La scorsa settimana ho comprato Oracolo manuale per scrittori e scrittrici di Giulio Mozzi. Un libro-gioco che si può usare aprendo una pagina a caso per leggere un consiglio di scrittura (o qualche volta una provocazione, una riflessione, una domanda) corredato da qualche riga di approfondimento.

La copertina del libro Oracolo manuale per scrittori e scrittrici di Giulio Mozzi

Non è un manuale di scrittura, ma un'insieme di stimoli precisi (e non banali) utili a farci domande nuove su quello che stiamo scrivendo. Non soluzioni, regole o regolette, ma pungoli. Mozzi è il fondatore di una delle scuole di scrittura più longeve che abbiamo in Italia, e sfogliando le pagine del suo Oracolo la sensazione è proprio che abbia condensato in queste pagine anni e anni di lettura di manoscritti in cerca di editore.

La scorsa settimana ho condiviso con le persone iscritte al Canale Telegram uno dei consigli che ho pescato a caso dall'Oracolo.

Davanti a ogni frase che hai scritto domandati: cosa vedo?

La spiegazione a corredo è questa che segue.

Spesso una buona scena è la trascrizione di una visione mentale. Se non c'è visione mentale è difficile che tu possa scrivere una buona scena. Prova a immaginare, soprattutto se hai una scena con diversi personaggi, o con molto movimento di personaggi, come la scriveresti se dovessi girare un film. Pensa a ciò che è in scena (ambienti, cose), ai personaggi e al loro muoversi nello spazio, ai movimenti della macchina da presa (e, attento: quando cambia l'inquadratura, metti un segno di interpunzione forte, punto e virgola o punto).

Per me in questa spiegazione le parole chiave sono scena e immaginazione. Le storie bisogna averla prima viste con l'immaginazione, altrimenti diventa difficile scriverle.

Questo consiglio estratto dal libro di Mozzi mi ha fatto tornare alla mente una serie di lezioni alla scuola di scrittura che ho frequentato qualche anno fa sul tema letteratura e pittura.

Le arti visive possono entrare all'interno di un racconto o di un romanzo in molti modi. Ci sono romanzi interamente costruiti attorno a un quadro, per esempio, o, più spesso, ci sono opere d'arte citate e descritte all'interno di romanzi.

Tra scrittura e pittura esistono analogie e differenze, leggo dagli appunti che avevo preso a lezione. Entrambe sono forme di arte che imitano la realtà, a differenza per esempio della musica che non lo fa. La scrittura però si estende nel tempo, la pittura invece nello spazio. La scrittura si fruisce attraverso un processo - la lettura - che richiede tempo e un ordine: si legge dalla prima all'ultima pagina. La pittura invece si fruisce tutta assieme, posso abbracciare l'intera opera con un primo sguardo (e poi magari soffermarmi sui particolari).

Imparare a guardare un'opera d'arte e poi a descriverla a parole è un esercizio di scrittura molto stimolante e utile per allenare la nostra capacità di vedere e di riportare quel che abbiamo visto sulla pagina.

Per fare un esempio, ho preso alcune pagine dal libro di Tracy Chevalier, La ragazza con l'orecchino di perla (uno dei miei romanzi preferiti). Il libro ruota attorno a un quadro del pittore fiammingo Johannes Vermeer. L'autrice ha immaginato la storia dietro quel quadro, quella del suo personaggio Griet, una ragazza giovane e molto bella che viene mandata a fare la serva nella casa del pittore.

Il padre di Griet era un decoratore di piastrelle, diventato cieco per un incidente sul lavoro. Quando Griet torna a casa di domenica dopo avere passato la settimana a casa del pittore, il padre le chiede di descrivergli i quadri ai quali sta lavorando Vermeer.

Questo che segue è uno di questi dialoghi tra padre e figlia.

