La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla - Gabriel García Márquez

Se ti chiedessi di raccontarmi la storia della tua vita, come sarebbe?
Probabilmente cominceresti dall'inizio, dicendo quando e dove sei nato, cosa facevano i tuoi genitori, che scuole hai frequentato.

Ma al di là di una manciata di dati oggettivi, quando raccontiamo la nostra vita a qualcuno - o a noi stessi - ciò che facciamo è interpretare gli eventi e dare loro un significato.

La storia della nostra vita non la pensiamo come tanti fatti che si susseguono nel tempo. Pensiamo invece a cause e conseguenze. Ci sono i momenti di svolta e i periodi di stasi. Immaginiamo la vita divisa in capitoli: l'infanzia, l'adolescenza, l'età adulta. Oppure: il lavoro, la famiglia, l'amore, le passioni.

Quello che facciamo è costruire un racconto, una narrazione.
Non troppo diversa, in fondo, da una storia raccontata in un libro o in un film.


Storytelling. Una mano che stringe un vecchio libro

Perché le storie sono importanti

Qualche giorno fa al cinema è uscito un nuovo episodio della saga di Guerre Stellari. Ormai sono quasi quarant'anni che ci raccontano questa storia, che con il tempo è diventata decisamente un cult.

Il successo di Star Wars è cominciato nel lontano 1977, con il primo film della prima trilogia.

George Lucas - regista, sceneggiatore e ideatore della serie - dichiarò a quel tempo di essersi ampiamente ispirato, per costruire la storia, ai lavori di un certo Joseph Campbell.

Campbell non era uno scrittore di fantascienza né uno sceneggiatore e non aveva niente a che vedere con lo scintillante mondo di Hollywood. Era uno studioso di storia delle religioni e si era occupato soprattutto dei miti. Ispirato alle idee Jung sugli archetipi, Campbell si era accorto che molti miti - pur appartenendo a popoli e a religioni diverse - si somigliavano molto tra di loro.

C'è una storia che l'umanità si racconta fin dalla notte dei tempi. È la storia dell'eroe che viene chiamato a svolgere un compito importante, più grande di lui. Così abbandona il mondo che conosce per avventurarsi nell'oscurità, dove affronta delle prove, si confronta con una figura superiore, e infine torna a casa con un dono, una vittoria, la soluzione del problema.


Guerre stellari. Poster del primo film

Guerre stellari - Poster del primo film

È una storia forte, che affascina gli esseri umani nel profondo e che viene raccontata da sempre, in varianti diverse, ma con gli stessi elementi di fondo.

Campbell approfondì questo tema in un libro uscito nel 1949: L'eroe dai mille volti. Un libro che a un certo punto cominciò a essere studiato da chi per lavoro si occupava di capire quali fossero gli elementi giusti per costruire una buona storia.

Al lavoro di Campbell si è ispirato anni dopo Chris Volger, uno sceneggiatore e analista di storie che lavorava per la Disney, nel libro: Il viaggio dell'eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema.

L'Odissea, la Divina Commedia, Il Signore degli anelli, Guerre stellari, Harry Potter, Il mago di Oz... raccontano tutti la stessa storia, con gli stessi personaggi, e lo stesso sviluppo narrativo. Se riduciamo tutte queste opere all'osso vediamo che si somigliano molto.

Ma non sono solo le storie epiche o di avventura ad avere questa trama comune. Moltissimi dei film e dei romanzi che leggiamo, anche di generi molto diversi tra loro, hanno sottesa la stessa struttura, qualche volta ben camuffata ;)

Il viaggio dell'eroe affonda le radici nella storia dell'umanità e ce lo portiamo dentro come archetipo. Ecco come lo spiega Volger nel suo libro:

I personaggi che si ripresentano nei miti di tutto il mondo - vale a dire il giovane eroe, il vecchio saggio, la persona che cambia aspetto (il mutaforme) e l'antagonista nell'oscurità - sono uguali alle figure che si affacciano nei nostri sogni e fantasie. Ecco perché le leggende e la maggior parte delle storie costruite seguendo i modelli della mitologia riecheggiano certe verità psicologiche.
Tali storie rappresentano modelli precisi del funzionamento della mente umana, sono delle vere e proprie mappe della psiche, psicologicamente valide ed emotivamente realistiche, anche quando ritraggono avvenimenti fantastici impossibili e irreali.
Ciò spiega il potere universale di tali racconti. Storie basate sul modello del viaggio dell'eroe esercitano un fascino su tutti, perché scaturiscono da una fonte universale, l'inconscio collettivo, e riflettono preoccupazioni universali. Affrontano le domande tipiche dell'universo dei bambini: chi sono? da dove vengo? dove andrò quando morirò? cosa è bene e cosa è male? cosa devo fare riguardo a ciò? come sarà il domani? che fine ha fatto il mio ieri? c'è qualcun altro là fuori?

