Newsletter - Luglio 2025
Spero mi perdonerete questo titolo un po’ provocatorio e da non prendere alla lettera. Mi è venuto in mente pensando a una piccola disavventura che ho vissuto e che vi racconto in breve.
Ero partita per trascorrere qualche giorno a Napoli. Non dovevo essere sola, ma all’ultimo momento ci sono stati dei contrattempi. Avrei potuto rinunciare (e col senno di poi forse sarebbe stato meglio), ma in quel momento ho deciso di partire comunque. Non era la prima volta che viaggiavo da sola, quindi non mi sembrava una scelta azzardata.
A sorprendermi non è stata la città, che ho trovato bellissima, ma l’alloggio: apparentemente perfetto, ma in realtà umidissimo. Sembrava di stare in una cantina. Anzi peggio, in una grotta. L’umidità - combinata con un fortissimo profumatore (probabilmente usato per coprire l’odore di muffa) - era molto fastidiosa.
Dopo la prima notte mi sono svegliata in preda a un’ansia fortissima. L'anticamera del panico. Non è bello trovarsi da soli lontano da casa in quello stato, ma ho fatto quello che so fare: ansiolitico, calma, niente pressioni. Tisane, televisione, silenzio. Cibo a piccole dosi. Nel pomeriggio ho iniziato a stare meglio e sono uscita.
Ho camminato, visitato il Palazzo Reale, sono scesa verso il mare, ho scattato qualche foto. Poi supermercato, e rientro.
Appena ho varcato di nuovo la soglia dell’appartamento ho capito con certezza che lì non ci volevo restare. L’odore, l’umidità, i vestiti bagnaticci…
Quel posto mi trasmetteva delle sensazioni troppo sgradevoli. Ho cercato subito un albergo ma non ho trovato nulla. Allora ho pensato a un piano B: passare la notte lì, portare la valigia in stazione la mattina presto, godermi comunque la giornata e poi tornare a casa.
Il giorno dopo pioveva. Ho rifatto la valigia, aspettato una tregua e sono uscita per cercare un taxi. Ho lasciato il bagaglio in stazione, sono andata al Duomo e da lì ho passato una giornata bellissima. Ho visitato la cappella San Severo (avevo già i biglietti e sarebbe stato un peccato perderli), ho camminato per i vicoli, guardato le bancarelle, mangiato una caprese memorabile, scoperto una libreria super carina, scattato foto a cortili nascosti. E quando si è fatta sera, sono tornata lentamente verso la stazione.
Non posso dire che sia stata una bella vacanza. Due notti, qualche centinaio di euro buttati, lavatrici a ciclo continuo per togliere quell’odore dai vestiti. Ma dal momento in cui ho deciso di andarmene, l’ansia è sparita. Del tutto.
Mi sono sentita lucida, autonoma. Ho salvato il salvabile e, in un certo senso, mi sono anche divertita. Ho scelto io. Avrei potuto dirmi: “Dai, resisti, non è niente”, oppure lasciarmi sommergere dalla frustrazione per tutto quello che era andato storto. Invece ho ascoltato cosa mi faceva stare male, e ho agito.
E questa cosa — prendere una decisione, gestire l’imprevisto, scegliere per sé — è un potente antidoto contro l’ansia.
Non ti sto consigliando di cercare guai per esercitarti a uscirne. Ma se capita, non è male sapere che affrontare un disagio, anche piccolo, può lasciarti con una sensazione di forza e fiducia che vale più di mille rassicurazioni.
Non sto dicendo che bisogna sempre “esporsi” o “mettersi alla prova”. Alcune situazioni in realtà fanno solo male, e basta.
Ma se si tratta di un disagio che riesci a reggere, qualcosa che è fuori dalla tua zona di confort ma non troppo oltre, allora affrontare la situazione con decisione può lasciarti con una sensazione di forza, di padronanza. È come un muscolo che si allena.
Naturalmente è tutto soggettivo. Ognuno ha il suo livello di soglia. Qualcuno più abituato di me ai viaggi in solitaria potrebbe sorridere di questa storia. A qualcun altro, altro contrario, potrebbe sembrare insostenibile.
Ma non è questo il punto.
