentale nella vita di tutti i giorni, allora sicuro che è molto utile rispetto ai problemi di cui stiamo parlando. Se sei presente a te stesso è più probabile che tu riesca a identificare i tuoi pensieri e il modo in cui una convinzione negativa può portarti a mettere in atto comportamenti che finiscono con il produrre esattamente il risultato che temevi.

7. Sperimentare. (E qui casca l'asino). Per me è la cosa più difficile. Le mie convinzioni, i miei pensieri, le azioni che compio di conseguenza, sono il mio modo di essere. Anche se ne colgo gli aspetti negativi, anche se ne pago le conseguenze, in fondo la mia mente è abituata a questo e in qualche modo fa sempre resistenza al cambiamento. A volte la mia parte razionale sa perfettamente qual è la cosa giusta da fare, ma poi non lo faccio, mi racconto un sacco di scuse, perché ho troppa paura di uscire dai miei schemi di comportamento.
E quindi bisogna spingere un po', provare, sperimentare, sbagliare.
Le cattive profezie di cui ho parlato in questo articolo, non si avverano per il solo fatto che le abbiamo pensate. Si avverano grazie al nostro comportamento. E quindi prima o poi, se vogliamo disinnescare la bomba, è sul versante delle azioni che bisogna impegnarsi.

Insomma bisogna osare. Ci sono casi (per esempio è spesso il mio caso) in cui la profezia che si avvera da sè non è altro che una rinuncia ad affrontare le situazioni.
Quante volte sul lavoro, nelle relazioni, nelle tue passioni, hai sentito la spinta ad alzare la mano e dire: hey io sono qui, e invece hai abbassato lo sguardo, hai rinunciato, non hai osato... e ti sei ritrovato con il solito pugno di mosche in mano.

A questo proposito ti voglio lasciare con questo video.
Non è altro che la pubblicità di una qualche catena di grandi magazzini peruviana. Ma ha molto da dire ;)


(L'immagine è di jacinta lluch valero via Flickr)