Ora uno potrebbe dire: ok, bello tutto, ma io non scrivo storie, quindi cosa mi importa di tutto questo?

Tutti noi almeno una storia la scriviamo: quella della nostra vita. Siamo protagonisti assoluti di questo film. Siamo noi gli eroi di questo viaggio e come lo raccontiamo a noi stessi è tutt'altro che irrilevante.

Che storia ti racconti?

Il mito non lo ritroviamo solo nei romanzi o al cinema. Ci sono anche i miti personali, cioè le storie che raccontiamo a noi stessi per dare un significato alla nostra vita.

C'è un filone della psicologia, che si chiama appunto psicologia narrativa che studia proprio il racconto che le persone costruiscono della propria vita.

La vita è complicata: in ogni momento accadono attorno a noi un sacco di cose. Per potere fare affidamento sulla nostra esperienza abbiamo bisogno di trarne un significato, e il modo con cui lo facciamo - ci dicono questi studiosi - è strutturando la nostra vita come una storia.

Storytelling e autobiografia - Un libro aperto
Pensando alla storia della nostra vita non facciamo altro che ricostruire il passato e immaginare il futuro così da dare alla nostra vita unità, scopo e significato.

Come costruiamo questa storia tutto sommato non dice poi molto riguardo cosa è stato veramente il nostro passato. Dice moltissimo invece sul nostro presente, sulla persona che siamo oggi, e sul prossimo futuro.

Le storie di redenzione

Dan McAdams, professore di psicologia alla Northwestern University, ha passato molti anni studiando le storie di vita degli americani e ha visto che anche nei miti personali ci sono storie ricorrenti.

Una di queste - la più importante e potente secondo McAdams nella cultura americana - è la la storia della redenzione, del riscatto.

Storie che cominciano con emozioni fortemente negative - paura, senso di colpa, inadeguatezza, vergogna, disperazione - che però a un certo punto diventano il motore di cambiamenti importanti e positivi.

Così come lo sceneggiatore Chris Volger ha identificato con precisione quali sono i passaggi chiave del viaggio dell'eroe, anche lo psicologo Dan McAdams ha trovato una sequenza ricorrente nelle storie di redenzione.

Al centro ci sono situazioni difficili - malattie, abusi, povertà, lutti, ingiustizie, disagio - e una svolta: scoprire che proprio da queste difficoltà nascono cose positive. La sofferenza viene riscattata.

Mc Adams ha scoperto che c'è un tipo preciso di persona che tende a rivedere la propria vita in questo modo: persone adulte, molto produttive e fortemente impegnate nei confronti delle nuove generazioni. Persone che sentono di avere avuto una seconda possibilità nella vita e che da adulti si impegnano affinché altri abbiamo questa seconda possibilità.

E si tratta - dice lo studio di Mc Adams - di persone soddisfatte, con un alto livello di benessere psicologico.

Le persone che mostrano livelli alti di soddisfazione nella vita e di altri indicatori di benessere, non necessariamente raccontano di una vita dominata dalla felicità e dalle emozioni positive (...). Le loro invece sono storie che hanno fatto i conti con la sofferenza e che hanno interpretato questa sofferenza come qualcosa che portava benefici.

Una donna lasciata dal marito: ha sofferto molto per il divorzio ma poi ha incontrato la persona meravigliosa con cui sta adesso.
Un uomo povero in gioventù: è stata la povertà ad avere forgiato la forza del suo carattere.
Un alcolizzato è riuscito a smettere e ora ha la forza e le capacità per aiutare altri nelle stesse difficoltà.
Un sopravvissuto al cancro, sconfiggendo la malattia ha riscoperto il piacere di vivere nelle piccole cose.

Tutte queste storie potrebbero essere anche raccontate diversamente, senza modificarne di una virgola i fatti.
La donna divorziata potrebbe ricordare solo la delusione e il dolore dell'abbandono e parlare del suo secondo matrimonio come di un ripiego.
L'uomo nato povero potrebbe riflettere sul fatto che se avesse avuto i mezzi adeguati fin da bambino chissà quale brillante carriera avrebbe potuto intraprendere.
L'ex alcolista potrebbe insistere su quanto la sua salute sia rimasta compromessa a causa delle bevute.
Il sopravvissuto a una grave malattia potrebbe sentire di avere perso, tra ospedali e terapie, tempo prezioso per la sua vita.

