Qualche mese fa, quando ancora lavoravo in ufficio, ho avuto una conversazione interessante a proposito dello stress.
Sono sicura che avete presente quelle situazioni in cui devi farti in quattro per rispettare le scadenze, lavorando male e in fretta, con il rischio di fare errori... Ho sempre affrontato queste situazioni con molta ansia e nervosismo, accompagnata dalla sensazione di non riuscire a gestirle (malgrado l'esperienza mi avesse dimostrato più volte il contrario).
La persona con cui stavo parlando di tutto questo mi ha raccontato che lei, pur avendo a che fare esattamente con le stesse situazioni, reagiva in modo diverso. Per quanto trovasse odioso che si dovesse agire di continuo in emergenza, non si sentiva sopraffatta, perché la prendeva come una sfida. Scattava qualcosa che le faceva dire: voglio dimostrare che ce la faccio.

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È interessante vedere come due persone possono reagire in modo così diverso alle stesse situazioni. In quel momento però non sapevo che quello di cui stavamo parlando è un fenomeno ben conosciuto agli studiosi che si occupano dello stress.

Sfide e minacce

Lo stress può essere definito come una reazione di difesa che il nostro organismo mette in atto quando si trova davanti a un eccesso di stimoli, che possono essere fisici, mentali, sociali o ambientali.

Non tutto lo stress è uguale, e non tutte le persone reagiscono nello stesso modo. Lo spiega benissimo la psicologa Kelly McGonigal nel suo libro Il lato positivo dello stress.

La tipica reazione allo stress, quella di cui spesso sentiamo parlare, è la cosiddetta reazione attacco o fuga. Percepisco l'esistenza di una minaccia, e il mio corpo e la mia mente si preparano a reagire, combattendo o fuggendo. Si tratta di una reazione molto antica, la stessa che consentiva ai nostri antenati di sopravvivere ai pericoli delle foreste durante la caccia. Oggi, nel nostro quotidiano, è molto difficile che ci troviamo ad affrontare simili pericoli; tuttavia, questo tipo di reazione si attiva anche quando la minaccia è interna: paura di fare errori, di fallire, di fare brutta figura, di essere rimproverati.
La risposta attacco o fuga comporta, a livello fisico, un certo tipo di attivazione del sistema cardio-vascolare nonché il rilascio di certi ormoni che servono prevalentemente a raccogliere tutte le energie di cui abbiamo bisogno per uscire vivi dalla situazione, e per riparare alla svelta il nostro corpo da eventuali ferite.

Esiste però anche un'altra modalità di reagire alle situazioni stressanti: la cosiddetta risposta di sfida, che si attiva più facilmente quando la situazione che dobbiamo fronteggiare è percepita in modo meno minaccioso. Quando si attiva una risposta di sfida non ci sentiamo sopraffatti, arrabbiati, o in pericolo. Diventiamo invece concentrati, fiduciosi, e le nostre prestazioni diventano migliori.
Anche la risposta di sfida ha degli effetti sul nostro corpo, che tuttavia sono leggermente diversi da quelli presenti durante la reazione combatti o fuggi. La risposta di sfida è più simile a quello che succede quando svolgiamo un esercizio fisico; non c'è il timore di una ferita fisica, quindi il cuore batte più forte per metterci a disposizione più energia, ma i vasi sanguigni restano rilassati e non si verifica quella risposta infiammatoria che invece è presente in caso di minaccia.

Va da sé che reagire alle situazioni difficili della vita con una risposta di sfida è molto meglio che reagire con la modalità attacco o fuga.

Ma da cosa dipendono queste due reazioni? Perché a volte, sotto stress, ci sentiamo minacciati e abbiamo paura di quello che può accadere, mentre altre volte ci sentiamo sfidati e stimolati a dare il meglio di noi stessi?

Un fatto di mentalità

Il modo in cui pensate a qualcosa può trasformare l'effetto che ha su di voi

Kelly McGonigal, nel corso dei suoi studi, si è accorta che può bastare un semplice intervento di tipo cognitivo per migliorare la nostra risposta allo stress.

Cosa intendo per intervento cognitivo? Semplicemente imparare che lo stress non è necessariamente negativo.

Vengono chiamati interventi sull'atteggiamento mentale: basta spiegare alle persone che lo stress può avere aspetti positivi, per migliorare la loro reazione nelle condizioni stressanti.

Sperimentare stress aumenta le prestazioni e la produttività, migliora la vitalità, l'apprendimento, il percorso di crescita. Più siamo consapevoli di questo, più il nostro atteggiamento mentale ci porta a vedere le difficoltà come sfide e non come minacce. Così, la nostra risposta allo stress sarà positiva. Ne ricaveremo energia (e non inutile ansia) e nel nostro corpo si attiveranno reazioni positive, che migliorano la nostra salute invece di danneggiarla.

L'errore dell'evitamento

Ora, tutto questo non accade in virtù di una semplice magia, tale per cui basta riempirci la testa di pensieri rosei e tutto andrà bene. Accade soprattutto perché se cominciamo a considerare in modo più positivo le situazioni stressanti, cambierà anche il nostro comportamento davanti alle difficoltà.

