Prestare attenzione al mondo non è vocazione esclusiva dell'artista ma di chiunque lo consideri un luogo degno di essere preservato [Jeffrey Kastner]

Poco tempo fa ho visitato il museo degli Uffizi a Firenze e lì ho notato una cosa che mi ha lasciata perplessa: molte persone visitavano il museo con lo smartphone in mano, si mettevano davanti a un'opera, la inquadravano, scattavano una foto, e poi passavano all'opera successiva. Stavano fermi davanti a ogni quadro una manciata di secondi, giusto il tempo per fotografarla, e poi passavano oltre. Alcuni si fermavano a scorrere le foto appena fatte, immagino per verificare che fossero venute bene e per scartare quelle brutte. In pratica guardavano i quadri solo attraverso il telefonino, e sembrava che fossero lì al solo scopo di rubare velocemente delle immagini da portarsi a casa.

Mi è sembrata una cosa davvero bizzarra, anche perché basta una veloce ricerca su internet per trovare le foto delle opere esposte, spesso fatte anche molto meglio di quelle che possiamo scattare noi con i nostri telefonini facendoci largo tra la folla.

Primavera di Sandro Botticelli (dipinto tra il 1477 e il 1482 circa)

Ora, anche io un paio di foto le ho scattate, a quadri che per vari motivi mi interessava rivedere e che temevo di dimenticare, ma non ho proprio capito il punto di andare fino a Firenze, smazzarsi ore di fila, stare in piedi per ore e invece di guardare i quadri scattare una foto dopo l'altra e via. Se qualcuno mi spiega l'arcano ne sarò per sempre grata.

Non siamo più capaci di stare attenti?

I fotografi compulsivi di quadri mi sono tornati in mente leggendo un libro che si intitola L'arte di vedere le cose intorno a noi, scritto da Rob Walker, giornalista e autore americano. Il libro ha un lungo sottotitolo esplicativo: 131 modi per trovare l'ispirazione, scatenare la creatività e scoprire la gioia nel quotidiano. Si tratta in effetti di una lunga carrellata di esercizi per imparare a guardarsi attorno: modi originali di osservare il mondo, ispirati in gran parte a idee e performance di vari artisti e creativi contemporanei.

La tecnologia e i nostro stile di vita tendenzialmente un po' frenetico sembra che abbiano un impatto negativo sulla nostra capacità di attenzione. È facile che la nostra mente tenda a essere sintonizzata su svariati canali contemporaneamente, e questo succede perché riceviamo di continuo una grande quantità di stimoli. Facciamo fatica a stare lì, a tenere la nostra attenzione fissa su quello che stiamo facendo, o guardando, senza sentire l'impulso a distrarci di continuo per leggere i messaggi sul telefono, dare un occhio alle notizie, scrollare due minuti i social o quel che è.

La nostra attenzione è continuamente divisa tra il mondo fisico in cui ci troviamo e quello al quale ci connettono i nostri dispositivi: e questo indebolisce le interazioni con il qui e ora, con le persone e con le cose ci sono vicine in questo momento.

Questo problema può essere più o meno sentito a seconda delle persone, e avere o meno una connessione con gli stati d'ansia. Di questo per esempio ha parlato Matt Haig, nel suo libro Vita su un pianeta nervoso, a cui ho dedicato un articolo qui sul blog.

Il libro di Rob Walker non si sofferma invece sulla analisi del problema, né offre soluzioni sulla scia della dieta mediatica o del minimalismo digitale. Cerca invece un punto di vista diverso: parte dall'assunto che prestare attenzione a quello che ci sta attorno sia un'opportunità.

Restare curiosi, connettersi con gli altri, interessarsi al quotidiano, notare quel che tutti trascurano: sono capacità fondamentali e nobili obiettivi. Ci ricordano la differenza tra guardare e vedere, tra sentire e ascoltare, tra accettare quel che il mondo ci offre e accorgersi di quel che per noi è importante.

La capacità di osservare è alla base di molti processi creativi e innovativi, ed è per questo che diverse grandi società offrono corsi di mindfulness ai loro dipendenti. Perché avere impiegati meno distratti e più focalizzati è sicuramente un beneficio.

Coltivare la curiosità e la capacità di attenzione può esserci di aiuto in moti modi. Ci aiuta a essere più calmi, a non disperdere le energie mentali in mille rivoli, a portare a termine i nostri compiti e anche a trovare il nostro punto di vista personale sul mondo.

