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In un manuale di sceneggiatura ho letto che per costruire dei buoni personaggi è utile creare un conflitto tra quello che il personaggio desidera e quello di cui ha realmente bisogno. Tra gli obiettivi che insegue e quello che in realtà potrebbe renderlo davvero felice.

Sono convinta che molti di noi tendono a dare per scontato che non ci sia affatto nessun conflitto tra queste due dimensioni. Tendiamo cioè a pensare che quello che vogliamo sia quello di cui abbiamo bisogno, e che una volta raggiunti i nostri obiettivi saremo anche più felici o per lo meno più sereni.

Ma è davvero così?

Secondo me ci sono un sacco di situazioni in cui le cose funzionano in modo completamente diverso.

Per esempio tutte le volte in cui vogliamo qualcosa che danneggia la nostra salute. Mangiare tutta quella torta al cioccolato, o fumare una bella sigaretta, o passare tutto il nostro tempo libero stravaccati sul divano con il cellulare in mano. Qui sono tutte cose che la nostra mente vuole, ma non sono affatto quello di cui abbiamo veramente bisogno.

Certe volte io voglio passare il sabato mattina a letto, ma se invece prendo su le mie cose e vado a fare attività fisica, quando torno capisco che era proprio di questo che avevo bisogno, non di stare a casa.

Altri esempi ricadono nel famoso discorso arci-noto della cosiddetta zona di confort. Mi riferisco a quando ci ritiriamo all'interno di situazioni che conosciamo bene per non affrontare cose scomode, ignote, difficili. Quello che vogliamo è stare in santa pace tra le nostre quattro mura. Qualche volta in effetti è esattamente di questo che abbiamo bisogno, ma molte altre volte è vero l'esatto opposto: ci farebbe bene affrontare un disagio, una paura, una situazione nuova. (Puoi vedere questo articolo: la zona di comfort).

Ma non è tutto qui, ci sono anche altre situazioni in cui quello che vogliamo non coincide con quello di cui abbiamo bisogno. Mi viene in mente un esempio tratto dalla mia esperienza passata: quando avevo attorno ai venticinque anni, la cosa che volevo di più era trovare una persona con cui avere una relazione stabile. Pensavo che questo avrebbe risolto molti dei miei problemi, e invece quello di cui avrei avuto veramente bisogno era fare qualcosa che mi aiutasse ad avere una maggiore autostima e sicurezza. Lo capisco con il famoso senno di poi…

Oppure può succedere che vogliamo a tutti i costi salvare una relazione mentre ci farebbe molto bene lasciarla andare. O che vogliamo moltissimo una certa carriera, e non capiamo che in realtà stiamo solo cercando di gestire un vuoto che potrebbe essere riempito in modo diverso.

Insomma credo che potrei andare avanti a lungo con gli esempi. Tutto questo discorso è solo per dire che non siamo sempre così abili nel capire di cosa abbiamo bisogno, e quindi nel fare le cose giuste per noi stessi.

La soluzione?

Non ce l'ho, ma penso che già sia molto sapere che questo meccanismo esiste. Ognuno di noi può utilizzare la conoscenza che ha di sé per capire quando sta cedendo ai capricci della mente che vuole questo e quest'altro, mentre invece un maggiore benessere si potrebbe raggiungere con tutt'altro.

Per me l'esempio più tipico e attuale è che più mi sento nervosa e ansiosa, più vorrei stare rintanata in casa a fare le mie cose, salvo poi rendermi conto che sono davvero troppo nervosa e ansiosa per combinare qualcosa di buono. Mentre se al contrario esco e faccio una cosa che mi stanca fisicamente poi mi sento molto meglio.

Sono convinta che se ci abituiamo a una buona pratica di auto-osservazione, magari con l'aiuto di un diario, potremmo trarne un sacco di benefici.


L'angolo dei libri

Stephen King è uno degli autori contemporanei più prolifici, ormai sono quasi cinquant'anni che sforna best-seller. Qualcuno lo snobba perché è un autore di genere, di certo non vincerà mai il Nobel per la letteratura, ma secondo me ha scritto libri meravigliosi con personaggi tanto veri che sembrano persone realmente incontrate.

Il mio romanzo preferito tra i tanti che ha scritto si chiama L'ombra dello scorpione (The Stand), ed è stato pubblicato la prima volta nel 1978. La tematica di fondo è affine al libro di cui avevo parlato il mese scorso, anche se si tratta di due libri diversissimi.

Qui siamo in uno scenario apocalittico: buona parte dell'umanità viene sterminata da un virus sfuggito da un laboratorio. Comincia come un banale raffreddore, ma conduce presto alla morte.

I pochi sopravvissuti si aggirano in un mondo spettrale, le strade sono invase dalle auto ferme di quelli che hanno cercato di scappare, le città sono silenziose e vuote, le case sono buie e al loro interno celano solo morte. I pochissimi a non essere stati falciati dalla malattia cercano di sopravvivere in un mondo che ha perso del tutto i suoi connotati.

In questo scenario desolato accade qualcosa. Un sogno condiviso che contiene un messaggio: venite qui. Il sogno però non è uno solo, ma sono due, e tutto dipende da quale tra i due ti viene a trovare la notte.

King è come un pittore alle prese con una gigantesca tela nella quale mette in scena la più antica e classica delle battaglie, quella tra il bene e il male.

Il romanzo è lunghissimo, supera le mille pagine, forse non tutte necessarie, ma tutte godibili.

King ha un'abilità speciale di penetrare dentro l'animo umano in tutte le sue sfaccettature. Lui prende dei personaggi, li mette all'interno di una situazione complicata e sta a vedere cosa accade. E di solito accadono cose decisamente interessanti.

Vuoi che ti dica che cosa ci insegna la sociologia a proposito della razza umana? Te lo dico in poche parole. Mostrami un uomo o una donna soli e io ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamiamo «società». Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra.

Un haiku

E dopo l'apocalisse, salutiamoci con dolcezza e semplicità con questo haiku di Kobayashi Issa

Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.

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