Per molte persone (e io sono tra quelle) conoscere il tema dell'introversione è stata una scoperta importante.

Prima di capire cosa significasse essere introversi, io mi facevo spesso domande su alcuni aspetti del mio carattere che mi sembrano strani perché molto diversi da quello che vedevo nelle altre persone.

  • Perché dopo una giornata di lavoro in ufficio non vedevo l'ora di restare sola, mentre le persone attorno a me avevano voglia di un aperitivo in compagnia?

  • Perché preferisco uscire con due o tre persone alla volta, e se siamo più di cinque spesso mi sento a disagio, mentre per gli altri sembra che valga la regola: più siamo, più ci divertiamo?

  • Perché se passo una serata con una compagnia numerosa per un po' sembra andare tutto bene, finchè a un certo punto mi spengo e non vedo l'ora di tornare a casa mentre tutti attorno a me sembrano ancora carichi e con la voglia di divertirsi?

  • Perché amo passare il fine settimana in casa, leggendo, sbrigando qualche faccenda, guardando la televisione, giocando al computer, mentre la maggior parte delle persone che conosco considera noioso passare così il tempo libero?

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  • Perché nelle riunioni di lavoro mi capitava spesso di avere la sensazione che il mio punto di vista non venisse preso in considerazione anche quando ero sicura che la mia idea fosse buona?

  • Perché se ho un'agenda fitta di impegni, anche se si tratta di impegni piacevoli, vado in ansia e sento invece il bisogno di mettere molto spazio tra un impegno e altro?

La risposta a tutte queste domande l'ho trovata qualche anno fa. Sono una persona tendenzialmente introversa. E questo significa che:

  • ho bisogno di stare da sola
  • le interazioni con le altre persone mi stancano
  • facilmente mi sento iper-stimolata e vado in difficoltà
  • tendo a parlare in modo pacato e prudente e questo, in certi contesti, fa sembrare quello che dico poco rilevante.

Prendere consapevolezza di questo è stato di grande aiuto, perché le risposte che mi davo prima a queste domande non erano esattamente carine. Erano del tipo: sei una persona pigra, sei asociale, sei insicura, sei poco interessante e non sai stare con gli altri. E quindi: devi cambiare, devi darti una mossa, devi imparare a essere più sciolta, devi imparare a importi.

Molti introversi si danno proprio queste risposte. Partono con il pensare: cosa cavolo c'è di sbagliato in me? e finiscono con l'impegnarsi in faticosissimi (e spesso inutili) tentativi di cambiare e di superare quello che - in parte a ragione - percepiscono come un limite.

Intendiamoci: a tutti piacerebbe sentirsi a proprio agio nelle relazioni, affrontare i rapporti con gli altri con atteggiamento spigliato, dinamico, sicuro; esprimersi in modo assertivo ed essere presi in considerazione.

Se però cerchiamo di passare sopra le nostre esigenze e i nostri bisogni cercando di modificare quello che in noi ci sembra sbagliato ci accorgiamo presto di non riuscirci.

Infatti, solo se conosci te stesso e i tuoi bisogni puoi rapportarti in maniera efficace agli altri.

Per chi è introverso è fondamentale quindi riconoscere come si è fatti e capire quali sono i punti di forza del proprio carattere.

Ma cominciamo dall'inizio: che cosa significa essere introversi? Ed estroversi?

Non sono scatole

Introversione ed estroversione sono considerati due tratti principali del carattere.

Introversione è la tendenza a rivolgere la propria attenzione verso l'interno, al proprio mondo interiore, alle emozioni e ai pensieri.

Estroversione è al contrario la tendenza a rivolgere la propria attenzione al mondo esterno, a quello che ci sta attorno e agli stimoli che da questo provengono.

Il primo punto da capire è che non si tratta di due scatole separate. Non esistono le persone del tutto introverse da una parte, e quelle del tutto estroverse dall'altra.

Intanto perché introversione ed estroversione sono sempre compresenti in ogni persona. Tutti noi, anche nel corso di una semplice giornata, siamo in alcuni momenti più rivolti verso l'interno e altri più rivolti verso l'esterno. Si tratta di una dinamica normale che fa parte della nostra vita.

Esiste una tendenza, quella a essere più o meno estroversi (o più o meno introversi), e va considerata come una linea continua. A un estremo c'è la massima estroversione, all'estremo opposto la massima introversione, nel centro la posizione che qualcuno ha chiamato ambiversione, a metà strada tra i due. Ecco, ogni persona si colloca in una posizione lungo questo continuum. Magari in momenti diversi nella nostra vita possiamo collocarci in punti diversi, ma in genere è difficile passare da un estremo all'altro.