L'arte di vedere le cose intorno a noi, dopo poche pagine introduttive, è tutto dedicato a illustrare esercizi per affinare le nostre capacità di attenzione e stimolare la curiosità, spesso ispirati a iniziative ed esperimenti fatti da diversi artisti dell'epoca contemporanea. 131 esercizi sono davvero tanti, anche solo da leggere, alcuni si somigliano tra di loro, e qualcuno non l'ho proprio capito in pieno; ma al di là di questi limiti, ci ho trovato davvero una marea di spunti e di riferimenti da approfondire.

Per questo articolo ne ho scelti alcuni che mi sono piaciuti particolarmente.

Eccoli.

1. Notare ogni giorno qualcosa di nuovo

È normale che quando ci muoviamo in luoghi familiari smettiamo di osservarli con attenzione. Ormai li conosciamo bene e hanno perso per noi qualsiasi interesse.

Un esercizio allora è quello di impegnarsi a notare ogni giorno qualcosa di nuovo durante percorsi che conosciamo bene, come il tragitto casa-lavoro. Cosa? Per esempio possiamo impegnarci a cercare le telecamere di sorveglianza (se ci sono), i carrelli del supermercato abbandonati, qualche targa commemorativa di cui non ci siamo mai resi conto, biciclette abbandonate, una pianta o un albero.

L'idea è di fare i nostri soliti giri tenendo comunque alta l'attenzione su quello che ci circonda, anche se siamo convinti di conoscerlo alla perfezione, e vedere che cosa scopriamo di nuovo in quello che avevamo sotto gli occhi senza averlo mai veramente guardato.

2. Guardare lentamente

Negli Stati Uniti ogni anno molti musei organizzano lo slow art day. I partecipanti vengono invitati a incontrarsi in un museo e a guardare un certo numero di opere (cinque in genere) per dieci minuti ciascuna. Poi i partecipanti discutono di quello che hanno visto.

Tutto il contrario di quel fotografa e fuggi di cui parlavo all'inizio. Potete provarci la prossima volta che vi capita di andare in un museo o a una mostra, oppure si può fare l'esercizio anche in altri posti.

Per esempio: guardare cinque prodotti esposti negli scaffali dei supermercati. O magari (visto che siamo in tempo di Covid e nessuno ha voglia di trattenersi in un supermercato più del necessario) possiamo farlo con oggetti che abbiamo a casa, o anche con le fotografie di quadri o di altre opere d'arte che possiamo trovare nei libri o su internet.

Sembra facile, ma dieci minuti sono lunghi. Alla fine è un po' un esercizio meditativo ed è interessante vedere la quantità di dettagli nuovi che si continuano a scoprire anche dopo avere osservato l'oggetto per diversi minuti.

3. Fuori dalla finestra

Dedicate dieci minuti a guardare fuori da una finestra, una che conoscete bene, a casa vostra o in ufficio. Studiate la vista, osservate cosa accade nello spazio al quale la finestra vi dà l'accesso. Fate un elenco delle cose che osservate e descrivete la scena.

4. Lasciare a casa il telefono

Con lo smartphone sempre in mano ormai è diventato normale scattare fotografie quando ci imbattiamo in qualcosa che ci piace, o che vogliamo ricordare. Si può provare per una volta a lasciare a casa il telefono, o a tenerlo in tasca, e provare a disegnare invece di fotografare.

Qualcuno può pensare che disegnare non sia un'attività per tutti, ma il punto non è fare un bel disegno, ma allenarsi a osservare. Se una cosa la devi disegnare, sei costretto a osservarla molto bene. Tra l'altro questo è anche uno degli esercizi che ho proposto nel Quaderno #1 Esercizi per calmare la mente.

Scoprirete che disegnare vi aiuterà a rallentare e arricchirà il vostro sguardo

5. Sedersi su una panchina

Andate in un luogo dove c'è un certo via vai di gente, per esempio un parco, sedetevi su una panchina (o anche al tavolino di un bar all'aperto) e scrivete tre cose che notate di ogni persona che vedete (se le persone sono troppe assieme, concentratevi su una alla volta).

Può essere un dettaglio fisico, qualcosa che la persona indossa, ma anche il tono di voce (se sta parlando), o un gesto.

Potreste notare degli schemi ricorrenti, ed eccezioni agli schemi stessi. Grazie a ciò che notate potreste imparare di più su voi stessi. Potreste scorgere qualcosa che vi sarà utile in futuro.

6. Ascoltare

Tra le varie pratiche di mindfulness, quella che personalmente preferisco è l'ascolto dei suoni. Non so perché, ascoltare i rumori mi viene bene, riesco a concentrarmi e mi piace, mi dà la sensazione di vita che scorre attorno a me mentre io sono ferma e calma.

