Uno degli aspetti che mi affascina di più della scrittura è il ritmo. Mi affascina perché è un elemento intuitivo. A tutti noi è capitato di leggere un romanzo e di pensare: è troppo lento. Oppure al contrario: ha proprio un buon ritmo.

Ma da cosa dipende il ritmo? È del tutto istintivo oppure possiamo provare a decidere che ritmo vogliamo dare a quello che stiamo scrivendo.

Al ritmo è dedicato uno dei capitoli del libro Amata scrittura, di Dacia Maraini, nato dalla trasmissione televisiva Io scrivo, Tu scrivi (andata in onda su Rai 2 alla fine degli anni Novanta) e nel quale si trovano, oltre alle riflessioni dell'autrice, brevi interviste a molti altri scrittori.

La copertina del libro Amata scrittura di Dacia Maraini

Ecco cosa scrive sul ritmo.

Il ritmo è molto visibile nella poesia, un po' meno in uno scritto narrativo. Eppure il ritmo è essenziale in ogni progetto di scrittura.
Diversi elementi contribuiscono alla costruzione di una buona cadenza narrativa: il taglio delle frasi, la punteggiatura, la scelta non scontata dei vocaboli, una personale distribuzione delle metafore, l'uso non convenzionale della sintassi, l'abilità nel legare e slegare le frasi tra di loro.

Da notare che torna il tema di cui abbiamo parlato proprio la volta scorsa: quello della precisione nella scrittura. Ritmo e precisione delle parole sono due aspetti collegati. La precisione nelle parole e nelle immagini contribuisce a imprimere il giusto ritmo in quello che stiamo scrivendo.

L'approssimazione è una delle cose più irritanti: sentire che una bella storia viene raccontata in maniera sciatta, casuale, senza alcuna ricerca sulle parole e sulle immagini, in modo generico e frettoloso, è, per chi ama leggere, una vera offesa all'orecchio.

L'approssimazione è in una certa misura inevitabile nelle nostre prime stesure, quando scriviamo cercando di sintonizzarci soprattutto sull'avanzamento della storia cercando di tenere il passo con il susseguirsi delle immagini, degli eventi, delle azioni che mano mano si affacciano alla nostra mente.

Poi però, quando andiamo a rileggere con l'obiettivo di migliorare il nostro lavoro, l'approssimazione dovrebbe essere il nostro primo bersaglio.

Anche a me succede che, dopo avere scritto, mi rileggo: e metto in moto il senso critico, sensibilizzando il mio orecchio di lettrice. E mi rendo conto subito, già alla prima lettura, se c'è una stonatura, se ci sono parole che potrebbero essere sostituite da altre più precise e significative e allora riscrivo anche venti volte, finché non sento di aver messo le parole giuste al posto giusto, finché non mi accorgo di avere trovato il ritmo che ha fatto "lievitare il pane."

E poi aggiunge

Naturalmente, questa lettura critica dei testi narrativi non è automatica, ma è basata su una sensibilità che cambia nel tempo e ci si può sempre sbagliare.

Più avanti nello stesso capitolo interviene anche la scrittrice Melania Mazzucco, a proposito del ritmo.

Io ho un'idea del ritmo etimologica, per quello che mi ricordo la parola viene dalla stessa radice della parola indoeuropea, scorrere, e quindi dà l'idea di qualcosa che fluisce. In questo senso l'immagine chiave del ritmo che cerco può essere quella del fiume, cioè qualcosa che apparentemente non si muove ma alla cui corrente non si può resistere, una corrente che va sempre da qualche parte.

Il ritmo - aggiunge poi - è il respiro della lingua.

Il ritmo si può in qualche modo cercare, lavorando sulle parole, sulla punteggiatura, sulla sintassi. Però resta in larga parte istintivo, ogni storia trova il suo ritmo e lo si trova solo scrivendo prima e rileggendo poi, cercando di affinare il nostro orecchio a cogliere il ritmo del susseguirsi delle parole, delle frasi, dei paragrafi, delle scene.

Una cosa classica che possiamo dire a proposito del ritmo, per fare un esempio, riguarda la lunghezza delle frasi. Le frasi brevi tendono a imprimere al testo un ritmo incalzante, quelle più lunghe danno maggiore respiro e lentezza. Questo è genericamente vero, ma sarebbe un errore ridurre tutta la questione del ritmo alla lunghezza delle frasi.

C'è poi un altro aspetto che contribuisce a determinare il ritmo di un racconto. La velocità con la quale accadono gli eventi, cambiano le scene, entrano ed escono i personaggi. In un romanzo con un ritmo serrato troviamo un susseguirsi incalzante di azioni, avvenimenti, dialoghi, con poche descrizioni e pochi momenti introspettivi. In un romanzo dal ritmo più lento c'è maggiore spazio per soffermarsi nelle parti descrittive e in quelle riflessive. Il ritmo in molti romanzi non è sempre uguale lungo tutta la storia: a volte la narrazione accelera, a volte rallenta. Leggendo con attenzione si nota che in molti libri si alternano momenti di tensione e momenti di distensione, momenti di espansione e momenti di contrazione. Proprio come nel respiro.

Stavolta possiamo fare un esercizio di lettura. Prendi l'ultimo romanzo che stai leggendo e prova a identificare il suo ritmo. Citando Italo Calvino: ha il ritmo della locomotiva, della carrozza, dell'automobile o del razzo?

Aggiungo due consigli di lettura delle autrici appena citate. Di Dacia Maraini ho trovato bellissimo La lunga vita di Marianna Ucria, un romanzo storico che racconta la vita di una giovane sordomuta appartenente una grande famiglia palermitana della prima metà del Settecento.

Di Melania Mazzucco a me è piaciuto molto di nuovo un romanzo storico, La lunga attesa dell'angelo, biografia romanzata del pittore Tintoretto e di sua figlia Marietta Robusti.

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Writing Lab è la mia rubrica settimanale sulla scrittura.
Mi piace leggere i manuali di scrittura e imparare qualcosa sulla tecnica. Mi piace forse ancora di più leggere i testi che i grandi autori hanno dedicato al loro mestiere. Se ne ricavano consigli pratici ma anche suggerimenti su come affrontare con la giusta mentalità il lavoro di scrivere storie. È confortante scoprire che quasi tutti se la devono vedere con l'insicurezza, le voci critiche e il dubbio di non essere all'altezza delle proprie intenzioni. Scrivere secondo me fa bene proprio perché è un atto di fiducia.
Ogni settimana scrivo un piccolo pezzo, con alcuni consigli - di solito non i miei, ma quelli degli scrittori che leggo - e provo a costruirci attorno un esercizio. Puoi seguire la rubrica qui sul blog, sotto l'etichetta Writing Lab, oppure sul Canale Telegram.