C'è stato un momento della mia vita in cui avevo quasi smesso di leggere. Non è stato bello. Non ho difficoltà ad ammettere che uno dei motivi per cui non leggevo più era che il tempo che prima dedicavo ai libri veniva risucchiato dal mondo online tra social, giochi, e distrazioni del genere.

Quando me ne sono accorta ho cercato di rimediare, ma è successa una cosa strana. Potevo leggere saggi, libri per imparare cose nuove, ma non riuscivo più a leggere romanzi. Per ritrovare il piacere di leggere un bel romanzo ho dovuto faticare. Mi sono sforzata intenzionalmente di farlo perché mi rendevo conto di avere perduto qualcosa di prezioso e per fortuna ha funzionato.

Per finire l'anno ho pensato di fare la lista delle mie letture migliori del 2022.

Avviso: è un minestrone di cose diverse. Tre saggi, un memoir, un romanzo storico. Le mie letture sono disordinate, e mi piace che sia così, e anche questo articolo sarà un po' disordinato, mettendo assieme letture davvero molto diverse tra loro.

Design the life you love

Questo libro è per te se pensi che la tua vita sia il tuo progetto più importante. Non è necessario che tu abbia già esperienza in creatività e design, è sufficiente il desiderio di esplorare la tua vita da un nuovo punto di vista e di imparare a pensare come un designer

Ho passato i primi giorni dell'anno in compagnia di questo libro, che non è esattamente un libro da leggere ma un percorso di esercizi creativi e utilissimi per ragionare sulla propria vita e trovare una direzione verso cui andare.

Il life design si potrebbe definire come un approccio progettuale alla propria vita. Si tratta di mettere un momento da parte quello che crediamo di sapere su di noi e provare ad utilizzare una forma di pensiero più libera e creativa, applicando un approccio strutturato che si ispira a quello che fanno i designer quando devono progettare un nuovo oggetto o un nuovo ambiente.

Cosa ci piace davvero? Cosa sappiamo fare bene? In quale direzione vogliamo andare? A cosa vogliamo avvicinarci e da cosa invece ci vogliamo allontanare? Come facciamo a scegliere in una situazione in cui ci sono troppe opportunità e non abbastanza tempo e risorse per esplorarle tutte?

È un approccio sperimentale alla vita: parti da dove sei, sperimenti, e scegli in base a quello che hai sperimentato. Questo libro di Ayse Birsel è una guida passo passo per applicare il suo metodo che si basa su una fase di decostruzione e una di ricostruzione, attraverso giochi, metafore, disegni, mappe concettuali. Se decidi di buttarti in questa avventura, oltre al libro, ti consiglio di procurarti carta, matita, colori, pennarelli, post-it, evidenziatori. E divertiti!

Il libro non è tradotto in italiano, ma è sufficiente un inglese di base per capirlo e per potere fare tutte le pratiche suggerite.

Io mi ci sono dedicata nei primi giorni del 2022 e ne sono uscita con le idee più chiare e con una bella sensazione di leggerezza.

Ne ho parlato qui – > La questione dell'autenticità

Quattromila settimane

Quando accetteremo davvero che siamo senza dubbio destinati a perderci gran parte delle possibilità offerte dal mondo, il problema smetterà di sussistere. Ci concentreremo nel goderci al meglio la piccola fetta di esperienze che il tempo ci concede e saremo più liberi di scegliere cosa conta davvero

Oliver Burkeman non è uno che scrive tanti libri - credo ne abbia pubblicati tre in tutto - ma quando scrive fa sempre centro. Lui è noto per avere tenuto per oltre un decennio una rubrica sul quotidiano inglese The Guardian - una collezione di consigli di crescita personale mai banali e scontati. In questo libro affronta il tema del tempo e di come possiamo gestirlo e, diciamolo, mette subito il dito nella piaga. Il problema principale che abbiamo con il tempo è che non sappiamo accettare la sua finitudine. Per quanto possiamo diventare abili a organizzarci - cercando di non sprecarlo e dando la priorità alle esperienze per noi più singificative - la verità è che non ne avremo mai abbastanza per fare tutto quello che vogliamo.

È un libro che insegna a fare i conti con i nostri limiti e a smettere di cercare di esercitare un controllo su quello che è incontrollabile.

Anche su questo c'è un articolo di approfondimento — > Quando hai fretta rallenta

La mente estesa

Le riviste scientifiche partono per lo più dalla premessa che la mente sia un'entità disincarnata, senza luogo e asociale, un "cervello in una vasca"; i nostri libri di storia propongono narrazioni che attribuiscono le scoperte che hanno cambiato il mondo a singoli uomini, che pensano e producono grandi idee da soli. Eppure abbiamo da sempre avuto a disposizione, davanti ai nostri occhi, una sorta di storia segreta del pensiero fuori dal cervello. Scienziati, artisti, scrittori, leader, inventori, imprenditori: tutti hanno impiegato il mondo esteso come materia prima per i loro pensieri.

Questo è uno di quei libri capace di cambiare le regole del gioco perché mette in fila una lunga serie di risultati di ricerche scientifiche che nel loro insieme ci portano a un modo nuovo di pensare alla nostra mente.

Nel nostro paradigma occidentale mente e corpo sono due cose separate, e la mente è racchiusa nel cervello (o coincide con il cervello addirittura) ed è qualcosa di essenzialmente legato all'individuo, alla persona singola. Pare invece che non sia esattamente così. Noi non pensiamo solo con il cervello, ma pensiamo anche con il corpo, usiamo le risorse dell'ambiente esterno, e anche le interazioni con gli altri ci permettono di pensare meglio (o peggio, a seconda).