L'esercizio consigliato nel libro L'arte di vedere le cose intorno a noi è di fare un inventario dei suoni: cominciare a fare caso a tutti i rumori, in casa e fuori, e fare un elenco scritto: per esempio io in questo momento posso sentire la ventola del computer, il ticchettio della tastiera, i passi di mio marito nell'altra stanza, il gatto che mugola nel sonno. Se uscissi di casa ci sarebbero un sacco di altri rumori a cui fare caso.

Notare i rumori e fare un inventario. Volendo passare al livello successivo, possiamo anche registrarli e diventare dei veri collezionisti di suoni.

7. Annusare

L'esercizio consiste nel fare una passeggiata olfattiva: camminare facendo attenzione agli odori. In genere il nostro senso dell'olfatto non è molto sviluppato, di certo non come quello di cani e gatti, per dire. Però una certa sensibilità agli odori la conserviamo, e gli odori fanno decisamente parte del mondo che ci circonda, anche se tendiamo a notarli solo quando sono particolarmente intensi o fastidiosi.

Per approfondire, questo è un sito interamente dedicato a come realizzare passeggiate e mappe olfattive.

8. Andare a caso

Oggi abbiamo un sacco di strumenti che ci permettono di organizzare fin nei minimi dettagli tutte le nostre attività: prenotare un treno, decidere dove andare in vacanza, in quale ristorante mangiare.

L'idea è di fare ogni tanto il contrario, e lasciarsi guidare dal caso. Andare in giro per un paese a caso, entrare in un ristorante a caso, partecipare a un evento a caso.

Un informatico di nome Max Hawkins ha addirittura creato delle applicazioni che lo aiutassero a scegliere cose a caso da fare: come chiamare, attraverso Uber, una macchina che lo portasse in un posto stabilito dall'App stessa, o prendere un evento a caso su Facebook tra quelli che si volgono nelle vicinanze e andarci. Un giorno finiamo a un corso di yoga e quello successivo a una degustazione vini o a una conferenza sugli etruschi... perché no?

Ma anche senza arrivare a tanto, possiamo semplicemente ricordarci di tanto in tanto di lasciarci guidare un po' dal caso, in particolare quando siamo in viaggio. Pianificare tutto e cercare di fare sempre scelte consapevoli può essere faticoso, lasciarsi andare al caso è liberatorio e può farci scoprire qualcosa.

Io che sono ansiosa tendo a stare meglio se ho tutto organizzato e programmato, eppure mi rendo conto di quanto sia faticoso farlo e soprattutto, le poche volte in cui invece mi lascio andare all'improvvisazione, spesso passo dal disagio alla soddisfazione e al senso di leggerezza: non casca il mondo anche se qualche cosa la faccio un po' a caso come viene.

9. Ascoltare con generosità

Ascoltare gli altri è un altro modo per allenare la nostra attenzione. Dedicare momenti di ascolto pieno e senza giudizio non è per niente facile, non rientra nelle nostre abitudini. Nelle conversazioni spesso non si ascolta veramente, invece si attende che sia il proprio turno per parlare.

Al tema dell'ascolto è dedicato un intero articolo qui nel blog. Qui aggiungo solo un piccolo trucchetto che ho trovato in questo libro: respirare. Soprattutto quando l'altro dice cose che ci fanno mettere sulla difensiva o che ci fanno venire voglia di reagire, ancoriamoci al respiro e continuiamo ad ascoltare.

Nota bene: nessuno dice che dobbiamo fare così sempre e con chiunque incontriamo. L'ascolto è una pratica, un esercizio che possiamo decidere di fare consapevolmente in un certo momento e in una certa conversazione. Porta inaspettati benefici alle relazioni, ma nessuno dice che si debba ascoltare in modo profondo e attento chiunque parli in ogni momento del giorno.

10. Ricordare

Questo esercizio mi piace tantissimo. Si tratta di esercitare l'attenzione non su qualcosa che abbiamo presente, ma su qualcosa del passato.

Prendi un viaggio che hai fatto almeno dieci anni fa, e cerca di ricordare tutti i dettagli. Prenditi un tempo lungo, un'ora, a ricordare senza consultare diari o fotografie. Ripensa ai posti visitati, le persone incontrate, le camere d'albergo, le cene, tutto quello che ti viene in mente, e scrivilo.

E poi, se è possibile, parla con la persona con cui eri in viaggio e confrontate i vostri ricordi. Pensa a come possono essere diversi i ricordi, e come alla fine in qualche modo noi scegliamo ogni giorno cosa ricordare.