Gli atteggiamenti mentali verso lo stress sono potenti perché influenzano non solo il modo con cui pensate, ma anche come agite. Quando si considera lo stress dannoso, lo si vede come qualcosa da evitare. Sentirsi stressati diventa un segnale della necessità di cercare di scappare, oppure di ridurre lo stress.

Una persona che considera lo stress in modo negativo, cercherà quando possibile di evitare le situazioni difficili. Ma fuggire dai nostri problemi, di certo non li risolve. L'evitamento ci rende più deboli: alimentiamo la sensazione di non essere in grado di risolvere i nostri problemi. Chi invece ritiene lo stress potenzialmente utile, ha maggiori possibilità di reagire nel modo giusto: accettare che il problema esiste, pianificare una strategia, chiedere aiuto o consigli per risolverlo, cercare di trarre il meglio dalla situazione.

Ogni volta che, invece di ignorare o aggirare i problemi, li affrontiamo, succedono cose interessanti:

  • costruiamo le nostre personali risorse per fare fronte alle future esperienze stressanti
  • diventiamo più sicuri della nostra capacità di gestire le sfide della vita
  • creiamo una solida rete di supporto sociale

Mica male eh? Sicuramente molto meglio che mettere la testa sotto il cuscino dicendo: tutto questo stress mi sta uccidendo.

Di fatto, orientare il nostro atteggiamento mentale verso gli aspetti positivi dello stress, non è altro che una di quelle profezie auto-avveranti di cui abbiamo già parlato altre volte qui sul blog.

Ciò che rende poco sopportabile lo stress, è quell'atteggiamento interiore che dice: vorrei non doverlo fare. Quella vocina che ci dice che la nostra vita dovrebbe essere serena, tranquilla, liscia come l'olio, e che quindi ci induce a trattare i problemi come fossero imposizioni irragionevoli che allontanano la nostra esistenza da come dovrebbe veramente essere.

In verità sono le stesse cose che rendono significativa la nostra vita a essere fonte di stress e qualche volta di ansia.

Quando si chiede alle persone qual è l'aspetto più stressante della loro vita, tipicamente indicano i problemi di salute di un loro caro, le preoccupazioni finanziarie, la pressione associata al percorso accademico, lo stress sul lavoro e le responsabilità relative all'essere genitori. Non possiamo ridurre lo stress semplicemente escludendo simili questioni dalla nostra vita.

Fidati di te

Accogliere lo stress è un atto radicale di fiducia in voi stessi: consideratevi adeguati e interpretate il vostro corpo come una risorsa

C'è un elemento che più di tutti può aiutarci ad avere un atteggiamento più positivo e combattivo nei confronti delle difficoltà: la fiducia nelle nostre risorse.

Quando abbiamo la sensazione di soccombere all'ansia e allo stress non siamo sicuri di avere le risorse necessarie per fare fronte alla situazione.

Il fattore più importante per determinare il tipo di reazione alla pressione è capire cosa ne pensiamo della nostra capacità di gestire la situazione stressante in cui ci troviamo.

Riconoscere i nostri punti di forza, ricordare situazioni simili in cui ce la siamo cavata, immaginare il supporto delle persone che ci vogliono bene, sono tutte strategie importanti che possiamo mettere in campo davanti a una situazione difficile: ci aiutano a essere maggiormente consapevoli delle nostre risorse, e quindi ad aumentare la fiducia nella nostra capacità di affrontare le difficoltà.

La terza risposta allo stress (quella che non ti aspetti)

La reazione alla minaccia e la risposta di sfida non sono però le uniche modalità di rispondere alle situazioni stressanti. Ne esiste almeno una terza, che è stata osservata negli uomini e negli animali. In inglese si chiama tend-and-befriend: prendersi cura ed essere amichevoli.

Tend-and-befriend è un modello comportamentale che si riscontra, sia negli animali che negli esseri umani, in risposta a una minaccia: consiste nel proteggere la prole (o più in generale di occuparsi di chi ha bisogno di aiuto) e rivolgersi al gruppo sociale per cercare aiuto e difendersi reciprocamente.

Verso la fine degli anni novanta, alcune ricercatrici dell'università della California hanno cercato di capire la componente sociale dello stress: come ci comportiamo con gli altri quando siamo sotto pressione? L'idea più diffusa è che quando siamo stressati rischiamo di diventare aggressivi o quanto meno molto irritabili. Ma non è del tutto vero. Esiste un altro tipo di reazione, una reazione di protezione nei confronti del proprio gruppo di appartenenza e della comunità. È un po' lo stringersi gli uni agli altri quando accade qualcosa di brutto.

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Foto di silviarita da Pixabay


Secondo gli studi, sono le donne quelle più propense verso questo tipo di risposta, ma accade anche agli uomini. Non è, ovviamente, un tipo di reazione che scatta sempre. Si presenta solo in alcune circostanze, e in alcune persone più che in altre, ma esiste. Si basa su un istinto protettivo, sul bisogno di stringersi agli altri nelle situazioni difficili, per preservare i membri più deboli del gruppo.

