Esiste uno strumento facile da utilizzare, alla portata di tutti e a costo zero per aiutarci a prenderci cura di noi stessi: scrivere.

Non è la soluzione definitiva a tutti i nostri mali, ma può essere un pezzetto delle cose che facciamo per stare bene e per mantenere il nostro equilibrio nel quotidiano.

Sono diverse le abitudini utili a prendersi cura di sé: per esempio fare movimento, mangiare bene, praticare mindfulness, passare un po' di tempo nella natura... ecco scrivere rientra tra queste attività benefiche. È uno strumento di introspezione e si tira dietro tutti i vantaggi della creatività.

Si può scrivere quindi per se stessi - un diario per esempio - o si può scrivere con l'intenzione di farsi leggere da qualcuno. Certo sono attività diverse, ma io credo che la scrittura possa essere benefica in entrambi i casi.

È un dato che ho tratto soprattutto dalla mia esperienza. Quando ho avuto i miei primi attacchi di panico (e ormai sono passati trent'anni...) scrivere mi ha aiutato molto. Non subito: nella fase più acuta della crisi pensavo solo ad arrivare a sera e a cercare di raccapezzarmi in quel casino che era diventata all'improvviso la mia vita. Dopo qualche mese però, quando avevo ripreso a funzionare più o meno in modo normale, cominciai a scrivere. E in quella fase non scrivevo diari, ma racconti. Qualcuno aveva spunti autobiografici, altri no, eppure sono stati fondamentali per me: avevo trovato un modo per incanalare in modo costruttivo le energie dell'ansia.

Perché scrivere fa bene?

È una domanda che mi sono fatta molte volte. Qualcuno ci ha anche studiato. Lo psicologo James Pennebaker ha dedicato diverse ricerche a questo tema, e alla fine ha messo a punto un esercizio preciso, con le sue regole, che ha chiamato esercizio di scrittura espressiva. Non mi ci soffermo perché ne ho già parlato. In sintesi lui ha scoperto che elaborare per iscritto le proprie emozioni – anche nel caso per esempio di traumi – ha degli effetti positivi e misurabili sul benessere psicofisico.

Perché succede questo? Perché cioè scrivere è terapeutico?
Io credo che ci sia un mix di motivi che si potenziano a vicenda. Ne ho identificati sette.

  1. Scrivendo ci mettiamo in contatto con noi stessi – e non è affatto una cosa scontata.
  2. Scrivendo impariamo a essere presenti: è un'attività che richiede concentrazione, che ci spinge a stare nel flusso, e, almeno per un po’, evitiamo che la mente trottoli di qua e di là e restiamo focalizzati.
  3. Quando scriviamo possiamo essere autentici: durante la nostra quotidianità dobbiamo impersonare molti ruoli, e questo a volte ci obbliga a indossare delle maschere. Quando scriviamo possiamo abbandonare tutti questi ruoli ed essere semplicemente noi stessi.
  4. Il linguaggio dà forma al pensiero e alle emozioni. Quello che abbiamo dentro si presenta come una materia incandescente, sempre in movimento, ci attraversa e non sempre lo possiamo vedere con chiarezza. Scrivere è un modo per fermare questo turbine e dargli una forma, e in questa forma lo possiamo anche finalmente guardare e conoscere.
  5. Usando il linguaggio per dare forma ai pensieri e alle emozioni -  e anche ai ricordi – nello stesso tempo prendiamo distanza. Finché ci resta tutto dentro ci identifichiamo pienamente con questo flusso che ci attraversa, scrivendone lo possiamo guardare un po’ più da lontano.
  6. Non solo lo guardiamo, ma lo trasformiamo: anche quando scriviamo di cose che crediamo di conoscere molto bene, nell’atto di scrivere in qualche modo i ricordi e i vissuti si modificano. Questo non significa mentire, ma guardare con occhi diversi, cambiare la prospettiva.
  7. Scrivere è un atto creativo e questo può dare una soddisfazione profonda. Una cosa scritta è lì, l’abbiamo fatta noi, è il prodotto del nostro impegno e della nostra interiorità – è frutto della nostra operosità e della nostra immaginazione. Rileggere quello che abbiamo scritto può essere molto gratificante (come fare un bel disegno, una sciarpa a maglia, o ridipingere un vecchio mobile).

Tutti questi punti riguardano lo scrivere in sé, come attività privata. Ma se poi facciamo anche il passo successivo, se una parte di quello che scriviamo lo facciamo diventare un racconto, una storia per un pubblico, allora si aggiunge anche tutta la bellezza di comunicare. Di intrattenere, divertire, emozionare, accompagnare qualcuno con le nostre parole.

I blocchi della scrittura

Prima ho scritto che scrivere è un'attività alla portata di tutti. È vero, ma è vero nello stesso tempo che si può essere bloccati davanti all'idea di scrivere, o comunque un po' intimoriti. Ci si ritrova così schiacciati tra il desiderio di scrivere e i dubbi sulle nostre capacità.

Tendiamo, anche senza rendercene conto, a proiettarci all'esterno troppo presto. Invece di pensare a scrivere per dare forma a pensieri, emozioni, immagini, ci domandiamo subito se quello che stiamo scrivendo è buono, se va bene, se siamo capaci, se possa interessare a qualcuno perché magari un giorno ci piacerebbe pubblicare o comunque farci leggere.

E ok, questo è naturale, va anche bene, ma se ci andiamo a guardare è proprio qui che si va a formare un blocco. Invece di scrivere e basta stiamo lì ad arrovellarci in mille pensieri e dubbi, e va a finire che questi prendono il sopravvento e rinunciamo a scrivere prima ancora di avere provato davvero.

Ripensando al processo che mi ha portato a diventare una persona che scrive sempre - sia scritture private che pubblicazioni - ho capito che il primo passo da fare per superare i blocchi e le resistenze è lavorare sull'abitudine a scrivere. Che sia un diario, esercizi liberi, lettere, memorie, bozze di qualcosa o frammenti di qualcos'altro... non importa. L'importante è prendere dimestichezza con la scrittura, farla diventare un gesto naturale, un mezzo normale per esprimerci e per comunicare. Poi da qui si può partire per ragionare su come scrivere meglio, su come rendere la nostra scrittura più efficace, interessante, coinvolgente.

È attorno a questo snodo che ho organizzato il mio Laboratorio di scrittura autobiografica che ho chiamato: Raccontami di te. Sarà un percorso da fare assieme, che partirà dalle fondamenta (creare l'abitudine a scrivere) e passo passo andrà verso la costruzione di un racconto autobiografico.

Come si trasforma un'esperienza personale in una storia? È questo il punto attorno al quale ho organizzato il programma del laboratorio. Nella convinzione che comunque, il primo passo da fare, è sempre quello di fare diventare la scrittura una modalità naturale di espressione.

Tutte le informazioni sul Laboratorio sono qui – > Raccontami di te! Laboratorio di scrittura autobiografica