Pensare camminando non è uguale a pensare da seduti, pensare da soli non è uguale a pensare con altri, pensare nella natura è diverso dal pensare all'interno di un edificio, così come conta anche la luce, la disposizione degli ambienti interni, gli oggetti che abbiamo vicino.

È un libro che può leggere con piacere chiunque sia interessato alle neuroscienze e a capire il funzionamento del nostro cervello, ma è anche pieno di spunti pratici per metterci nelle condizioni di funzionare nella maniera ottimale.

L'articolo di approfondimento è qui — > Estendere la mente

L'anno del pensiero magico

Era la normalità di tutte le cose che avevano preceduto il fatto a impedirmi di credere veramente che fosse accaduto, a impedirmi di assorbirlo, di incorporarlo, di superarlo. Oggi riconosco che non c'era nulla di straordinario in questo: davanti a un disastro improvviso tutti noi finiamo per notare com'erano irrilevanti le circostanze in cui è successo l'impensabile, il terso cielo blu da cui è caduto l'aereo, un giro in macchina che è finito in un fosso tra le fiamme, le altalene dove sempre giocavano i bambini quando il serpente a sognali è sbucato dall'edera.

Questo libro di Joan Didion parla del lutto, un argomento al quale non pensiamo di certo con piacere. Per questo erano anni che volevo leggerlo ma poi rimandavo sempre.

Quando si scrive di sè ci sono alcune insidie a cui fare attenzione. C'è il rischio di essere autoreferenziali e quindi di non riuscire a comunicare poi molto a chi legge; c'è il rischio di essere generici e quindi di diventare anonimi nel tentativo di veicolare esperienze universali; c'è il rischio di essere monotoni, che la nostra voce narrante a un certo punto cominci a stancare.

Joan Didion sapeva evitare queste insidie. Questo è un libro che parla del lutto, ma parla del suo lutto, con una combinazione di universale e particolare che riesce raramente, con uno stile e delle riflessioni molto personali.

Inutile aggiungere che si tratta di un libro doloroso, non potrebbe essere altrimenti, ed è un libro che afferma in modo deciso che il dolore è inevitabile e che si fa molto prima ad affrontarlo piuttosto che negarlo, respingerlo, controllarlo.

Qui il mio articolo sul libro – > L'anno del pensiero magico

La lunga attesa dell'angelo

Quando si diventa vecchi, il passato lasciato indietro diventa un paese nel quale non si può più tornare, dal quale ci hanno bandito per sempre - e dall'esilio del presente lo si può rimpiangere, ma non lo si può ritrovare. Nemmeno nella memoria esso esiste più: si allontana e cambia forma e muta posizione come certe isole perdute sulle carte geografiche, che i marinai cercano invano sugli oceani.

A me piacciono i romanzi di ambientazione storica, ne leggo molti, però spesso resto delusa. Questo di Melania Mazzucco invece è molto bello: elegante, intenso, un po' onirico, anche pesante da un certo punto di vista, si fatica ad avanzare ma è una fatica che viene ripagata. Si tratta della biografia romanzata di Tintoretto, uno dei pittori eccelsi del nostro cinquecento.

Nella narrazione Tintoretto è già vecchio, arrivato alla fine dei suoi giorni, si guarda indietro e racconta la sua vita, con molta intensità,  amarezza, passione. E poi c'è la Venezia cinquecentesca che qui è più di una mera ambientazione, diventa essa stessa protagonista con le calli buie, la laguna, gli spostamenti in barca, l'umidità, gli umori.

La cosa curiosa è che l'anno scorso, della stessa autrice, avevo letto un altro romanzo storico che avevo trovato noioso. Stessa autrice, stesso genere, eppure due risultati, secondo me, molto diversi. Questo mi fa pensare a una cosa che ha scritto Stephen King nel suo On writing, ovvero che gli scrittori in verità non sanno quello che stanno facendo, non sanno perché funziona quando va bene, o perché non funziona quando va male. Al netto poi delle soggettività individuali dei lettori che sono un'ulteriore variabile.

Ci sono altri romanzi belli di autrici e autori che ho scoperto quest'anno. Una è Amity Gaige, scrittrice americana contemporanea. Ho letto due libri suoi: La sposa del mare, e Oh my darling. Sono libri che scandagliano i rapporti matrimoniali, con le loro luci e ombre; a me sembra che parlino della possibilità di continuare ad amarsi nonostante restiamo sempre non del tutto conoscibili per l'altro. Entrambi questi due romanzi richiedono pazienza, Amity Gaige crea dei mondi con delle regole tutte particolari, bisogna entrarci dentro a poco a poco, e poi ti cattura.

E poi ho scoperto Stefan Zweig, austriaco, vissuto tra la fine del milleottocento e i primi decenni del novecento. Ha scritto soprattutto novelle (racconti lunghi) e biografie. I suoi racconti sono tutti permeati da un'atmosfera classica, retrò, e c'è sempre un quid di mistero che avvolge i personaggi, il tutto sorretto da una scrittura elegante, precisa, scorrevole. Due titoli per iniziare: Ventiquattr'ore nella vita di una donna, e La novella degli scacchi.

Devo dire che quest'anno sono soddisfatta delle mie letture, sia come quantità che qualità. Alla fine, la lettura resta sempre una delle attività più gratificanti e utili che si possano fare.

Tanti anni fa, ero al mare, in una giornata in cui avevo la luna storta. Passai il pomeriggio a leggere e a un certo punto mi sorpresi a fare questo pensiero: fintato che avrei avuto un libro da leggere non mi sarei mai sentita sola. A distanza di tanti anni continuo a pensarlo, la lettura è rifugio, nutrimento, compagnia, connessione, magia alla fine.