Per quanto possa sembrare contro intuitivo, ci sono diverse ricerche che mostrano come prendersi cura del prossimo riduce la paura e aumenta la speranza. E sono abbastanza sicura che molti di noi, in qualche circostanza della nostra vita, lo abbiamo sperimentato direttamente.

Riassumendo: metodi per affrontare lo stress in maniera ottimale

Il lato positivo dello stress è un libro piuttosto lungo e ricco di riferimenti a studi e ricerche. Provo qui a riassumere i punti essenziali che mi sono portata a casa da questa lettura.

  1. Lo stress fa parte della vita. Non possiamo in alcun modo evitarlo, molto meglio attrezzarci ad affrontarlo.

  2. Evitare le situazioni stressanti non ci aiuta, anzi. Quando cerchiamo di evitare le difficoltà alimentiamo l'idea di essere persone incapaci di affrontare i problemi, e questo ci indebolisce.

  3. Smettiamo di pensare che lo stress sia dannoso. Non lo è sempre, lo è ogni volta che ci sentiamo minacciati e sopraffatti dalle difficoltà. Se riusciamo a ridurre la sensazione di minaccia, riduciamo anche i danni alla nostra salute.

  4. Lo stress può diventare nostro alleato: migliora le nostre prestazioni, ci prepara ad agire nel modo ottimale, ci aiuta a concentrarci e a dare il meglio delle nostre capacità fisiche e mentali. Tutto questo accade quando consideriamo la situazione stressante come una sfida (e non come una minaccia).

  5. Per imparare a vedere le situazioni della vita come sfide e non come minacce, dobbiamo imparare a considerare noi stessi come persone capaci di affrontare i problemi. Per questo è utile, per prepararci ad affrontare le situazioni difficili, riconoscere i nostri punti di forza, ricordare situazioni simili in cui ce la siamo cavata, immaginare il supporto delle persone che ci vogliono bene.

  6. Quando abbiamo la sensazione di essere sopraffatti dall'incertezza e dalla paura, proviamo a fare una mossa controintuitiva: facciamo qualcosa che non rientra nelle nostre abituali responsabilità. Proviamo ad aiutare qualcuno. Potrebbe bastare una piccola azione, un gesto di gentilezza, un'attenzione insolita, per riattivare in noi il senso di speranza e di fiducia.

Quello che per te è importante

Questo articolo potrebbe anche finire qui, ma voglio aggiungere una riflessione personale, collegata a quello che ho raccontato all'inizio.

Avere lasciato il mio lavoro d'ufficio non mi ha messo al riparo dallo stress. Ho solo scelto di fare cose diverse, ma non c'è scritto da nessuna parte che queste cose mi debbano per forza fare sentire tranquilla e a mio agio.

E infatti, tra le varie esperienze di questi ultimi mesi, una in particolare mi ha fatto sentire in difficoltà e mi sono ritrovata a pensare: ma chi me l'ha fatto fare? Perchè ho accettato questa proposta?

Eppure, accanto a questa reazione di rifiuto, ho sentito dentro di me altre voci. Ho ripassato mentalmente i miei punti di forza e mi sono rassicurata sul fatto che avevo tutte le carte in regola per fare un buon lavoro. Ho pensato che, malgrado il disagio, fare quella cosa mi avrebbe fatta crescere professionalmente, avrebbe aggiunto un'esperienza al mio bagaglio. Valeva la pena uscire dalla mia zona di comfort.

In altri termini, stavolta ho reagito allo stress con una risposta di sfida più che di minaccia. Anche se non avevo ancora letto il libro, ripensandoci, ho riconosciuto diversi elementi.

Allora mi domando: cosa veramente ha fatto scattare in me una risposta così diversa? Perché il mio atteggiamento mentale verso le situazioni stressanti in ufficio era così deleterio, e questa invece l'ho presa con spirito positivo e di sfida?

La risposta che mi sono data io è questa: perché stavolta stavo facendo qualcosa in cui credo, qualcosa che ho scelto, in sintonia con i miei valori: qualcosa che per me è importante.

Questo, secondo me, fa tutta la differenza del mondo nell'affrontare lo stress. È la differenza che passa da un lato tra il subire una condizione stressante e dall'altro lato vederla come un ostacolo da superare all'interno di un percorso che abbiamo scelto e che riflette i nostri valori più radicati.

Io sono convinta che questo sia un elemento discriminante: quando le difficoltà sopravvengono per qualcosa che ci porta vicino ai nostri valori, allora è più facile che riusciamo a reagire con una risposta di sfida. Quando invece sentiamo che i problemi non ci appartengono, che sono determinati da un contesto che per noi non è significativo, allora è più difficile sentirci stimolati e sfidati ed è più facile sperimentare uno stress negativo e privo di senso.

Di questo per Il lato positivo dello stress non parla. Il tema dei valori è in qualche modo accennato, ma non viene approfondito. Peccato non potere invitare a cena la McGonigal per chiederle direttamente cosa ne pensa ;)