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Ora, se sei decisamente estroverso, o al contrario decisamente introverso, probabilmente già lo sai, e non hai bisogno di ulteriori test o descrizioni per capire più o meno in quale posizione dello spettro ti trovi.

Se ti interessa avere una fotografia più accurata puoi fare uno degli innumerevoli test che si trovano in giro. Uno di quelli più affidabili è il test di Myers-Briggs, che individua sedici diversi tipi di personalità a seconda della combinazione tra quattro diverse caratteristiche, tra cui appunto l'asse introversione/estroversione. Il test è stato creato a partire dalle teorie di Carl Gustav Jung e molte persone lo trovano sorprendentemente preciso. Ne trovi una versione in italiano qui: Test della personalità.

È tutto un fatto di energia

Ma, prima ancora di fare un test, può essere sufficiente rispondere a una sola domanda per capire se siamo tendenzialmente più introversi o estroversi.

La domanda chiave è questa: da dove prendiamo la nostra energia?

Quando ti senti stanco e devi ricaricarti a quali attività ti dedichi?

Se per rilassarti o fare il pieno di energia hai bisogno di stare in mezzo agli altri, di passare una serata con gli amici, di fare attività di gruppo, allora è molto probabile che la tua tendenza sia verso l'estroversione.

Se al contrario ti rilassi e recuperi energie da solo, stando in casa a svolgere attività tranquille oppure camminando nella natura o svolgendo qualche altro hobby per conto tuo, allora è molto probabile che la tua tendenza sia verso l'introversione.

La differenza tra i due tipi è proprio questa: chi è introverso, dopo avere socializzato - che sia con gli amici, la famiglia, o in ambito professionale - si sente stanco e ha la necessità di stare da solo per recuperare energia.

È principalmente un fatto di stimolazione: chi è introverso tende a recepire e a elaborare gli stimoli in modo più intenso rispetto a un estroverso e per questo motivo ha bisogno di lunghe pause di quiete, con pochi stimoli esterni, altrimenti si stanca troppo e comincia a non stare bene.

A quanto pare, da diversi studi è emerso che questa differenza ha delle basi fisiologiche e forse anche genetiche.

Ne parlano sia Susan Cain - nel suo famoso libro Quiet: Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare - che Sylvia Löhken, autrice del libro Introversi e felici: Trovare nel silenzio la propria arma segreta. Ci sono alcuni studi nel campo delle neuroscienze che hanno messo in evidenza delle precise differenze nella modalità di funzionamento del sistema nervoso tra persone introverse e persone estroverse.

L'ipotesi più citata - anche se ancora si tratta di un campo di ricerca relativamente recente e non c'è una grande mole di studi - è che le persone introverse siano appunto più sensibili agli stimoli esterni, e quindi, tra l'altro, anche più esposte a risentire di quello che accade loro nella vita.

Ma essere introversi è un problema?

La risposta a questa domanda secondo me è ni.

No, perché non c'è niente di sbagliato o di problematico nell'essere di natura un po' introversi.

Sì, perché nella nostra cultura l'estroversione è considerato un tratto positivo, e quindi spesso il modo di fare degli introversi suscita qualche perplessità e diffidenza.

È inutile negarlo: la società in cui viviamo ha i suoi valori e questi influenzano le nostre vite. Se nell'ambiente che ci circonda essere persone dinamiche, solari, socievoli, con grande spirito di iniziativa è considerato positivo, finiremo con il considerare problematico essere più riservati, prudenti, amanti della calma e della solitudine.

Se cominciamo, magari fin da bambini, a sentire che in noi c'è qualcosa che non va, e che le persone che abbiamo attorno non capiscono (e quindi non assecondano) le nostre esigenze, è chiaro che la nostra vita sarà in salita.

Uno degli ambiti in cui molti introversi sembrano incontrare difficoltà è quello professionale. In molti ambienti di lavoro infatti è importante, per ottenere soddisfazione e riconoscimento, sapersi valorizzare, esprimersi in modo sicuro e deciso, essere abili nel coltivare relazioni, sapere chiedere, sapere contrattare, sapere affrontare e gestire conflitti... tutte cose queste in cui gli introversi in genere non sono bravi.

Per contro, se una persona introversa si trova a fare un lavoro nel quale la quiete, la concentrazione, la precisione e l'attenzione sono molto importanti, probabilmente si troverà benissimo e riuscirà a rendere al meglio.

E allora che fare?

La consapevolezza è la chiave.