"La figlia del fornaio se ne sta in piedi in un angolo illuminato dalla finestra", incominciai a raccontare pazientemente. "Il viso è girato verso chi guarda il quadro, ma il suo sguardo è diretto fuori dalla finestra, in basso alla sua sinistra. Indossa un corpetto aderente giallo e nero, di seta e di velluto, una gonna blu e una cuffia bianca con le falde che le ricadono ai lati, più in giù del mento".
"Come la tua?" chiese mio padre. Non mi aveva mai fatto questa domanda, sebbene gli avessi descritto la cuffia alla stessa maniera tutte le volte.
"Sì, come la mia. Se la guardi a lungo" continuai a dire senza fermarmi, "ti accorgi che il pittore non ha usato il bianco per dipingerla, ma l'azzurro, il viola e il giallo".
"Tu però hai detto che la cuffia è bianca".
"Sì, ed è proprio questa la cosa strana. È resa con diversi colori, ma quando la guardi ti sembra bianca".
(...)
"E cosa sta facendo la donna?" chiese dopo un momento.
"Ha una mano su una brocca di peltro che si trova su un tavolo e con l'altra ha appena finito di aprire un po' una finestra. Sta per sollevare la brocca e versare l'acqua, ma si è fermata a metà del gesto, come trasognata o intenta a guardare qualcosa nella strada ".
"Ma quale delle due cose sta facendo, esattamente?
"Non lo so, un momento sembra una cosa, un momento sembra l'altra."

Ecco il quadro a cui si riferisce questo dialogo (che ovviamente non è quello che dà il titolo al libro).

Jan Vermeer - Donna con brocca d'acqua - Scrivere: allenare la descrizione
Jan Vermeer - Donna con brocca d'acqua (1664-65)

Esercizio

  1. Scegli un quadro che ti piace particolarmente
  2. Dedica almeno 10 minuti a osservarlo. Lo so, dieci minuti a fissare un'immagine sono un'eternità, ma, fidati, è un esercizio difficile ma molto utile. Se riesci a combattere la noia e a guardare davvero il quadro (anche la foto su internet ovviamente) per almeno dieci minuti succedono due cose estremamente interessanti. La prima è che ti accorgerai di un sacco di particolari a cui non avevi fatto caso prima. Anche un quadro famoso, che credi di conoscere perché magari l'hai visto mille volte, riserva un sacco di sorprese. Seconda cosa, osservare un quadro per almeno dieci minuti senza fare niente altro è come un esercizio di meditazione e ti insegnerà qualcosa sull'attenzione e sul funzionamento della tua mente.
  3. Descrivi il quadro come se lo dovessi far vedere a qualcuno che non l'ha mai visto. Un consiglio: non descrivere pedissequamente il quadro in ogni dettaglio, piuttosto soffermati su quei particolari che ti sembrano più significativi (un po' come nel brano di Tracy Chevalier, che ha tralasciato diversi dettagli del quadro per soffermarsi sulla figura femminile e sul suo sembrare sospesa tra l'aprire la finestra e prendere la brocca dal vassoio).
✏️
Writing Lab è la mia rubrica settimanale sulla scrittura.
Mi piace leggere i manuali di scrittura e imparare qualcosa sulla tecnica. Mi piace forse ancora di più leggere i testi che i grandi autori hanno dedicato al loro mestiere. Se ne ricavano consigli pratici ma anche suggerimenti su come affrontare con la giusta mentalità il lavoro di scrivere storie. È confortante scoprire che quasi tutti se la devono vedere con l'insicurezza, le voci critiche e il dubbio di non essere all'altezza delle proprie intenzioni. Scrivere secondo me fa bene proprio perché è un atto di fiducia.
Ogni settimana scrivo un piccolo pezzo, con alcuni consigli - di solito non i miei, ma quelli degli scrittori che leggo - e provo a costruirci attorno un esercizio. Puoi seguire la rubrica qui sul blog, sotto l'etichetta Writing Lab, oppure sul Canale Telegram