Il punto è: quando ascolti davvero come stai, e agisci di conseguenza — senza forzarti, senza sminuirti — l’ansia si ridimensiona. Si fa più piccola, più gestibile, perché sei tu al comando.
Ifalik di Francesco Grandis
Ho sempre proposto in questo spazio libri piuttosto conosciuti e consolidati. Io però leggo anche autori meno affermati, e spesso mi capita di scovare delle perle.
È stato così con Ifalik, che ho comprato a maggio al Salone del libro e che ho divorato in due giorni.
L’autore è Francesco Grandis, di cui avevo già letto e apprezzato il primo libro "Sulla strada giusta".
La storia di Ifalik comincia con un bambino che viene svegliato nel cuore della notte dal padre, e finisce con il trovarsi abbandonato in un luogo che non può esistere: una sorta di grotta all’interno della quale si nasconde un’isola. Il bambino ha con sé solo un pulcino di pezza, ma qualcuno sembra avere predisposto l’isola per accoglierlo: ci sono delle casette sulla spiaggia, riserve di cibo, acqua, dei libri.
E qui comincia l'avventura...
Mentre leggevo mi sono domandata diverse volte che tipo storia avevo per le mani.
Un romanzo di formazione? Un fantasy? Una fiaba come metafora della crescita?
Difficile dirlo perché c’era sempre qualcosa fuori posto. Ricordi del passato, l’isola che forse non è quello che sembra.
Però intanto il bambino è lì, da solo, parla con il suo pulcino (che a un certo punto comincia a rispondergli) cerca di sopravvivere e si domanda perché è stato abbandonato.
Poi, quando si arriva alla verità, questa ci appare da un lato sorprendente, e dall’altro necessaria: difficile pensarne una diversa.
È un romanzo breve – non poteva essere altrimenti – con capitoli di poche pagine che ti sospingono in avanti per capire cosa sta succedendo, e nel frattempo non puoi fare a meno di affezionarti al protagonista, e di provare rabbia verso chi lo ha lasciato solo e imprigionato in un luogo da cui sembra impossibile uscire.
È un libro di cui è anche difficile parlare, perché non si può dire di cosa tratta veramente, lo si può solo scoprire leggendolo.
Scrivere a settembre? ✍🏻
A giugno è uscito Esercizi per imparare a raccontarsi, il quarto volume dei Quaderni per fiorire, tutto dedicato alla scrittura autobiografica.
So che l'estate non è il momento in cui ci si tuffa con entusiasmo nei progetti ambiziosi. Però la creatività ha i suoi tempi, leggere adesso qualcosa di ispirante e allo stesso tempo pratico, potrebbe essere la mossa giusta per partire a settembre con il piede giusto.
È un librino breve, te lo leggi anche sotto l'ombrellone, magari per ora salti gli esercizi, ma intanto le cellule grigie del cervello cominciano a lavorare, e a settembre parti per davvero.
Io te l'ho detto ;)
Penso davvero che ognuno abbia una storia da raccontare, ma serve un modo per farla uscire. Fiducia, costanza e i ferri del mestiere.
Il Quaderno lo trovi su
Se invece l’hai già letto e ti è piaciuto, una breve recensione (bastano due righe) sarebbe veramente un bel regalo!
📌 Con l'occasione ho anche riaperto il canale Telegram per parlare di scrittura. Qualcuno se lo ricorderà, per un anno circa ho tenuto una rubrica con idee, consigli e spunti per chi vuole scrivere. Ci sentiamo qui – > Canale telegram
Entro la fine dell'anno ci saranno delle novità su questo tema, ho un sacco di idee e non vedo l'ora di parlarne.
Al momento però devo mordere il freno perché sono totalmente immersa nella revisione del nuovo romanzo. Questi due mesi saranno decisivi per finire. Poi forse potrò alzare un attimo la testa per pensare anche ad altro.
Spero che in questa lunga newsletter ci sia anche solo una parola, o una frase che porti beneficio. Questi non sono più tempi di calma e di letture lente, e so bene che solo poche persone una newsletter così lunga se la leggono tutta.
Ma, appunto, non è importante. Basta solo che un piccolo seme attecchisca, e il mio lavoro l'ho fatto ;)
Vi auguro una buona estate, ci risentiamo comunque puntuali la prima domenica di agosto.
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