11. Stare da soli in pubblico

Molte persone se non hanno compagnia rinunciano a fare le cose che vorrebbero. Suona strano andare a cena da soli, o al cinema o a una mostra. Eppure è un'esperienza che vale la pena fare, perché per molti aspetti è liberatoria. Ci fa scoprire per esempio che non siamo il centro del mondo e che non veniamo per forza additati e giudicati solo perché siamo soli.

Meglio ancora sarebbe riuscire a farlo - ma lì bisogna essere a un livello più avanzato - lasciando a casa lo smartphone, rinunciando così a quel fittizio senso di connessione che ci offre il telefonino, e anche allo schermo dietro cui nasconderci per mascherare l'imbarazzo. Al contrario possiamo tranquillamente guardarci attorno e vivere la nostra esperienza solitaria con maggiore intensità e presenza.

12. Esaurire un luogo

Lo scrittore francese Georges Perec era molto interessato al quotidiano e pare che si lamentasse del mondo dell'informazione che non prestava invece nessuna attenzione al mondo ordinario.

I giornali parlano di tutto tranne che del giornaliero. Quello che succede veramente, quello che viviamo, il resto, dov'è?

Se ci pensate è proprio così: i media parlano solo di cose fuori dall'ordinario (spesso cose brutte), e quando le notizie vengono rilanciate e discusse nella galassia dei social media, tendono a restituire una visione distorta della realtà. Non sempre ci rendiamo conto che le notizie non rappresentano il mondo che ci circonda nel modo corretto (e ne abbiamo parlato proprio l'altro giorno nel gruppo Facebook del blog).

Georges Perec, proprio per celebrare la quotidianità e per dedicare attenzione al mondo ordinario, ha scritto un piccolo libro che si intitola Tentativo di esaurimento di un luogo parigino, pubblicato nel 1975. Per scriverlo ha passato tre giorni in una piazza a Parigi e ha annotato tutto quello che vedeva. Persone, autobus, negozi, tutto. Per intenderci ne esce una cosa così:

I piccioni sono quasi immobili. È comunque difficile contarli ( 200, forse ); parecchi sono adagiati per terra, con le zampe piegate. È l’ora della toilette (con il becco, si spulciano il gozzo o le ali); qualcuno è appollaiato sul bordo della terza vasca della fontana.
Alcune persone escono dalla chiesa.
Ogni tanto sento dei colpi di clacson. La circolazione è, come si dice, fluida.
Siamo quattro su quattro panchine.
Per un attimo, il sole si è nascosto dietro una nuvola.
Due turisti fotografano la fontana.
Passa un pullman Paris-Vision a due piani
Il sole si è nascosto. C’è un po’ di vento

Forse è un libro noioso da leggere, ma alla fine è un po' una poesia del quotidiano, un ritmo scandito da gesti e accadimenti comuni, che possono di certo apparire di nessuna importanza ma che sono la materia di cui è fatta gran parte della nostra vita.

L'esercizio di Perec lo possiamo replicare. Basta una penna e un taccuino, andiamo a sederci al bar di una piazza e scriviamo tutto quello che accade attorno a noi.

+ 2

L'arte di vedere le cose intorno a noi, è una miniera di esempi per stimolarci a guardare in modo diverso alle cose che abbiamo attorno. Sono tutti modi per allenare la creatività, e per connetterci in modo più saldo con il qui e ora.

Di spunti interessanti ce ne sono fin troppi, ed è stato difficile scegliere. In conclusione a questo articolo ne voglio aggiungere altri due.

Una è l'opera di un illustratore di nome Brian Rea, che ha lavorato sul tema delle preoccupazioni e delle paure. Ha fatto un lungo elenco delle cose di cui si sentiva preoccupato; poi è andato a chiedere agli altri quali fossero le loro preoccupazioni.

Tutto questo è diventato un grande murale che con immediatezza mostra a ognuno come le proprie paure siano collegate a quelle degli altri.

Se volete vedere il risultato lo trovate qui.

Per finire, c'è questo cortometraggio, girato da due designer, Charles e Ray Eames (marito e moglie), che si chiama Potenze di dieci, e ci mostra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo a partire da una coppia che fa un pic nic in riva al lago.

Vi metto qui il video, dura otto minuti e la qualità dell'immagine è scarsa (perché è degli anni settanta), ma ne vale la pena.

Sempre sulla stessa idea c'è questa bella carrellata di fotografie dell'osservatorio astronomico di Bologna (che ha il vantaggio di essere aggiornata con le scoperte più recenti, e le foto sono nitide e belle).

Se tante volte quello che abbiamo attorno ci annoia, o ci sembra scontato, è perché non lo sappiamo guardare dall'angolatura giusta.