I fatti sono quello che sono, e certo hanno il loro peso. Ma anche la storie che ci raccontiamo riguardo questi fatti hanno la loro importanza.

L'idea non è pensare positivo o trovare a tutti i costi del bello e del buono nella sofferenza. Non direi mai che abbandoni, povertà, malattie, fallimenti siano eventi positivi. Piuttosto mi viene da dire che tutti noi siamo esposti a queste (o altre) situazioni negative. A tutti tocca passare attraverso qualche piccola - o grande - tragedia, nessuno è immune.

Ogni persona però può tessere la trama della propria vita con i significati più diversi. E questi significati sono importanti, a volte anche di più dei fatti che li hanno generati.

Rivisitare la memoria

Hai visto al cinema il film Inside Out? Ne ho parlato anche qui sul blog nell'articolo dedicato alle emozioni.
Nel film, una delle più grandi preoccupazioni di Gioia era evitare che Tristezza toccasse i ricordi della protagonista, per non rovinarli.

Ma se un ricordo riguarda qualcosa che è già accaduto, lo possiamo forse cambiare? In meglio o in peggio?

In un certo senso sì: nel ricordare, interpretiamo sempre quello che ci è successo. Siamo anche selettivi riguardo le cose che ricordiamo e quelle che scordiamo. E le emozioni collegate ai ricordi possono cambiare nel corso del tempo.

Posso ricordare oggi con grande amarezza un fallimento del passato, pensando a quanto sia stato brutto e alle conseguenze negative che ha avuto sulla mia vita.

Ma forse domani tornerò sullo stesso ricordo con un moto di compassione e simpatia verso la persona che ero, e ripensandoci mi accorgerò che in fondo non era successo niente di grave.


Autobiografia memoria vecchie foto


Ognuno di noi ha costruito uno o più miti personali. Alcuni sono miti positivi, come le storie di redenzione analizzate da Mc Adams. Altri possono essere negativi: siamo stati sempre delle vittime, abbiamo fallito in ogni cosa, non siamo mai stati amati.

In ogni caso - è bene saperlo - sono solo storie, non verità oggettive. Gli eventi da soli non costruiscono una storia. Sono invece una selezione e una interpretazione degli eventi.

I nostri miti personali sono pieni di bias, distorsioni, errori.

I miti personali sono costruzioni, e proprio per questo possono essere cambiati.

Come?

La psicoterapia è anche questo: un ambiente protetto in cui raccontarsi. Settimana dopo settimana, racconto dopo racconto, si rivisitano molte cose della propria vita. Certi miti personali - magari negativi e limitanti - che si erano formati e solidificati nel corso degli anni ne possono uscire profondamente trasformati.

Ma anche senza scomodare la psicoterapia possiamo darci da fare con qualche strumento casalingo.

Alcuni degli esercizi di scrittura autobiografica di cui ho parlato qui sul blog possono aiutarci a scrivere - o a riscrivere - il racconto della nostra vita.

L'esercizio di scrittura espressiva ideato dallo psicologo James Pennebaker, per le situazioni e i ricordi difficili: ci aiuta ad analizzare le emozioni e a collocare quello che ci sta succedendo all'interno di un nuovo quadro di significati.

Ma anche l'esercizio del futuro: immaginare - e scrivere, o anche raccontare qualcun altro - come potrebbe essere la nostra vita in futuro se le cose andassero così come desideriamo. Utile soprattutto quando siamo in quelle situazioni in cui ci sentiamo senza via di uscita. Immaginare uno scenario migliore per domani aiuta a mobilitare oggi le risorse necessarie per cercare di renderlo reale.

Possiamo imparare a guardare alle storie che ci raccontiamo per quello che sono. Non verità oggettive, ma miti personali. Li abbiamo costruiti nel tempo, di certo a partire da cose che ci sono successe veramente, che poi noi abbiamo colorato, interpretato, rimaneggiato. Qualche volta - come bravi attori - abbiamo anche imparato una parte, quella più adatta alla storia di quel momento. E abbiamo continuato a recitarla per anni, anche quando era ormai diventata come un vestito vecchio e inutile.

Se riusciamo ad acquisire la capacità di guardare al nostro passato con occhi nuovi possiamo forse mettere da parte qualche vecchia storia ingombrante e inutile e rimettere in viaggio il nostro eroe.

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