Capire in primo luogo quali sono i nostri bisogni di persone introverse e imparare a soddisfarli. Organizzare quindi la nostra vita e i nostri ritmi in un modo che ci consenta di prenderci quegli spazi di quiete, solitudine e riflessione che ci sono necessari per non andare completamente nel pallone.

Cercare a tutti i costi di adattarci ad altri ritmi e ad altre consuetudini - solo perché ci sembrano quelle più di diffuse tra le persone attorno a noi - non fa altro che spingerci a vivere di continuo lontano dalla nostra zona di comfort, procurandoci stress aggiuntivo, stanchezza, disagio. Non ne vale la pena. Molto meglio imparare a esprimere le nostre esigenze, e stabilire i nostri limiti. Declinare gentilmente qualche invito, ritirarci quando abbiamo bisogno di ricaricare le pile, contrattare i nostri spazi con il partner, con i colleghi di lavoro, con il capo, con la famiglia.

Ma anche la consapevolezza dei nostri punti di forza è fondamentale. Perché senza dubbio gli estroversi saranno più bravi di noi nell'imporre le loro idee, nel parlare a briglia sciolta, nel lanciarsi in nuove avventure, nel tenere banco nelle situazioni di socialità. Ma gli introversi hanno altre doti, altrettanto importanti. Capirle e riuscire a valorizzarle nelle nostre vite può fare davvero la differenza.

Sylvia Löhken, nel libro Introversi e felici: Trovare nel silenzio la propria arma segreta, ha individuato dieci punti di forza che spesso si accompagnano all'introversione.

Nota bene: non tutte le persone introverse hanno tutte e dieci queste caratteristiche. Dipende, perché siamo tutti persone diverse ed è sempre sbagliato generalizzare e cercare di ficcare le persone dentro delle caselle ben precise.

Diciamo però che tendenzialmente, se sei una persona introversa, potresti avere alcune di queste doti. Riconoscerle e imparare a trarne vantaggio può rappresentare una svolta nella vita personale e in quella professionale. Vediamo quali sono.

Le dieci doti delle persone introverse

1. Prudenza

Chi è introverso in genere procede con cautela, evita di correre rischi inutili, osserva attentamente la situazione prima di agire e pensa prima di parlare. Ha la tendenza a non invadere lo spazio altrui, a mostrare rispetto e delicatezza.

2. Concretezza

Le persone introverse, proprio per la loro abitudine a riflettere e a elaborare in modo profondo le loro esperienze, spesso hanno la capacità di capire l'essenziale nelle situazioni e di comunicare cose rilevanti.

3. Concentrazione

Gli introversi spesso sono capaci di grande concentrazione. Non hanno bisogno di essere continuamente stimolati dal nuovo, quindi sono capaci di applicarsi con grande attenzione ai loro compiti.

4. Ascolto

Gli introversi probabilmente non sono degli assi nella conversazione, ma hanno dalla loro la capacità di ascoltare. E dall'ascolto possono trarre informazioni importanti e costruire un dialogo significativo con l'altro.

5. Calma

Le persone introverse spesso sono capaci di coltivare una grande calma interiore, che fornisce la base per la concentrazione, l'ascolto, la concretezza.

6. Pensiero analitico

Molti introversi sono capaci di riflettere su problemi complessi e di analizzarli nel dettaglio trovando soluzioni efficaci e originali.

7. Indipendenza

Amare la solitudine significa anche acquisire una certa indipendenza. Gli introversi non hanno bisogno di continuo di cercare compagnia e di conformarsi al gruppo. Questo può renderli liberi e capaci di costruirsi una vita fuori dagli schemi se necessario.

8. Perseveranza

Le persone introverse tendenzialmente sono perseveranti: sono capaci di dedicarsi una cosa in modo costante e per periodi di tempo lunghi.

9. Propensione alla scrittura

È facile che gli introversi preferiscano scrivere anziché parlare. Questo può rivelarsi un vantaggio in tutte quelle situazioni in cui la comunicazione scritta è più efficace di quella orale.

10. Empatia

Una delle caratteristiche dell'introversione è la capacità tenere basso il livello di conflitto e di mediare tra interessi contrastanti mettendo in primo piano interessi comuni.

Nel libro di Sylvia Löhken, a ognuno di questi dieci punti è dedicato un capitolo di approfondimento con consigli per essere più efficaci soprattutto nella comunicazione con gli altri a partire dai propri punti di forza. Avrei voluto approfondire un po' anche io... se non fosse che sto già andando oltre la lunghezza ragionevole per un articolo.

Proverò a tornarci più avanti

Anzi, se c'è qualche tema collegato all'introversione che vuoi approfondire, fammelo sapere nei commenti (o anche per altre vie).

A presto!


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